La figura di
un’ecologista strega dei nostri tempi, la polacca Simona Gabriela
Kossak.
Scienziata e
non solo.
Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG)
Al confine
tra la Polonia e la Bielorussia, esiste un’antica foresta ancora incontaminata,
divenuta Patrimonio dell’Umanità. Qui, negli anni ’70 del secolo scorso, una
biologa decise di stabilirvisi per vivere e condurre i suoi studi.
Questa è la
storia della vita di Simona
Gabriela Kossak, un esempio di vita fuori dal comune e davvero
eccezionale. Il ritorno alla natura Non sono molte le storie straordinarie di
chi sceglie di tornare a uno stile di vita antico e ormai dai più abbandonato.
Eppure, in
quegli anni, Simona Kossak prese una decisione radicale: condurre la propria
vita abitando nella foresta di
Bialowieza.
Innamoratasi
di questo magico luogo e ostinata a difenderlo, la scienziata lo scelse come
luogo per la sua umile dimora. Infatti, non parliamo di una contadina, di una
donna che per questioni caratteriali o artistiche, né tantomeno familiari, si
ritirò ad una vita il più naturale possibile.
Nata a
Cracovia nel 1943, in una famiglia di artisti e noti pittori, Simona crebbe
assecondando le proprie passioni.
Donna di
cultura, laureata in Scienze Forestali, appassionata di moto e conduttrice
radiofonica, nonostante fosse all’avanguardia e moderna, scelse di vivere nei
boschi e da ecologista fortemente convinta si batté per la salvaguardia delle
più antiche foreste europee. Vivendo in mezzo alla natura, ebbe modo di
sviluppare diversi documentari per i quali ricevette svariati premi e
riconoscimenti.
La capanna
dove visse, era priva di elettricità e acqua corrente e ben presto divenne
rifugio per gli animali del bosco.
Per il suo
stile di vita stravagante e la sua sbalorditiva capacità di comunicare con gli
animali, qualcuno la etichettò col facile appellativo di “strega”. Un termine
cui, a volte, diedero connotazione spregiativa, ma dovuto anche ad un
particolare rapporto che ebbe con un corvo che visse con lei per molti anni e
che a lei soltanto portava rispetto.
La sua
speciale sensibilità da “fata buona”, la portarono a vivere a stretto contatto
con gli animali della foresta, a prendersi cura di loro e a realizzare
appositamente anche un ambulatorio veterinario.
Con lei
abitò per 17 anni Zabka, una femmina di Cinghiale, ritratta in alcune foto in
sua compagnia; Korasek, un Corvo nero e dispettoso, definito “terrorista” da
chi avesse avuto la sventura di incrociarlo; e sua compagna notturna fu per
molto tempo una Lince.
Negli anni,
ospitò nella sua stanza anche una Cicogna nera per cui aveva costruito un nido,
un Bassotto e alcuni Pavoni.
La sua casa
ormai era nota anche tra gli animali del bosco come punto di riferimento, tanto
che una Cerva la scelse proprio come luogo sicuro per partorire i suoi
cuccioli.
Indubbiamente
coraggiosa e appassionatamente naturalista, ebbe l’onore di essere
riconosciuta, anni dopo, come loro madre dalla cucciolata di Cervi che aveva allattato
e allevato con amore e cura.
Alla luce di
queste esperienze, venne definita poi, più appropriatamente, zoopsicologa.
Nessuno,
nessun animale poteva da lei essere discriminato per alcuna ragione al mondo:
ospitava Grilli in barattoli di vetro, pare girasse con un timoroso Ratto
femmina nella manica, di nome Kanalia, e fosse in grado di prevedere il clima
osservando il comportamento dei Pipistrelli nella sua cantina. Due Alci orfani
completarono l’accoglienza del suo rifugio.
Simona non
fu mai davvero sola in quest’esperienza.
La
accompagnava spesso la madre e in seguito al primo incontro nel Parco
Nazionale di Bialowieza, divenne suo compagno e testimone di queste
avventure, il fotografo naturalista Lech Wilczek, a cui
dobbiamo molte delle foto in cui Simona Kossak è ritratta in compagnia dei
suoi amici pelosi (e non).
Una delle
ultime sue battaglie, cominciò nel 1993, con l’obiettivo di salvare
Lupi e Linci dall’estinzione. All’epoca i ricercatori, avrebbero voluto
condurre degli studi, monitorando gli animali attraverso dei collari. Il
problema nacque quando, per installarglieli, fu necessario catturarli e furono
predisposte delle tremende trappole.
Simona,
appena si rese conto della crudeltà e inutilità di questi metodi, denunciò il
tutto ai giornali e al Governo che già le proibiva.
Secondo una
testimonianza rilasciata dalla biologa stessa, poco tempo dopo la rimozione delle
trappole, un branco di Lupi si radunò intorno alla sua capanna ululando in
segno di gratitudine. Simona morì nel 2007 in seguito ad una grave malattia.
Nel 2000, le
era stata conferita la Croce d’Oro al Merito come riconoscimento dei suoi
servizi nel campo della divulgazione scientifica e della salvaguardia della
natura. Servizi che non sospese neppure durante il ricovero nel 2003, quando
nonostante la malattia, condusse trasmissioni radiofoniche dal letto
d’ospedale.
qui una serie di
fotografie sulla vita di Simona Kossak.
(da La donna che
parlava con gli animali, 2022)
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