venerdì 20 gennaio 2023

Bologna, dove gli studentati privati dettano legge - Alice Facchini

 

Trattano con il Comune per avere più volumi. Sono pieni nonostante i canoni. Il loro mercato è in crescita. Anche il Pnrr, le cui gare vanno a rilento, li sostiene

Palestra, piscina, sala yoga, cinema, sala giochi, auditorium, ristorante, coworking e aule studio. Sono alcuni dei servizi esclusivi offerti dagli studentati privati che stanno nascendo in diverse città d’Italia: le stanze hanno un prezzo superiore rispetto alla media di mercato. Variano in base al tipo di residenza, ai servizi inclusi, alla dimensione: un posto letto può partire da poche centinaia di euro fino ad arrivare a più di mille. Ecco perché si parla di studentati «di lusso». A poterseli permettere sono studenti con disponibilità economiche oltre la media, soprattutto provenienti da altri Paesi.

A differenza degli appartamenti affittati sul libero mercato, qui gli studenti non devono interfacciarsi con le agenzie immobiliari o i proprietari privati, non devono affrontare le selezioni dei futuri coinquilini e possono prenotare una stanza direttamente dal sito dello studentato, senza dover essere presenti in loco. Gli alloggi sono completamente ristrutturati e dotati di molti comfort.

A investire nel settore sono soprattutto fondi immobiliari internazionali e fondazioni. Il mercato è nuovo in Italia, ma nel resto dell’Europa ha già una sua storia. Attualmente nel nostro Paese ci sono meno di 50 mila posti alloggio negli studentati convenzionati censiti dal ministero dell’Università e ricerca, cresciuti solo del 9,5% negli ultimi dieci anni: per portare questo numero a 100 mila entro il 2026, il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) mette a disposizione 960 milioni di euro, destinati all’housing per studenti. La novità è che la partecipazione al finanziamento viene estesa agli attori privati, in modo da riuscire a raggiungere gli obiettivi nei tempi stretti richiesti dall’Unione europea.

C’è un problema: la corsa alle residenze per studenti dovrebbe risolvere il problema abitativo anche dei meno abbienti. La legge, però, non fissa un tetto massimo alle tariffe di affitto e non mette paletti chiari su quanti nuovi alloggi dovranno essere riservati a studenti con basso reddito. E così sono i privati a stabilire il prezzo.

 

«Il vantaggio finale è per gli studenti o per gli investitori?», si chiede in maniera retorica Federica Laudisa dell’Osservatorio regionale per l’università e per il diritto allo studio di Ires Piemonte. La risposta è chiara: «In Italia manca un registro pubblico dei soggetti che percepiscono i finanziamenti per l’edilizia per studenti, con dati aperti e liberamente consultabili, né esiste un ente regolatore che faccia i controlli. Questo finisce per agevolare i proprietari di residenze, invece che gli universitari che hanno bisogno di una casa».

L’inchiesta

Questo articolo è stato realizzato nell’ambito del European Cities Investigative Journalism Accelerator. Cities for Rent è un’inchiesta collaborativa europea sul modo in cui il mercato dell’affitto sta cambiando le città. Su IrpiMedia, in questo nuovo filone d’inchiesta finanziato da Stars4Media, indaghiamo la crescita del mercato degli studentati e il peso dei crediti inesigibili nel mercato dei mutui in Europa.

 

La (fallita) assegnazione dei fondi del Pnrr

I primi 7.500 posti per i nuovi studentati finanziati con il Pnrr dovevano essere disponibili entro dicembre di quest’anno: il decreto 1046 del 2022 stanziava 300 milioni euro, puntando in particolare sul patrimonio immobiliare esistente e non utilizzato. Il testo prevede di destinare solo «prioritariamente» i posti letto a studenti capaci e meritevoli privi di mezzi (in base a quanto stabilito dal decreto legislativo 68 del 2012). Sembra invece venire dimenticato un altro decreto, il 937 del 2016, secondo cui almeno il 20% dei posti letto cofinanziati dallo Stato devono essere destinati «obbligatoriamente» – e non solo «prioritariamente» – a studenti in stato di necessità.

Comunque, il bando non ha ottenuto abbastanza candidature, e così sono stati assegnati solo 150 milioni, la metà dei fondi disponibili, arrivando a 4.478 posti letto distribuiti su 46 progetti. Tra gli assegnatari ci sono le università, gli enti per il diritto allo studio, ma anche fondazioni e società private. Per assegnare i rimanenti 150 milioni di euro, è stato emanato un secondo bando, con scadenza al 28 dicembre 2022.

I restanti 660 milioni del Pnrr confluiscono poi in un nuovo Fondo per l’housing universitario, istituito dall’articolo 25 del cosiddetto decreto aiuti ter (ossia il decreto legge 144 del 2022): a differenza dei precedenti bandi, queste risorse saranno destinate esclusivamente a soggetti privati, che possono eventualmente stipulare convenzioni con le università e gli enti per diritto allo studio (anche se non vi è nessun obbligo). Nel testo di legge si chiarisce che i posti letto sono comunque «destinati agli studenti fuori sede individuati sulla base delle graduatorie del diritto allo studio, ovvero di quelle di merito», ma non si specifica in quale percentuale e soprattutto chi è incaricato dei controlli.

Le leggi sugli studentati

 

Bologna, un esempio della privatizzazione del mercato dello student housing

Bologna, città frequentata dagli universitari dal 1088, è testimone di questa tendenza alla privatizzazione dell’edilizia per studenti: il mercato dell’affitto è saturo, mancano alloggi e così diversi attori privati stanno fiutando nuove possibilità di guadagno. La prima a muoversi in città è stata Camplus, che a Bologna ha anche la sua sede centrale. Nel settembre 2020 è poi arrivata la catena olandese The Social Hub (fino a ottobre 2022 The Student Hotel). Né Camplus, né The Social Hub si rivolgono esclusivamente agli studenti: anche «giovani professionisti e viaggiatori», si legge ad esempio nella brochure di Camplus, sono i benvenuti in queste strutture. L’ultimo arrivato a Bologna, a ottobre 2022, è il britannico Beyoo Laude Living mentre nel 2025 aprirà anche uno studentato della società iberica Livensa Living.

Attualmente a Bologna tutti gli studentati privati sono pieni, prova del fatto che esiste un target disposto a pagare anche cifre elevate pur di avere una stanza. Da un lato, queste strutture rappresentano un valore aggiunto per la città: mettono a disposizione nuovi alloggi e creano posti di lavoro, sia nella fase di costruzione e ristrutturazione, sia nella fase di gestione. Dall’altra parte, però, la presenza di residenze di lusso può avere effetti deformanti sul tessuto urbano e sociale dei quartieri: il rischio è che i prezzi vengano trainati verso l’alto, portando alla gentrificazione di alcune aree e a operazioni di speculazione immobiliare…

continua qui

Nessun commento:

Posta un commento