Dilagano le
Giornate Internazionali indette dall’Onu. Ce n’è per tutti: da
quella contro il fumo, contro l’abuso sugli anziani, per
la promozione della lingua materna, per la protezione delle Api, delle vedove, delle banche… Non
varrebbe la pena di occuparsene se non fosse per la ricorrenza della Giornata
internazionale della Copertura Sanitaria (12 dicembre) diventata occasione
(nonostante le tematiche ufficiali della Giornata) per
sbandierare in tutte le TV l’istituendo Trattato internazionale pandemia dell’OMS (qui la bozza più recente del trattato) che, sostanzialmente, affida alla
sola OMS, esautorando gli stati, la pianificazione e la gestione delle misure,
legalmente vincolanti secondo il Diritto internazionale. per fronteggiare una
epidemia.
Per questa
bozza di trattato, gli USA, per tutelare i propri brevetti, hanno già chiesto
sostanziali modifiche soprattutto per quanto riguarda l’obbligo, durante una
emergenza pandemica, da parte degli stati di fornire all’OMS dati biologici
inerenti l’agente infettivo.
A tal
riguardo, ci sia concesso di spezzare una lancia a favore della Cina che, già nel gennaio 2020, senza nessun trattato che la obbligasse, pubblicava
l’intera sequenza genomica del virus SarsCov2 incurante che questo poteva
permettere a stati concorrenti di superarla nella corsa ai vaccini. Nonostante
ciò, la Cina e la Russia hanno già annunciato che non firmeranno il trattato, così come configurato nella bozza.
Ufficialmente, perché non sono disposte a cedere, se pur parzialmente, all’OMS
la loro sovranità. E in più, aggiungiamo noi, perché non si fidano affatto di
una OMS (in gran parte finanziata da aziende farmaceutiche) che si è distinta con talmente
tante stupidaggini (vedi, ad esempio, qui) da poterci scrivere una enciclopedia.
Un altro
ottimo motivo per chiudere per sempre in un cassetto questa bozza di trattato
(tra l’altro, sorprendentemente atipico secondo studiosi del Diritto internazionale) è dato da quanto previsto nell’articolo 16 della
bozza. E cioè l’affidamento all’OMS, da parte degli stati, del contrasto alla
“disinformazione”. Contrasto che potrà essere ottenuto (art. 14) anche con la
collaborazione tra Oms e non meglio precisati “attori non statali”.
Sì, ma
questo cosa potrà comportare durante la prossima “emergenza epidemica?
Durante l’emergenza
Covid, la censura riguardava i media mainstream, non così il web, ad esempio
Telegram, dove, tutto sommato, si poteva discutere quasi liberamente e dove
medici, non disposti a piegarsi alla “Tachiprina e vigile attesa”, potevano, ad
esempio, confrontarsi su cure agli
inizi vituperate e oggi accettate della “Scienza”. Tutto questo non sarà certo
possibile in un futuro dominato dal Trattato dell’OMS dove, essendo ferrea e
planetaria la censura non ci sarebbe nemmeno la speranza di un ravvedimento
quale quello che oggi sta colpendo milioni di vaccinati e non pochi medici. Tra
l’altro, essendo delegata all’OMS la gestione dell’emergenza pandemica, ci
sarebbe da chiedersi che fine farebbero governi come quello della Svezia che,
avendo rifiutato la logica del lockdown imposta dall’OMS, ha avuto, tra i paesi
europei, la più bassa mortalità in eccesso.
Intanto, in
questi giorni, merita un posto sui media l’esercitazione “Catastrophic Contagion” (tenutasi a
novembre a Bruxelles e organizzata dai soliti OMS & Bill & Melinda
Gates Foundation) formalmente finalizzata a come affrontare una epidemia
prodotta da un virus molto più letale di quello del Covid e che uccide
soprattutto bambini. Uno scenario probabile? Assolutamente no. E se proprio
vogliamo preoccuparci per la certa sorte di tanti bambini, forse sarebbe meglio
occuparsi delle infezioni intestinali che ne uccidono mezzo milione ogni anno. Ma che importa? Con un Bill Gates che, dall’alto dei
suoi miliardi di dollari, blatera di imminenti e catastrofiche epidemie, santificando il suo GAVI Alliance per la diffusione
di sempre più vaccini, chi volete che si occupi più di sanità pubblica?
C’è comunque
una ultima considerazione da fare sulla esercitazione “Catastrophic
Contagion” che, per molti, sarebbe il contraltare dell’esercitazione “Event
201”, tenutasi nell’ottobre 2019 che simulava il dilagare di una pandemia e,
quindi, la “prova generale” della prossima emergenza pandemica. In realtà se si
dà una scorsa alle decine di esercitazioni per emergenze pandemiche tenutesi in
Occidente (qui quelle in Gran Bretagna) ci si renderà conto (come qui documentato) che queste, essendo sostanzialmente delle sceneggiate ad uso dei media,
non sono servite affatto a testare la vulnerabilità dei sistemi preposti alle
emergenza sanitarie ma a fare accettare alla gente un asservimento psicologico
e quindi politico. Così la gente dà carta bianca a scienziati, governanti,
militari, forze dell’ordine… e finisce per accettare con gratitudine misure che
il Potere aveva pianificato da tempo per tutti altri scopi. È lo stesso motivo
per il quale i media ci terrorizzano con “notizie” quali casi
di legionella, meningite, morbillo….
E così
continuano da anni a rifilarci cucchiaiate di paura. E li ringrazieremo quando,
conclusa l’“emergenza”, saremo ancora vivi. Certo, come strategia di controllo
sociale non è un granché. Ma in tempi come questi, nei quali si direbbe
cancellarsi il domani, può bastare.
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