sabato 25 febbraio 2023

Aiutiamola a casa loro - Alessandro Ghebreigziabiher


C’era una volta una donna, okay?
Una signora anziana, ovvero una persona come tante, banalmente definibile un essere umano.
Anzi no, altrimenti qui ci si guadagna di nuovo l’etichetta buonista, e d’altra parte la legge è legge, cribbio, che poi qualcun altro allude pure alla carta del razzismo e stavolta non è il caso, dico sul serio.
Diciamo una straniera in terra straniera, va bene? Così restiamo sul generico e nessuno si sente toccato sul nervo nascosto, più che scoperto.
La nostra ha 74 anni ed è anche in gravi condizioni di salute. Alzheimer, dicono, il che aggrava ogni cosa, dalla storia alla protagonista di quest’ultima.
Per colpa della malattia, o forse della follia del mondo in cui tutti viviamo, non è stata in grado di completare in tempo i documenti per restare nel Paese che la ospita.
Così, dopo 18 anni vissuti in una nazione che è ormai diventata la sua, secondo le norme vigenti dovrà tornare nella terra d’origine.
“Sono distrutto e arrabbiato”, ha dichiarato il figlio. “È disumano spostare da dove vive una persona che ha l'Alzheimer ed è troppo malata anche solo per prendersi cura di se stessa.”
L’uomo ha sposato una ragazza del luogo ed è per questo che la madre si è trasferita da lui. Per trascorrere l’ultimo tratto di vita vicina ai suoi cari, figlio, nuora e soprattutto i quattro nipoti.
In una calpestata, ancor prima che sottovalutata parola, per amore, quando intorno al 2005 la vittima di questa vicenda ha lasciato la sua patria con il marito che ora non c’è più. Un'auto deportazione, se volete, ma nell’accezione migliore.
Circa otto anni dopo il nemico pubblico numero uno della memoria e dell’intelletto ha cominciato a farsi impietosamente vivo e col tempo le condizioni della donna sono repentinamente peggiorate, sino a renderla incapace di nutrirsi, lavarsi o perfino parlare.
Così, il figlio si è convinto ad affidarla a una casa di cura.
Da un certo punto di vista, la seconda deportazione, malgrado con affetto e per necessità.
Nondimeno, è la terza che forse farà più male a tutti i soggetti interessati, con facoltà di intendere o meno.
Perché a decidere la definitiva separazione tra la nonna e i suoi familiari è un pugno di parole ottuse più che crudeli scritte da qualche parte e sottoscritte da individui altrettanto stolti, riluttanti a capire che le conseguenze delle decisioni prese dall’alto sulla vita di una quantità enorme di nostri simili, negli aspetti maggiormente disumani ricadono su ciascuno di essi.
A prescindere da ogni trascurabile quanto significativa differenza nelle origini e le fattezze del disgraziato di turno, quanto nello scotto da pagare al momento del dunque.
Perché si dà il caso che la donna che rischia di essere messa su un aereo e spedita al mittente alla stregua di un pacco, nonostante l’età e soprattutto la malattia, si trova in Svezia ed è una cittadina del Regno Unito, lo stesso Paese che si sta impegnando ossessivamente a fare lo stesso con i migranti per definizione…

da qui

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