mercoledì 22 giugno 2022

Simona Gabriela Kossak, un’ecologista “strega”

 

La figura di un’ecologista strega dei nostri tempi, la polacca Simona Gabriela Kossak.

Scienziata e non solo.

Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG)

Al confine tra la Polonia e la Bielorussia, esiste un’antica foresta ancora incontaminata, divenuta Patrimonio dell’Umanità. Qui, negli anni ’70 del secolo scorso, una biologa decise di stabilirvisi per vivere e condurre i suoi studi.

Questa è la storia della vita di Simona Gabriela Kossak, un esempio di vita fuori dal comune e davvero eccezionale. Il ritorno alla natura Non sono molte le storie straordinarie di chi sceglie di tornare a uno stile di vita antico e ormai dai più abbandonato.

Eppure, in quegli anni, Simona Kossak prese una decisione radicale: condurre la propria vita abitando nella foresta di Bialowieza.

Innamoratasi di questo magico luogo e ostinata a difenderlo, la scienziata lo scelse come luogo per la sua umile dimora. Infatti, non parliamo di una contadina, di una donna che per questioni caratteriali o artistiche, né tantomeno familiari, si ritirò ad una vita il più naturale possibile.

Nata a Cracovia nel 1943, in una famiglia di artisti e noti pittori, Simona crebbe assecondando le proprie passioni.

Donna di cultura, laureata in Scienze Forestali, appassionata di moto e conduttrice radiofonica, nonostante fosse all’avanguardia e moderna, scelse di vivere nei boschi e da ecologista fortemente convinta si batté per la salvaguardia delle più antiche foreste europee. Vivendo in mezzo alla natura, ebbe modo di sviluppare diversi documentari per i quali ricevette svariati premi e riconoscimenti.

La capanna dove visse, era priva di elettricità e acqua corrente e ben presto divenne rifugio per gli animali del bosco.

Per il suo stile di vita stravagante e la sua sbalorditiva capacità di comunicare con gli animali, qualcuno la etichettò col facile appellativo di “strega”. Un termine cui, a volte, diedero connotazione spregiativa, ma dovuto anche ad un particolare rapporto che ebbe con un corvo che visse con lei per molti anni e che a lei soltanto portava rispetto.

La sua speciale sensibilità da “fata buona”, la portarono a vivere a stretto contatto con gli animali della foresta, a prendersi cura di loro e a realizzare appositamente anche un ambulatorio veterinario.

Con lei abitò per 17 anni Zabka, una femmina di Cinghiale, ritratta in alcune foto in sua compagnia; Korasek, un Corvo nero e dispettoso, definito “terrorista” da chi avesse avuto la sventura di incrociarlo; e sua compagna notturna fu per molto tempo una Lince.

Negli anni, ospitò nella sua stanza anche una Cicogna nera per cui aveva costruito un nido, un Bassotto e alcuni Pavoni.

La sua casa ormai era nota anche tra gli animali del bosco come punto di riferimento, tanto che una Cerva la scelse proprio come luogo sicuro per partorire i suoi cuccioli.

Indubbiamente coraggiosa e appassionatamente naturalista, ebbe l’onore di essere riconosciuta, anni dopo, come loro madre dalla cucciolata di Cervi che aveva allattato e allevato con amore e cura.

Alla luce di queste esperienze, venne definita poi, più appropriatamente, zoopsicologa.

Nessuno, nessun animale poteva da lei essere discriminato per alcuna ragione al mondo: ospitava Grilli in barattoli di vetro, pare girasse con un timoroso Ratto femmina nella manica, di nome Kanalia, e fosse in grado di prevedere il clima osservando il comportamento dei Pipistrelli nella sua cantina. Due Alci orfani completarono l’accoglienza del suo rifugio.

Simona non fu mai davvero sola in quest’esperienza.

La accompagnava spesso la madre e in seguito al primo incontro nel Parco Nazionale di Bialowieza, divenne suo compagno e testimone di queste avventure, il fotografo naturalista Lech Wilczek, a cui dobbiamo molte delle foto in cui Simona Kossak è ritratta in compagnia dei suoi amici pelosi (e non).

Una delle ultime sue battaglie, cominciò nel 1993, con l’obiettivo di salvare Lupi e Linci dall’estinzione. All’epoca i ricercatori, avrebbero voluto condurre degli studi, monitorando gli animali attraverso dei collari. Il problema nacque quando, per installarglieli, fu necessario catturarli e furono predisposte delle tremende trappole.

Simona, appena si rese conto della crudeltà e inutilità di questi metodi, denunciò il tutto ai giornali e al Governo che già le proibiva.

Secondo una testimonianza rilasciata dalla biologa stessa, poco tempo dopo la rimozione delle trappole, un branco di Lupi si radunò intorno alla sua capanna ululando in segno di gratitudine. Simona morì nel 2007 in seguito ad una grave malattia.

Nel 2000, le era stata conferita la Croce d’Oro al Merito come riconoscimento dei suoi servizi nel campo della divulgazione scientifica e della salvaguardia della natura. Servizi che non sospese neppure durante il ricovero nel 2003, quando nonostante la malattia, condusse trasmissioni radiofoniche dal letto d’ospedale.

 

qui una serie di fotografie sulla vita di Simona Kossak.

(da La donna che parlava con gli animali, 2022)    

                                     

da qui

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