lunedì 21 agosto 2023

Quei piccoli paesi che potrebbero fare da esempio alle grandi città - Dacia Maraini

 

Immagino una Roma di sei milioni di abitanti divisa in tanti quartieri autonomi ognuno dei quali risponda dei servizi alla cittadinanza


Pescasseroli, un paese di duemila abitanti, che nei periodi estivi arriva a trentamila persone. Eppure riesce a non fare mancare né l’acqua né l’elettricità a tutti. La raccolta delle immondizie funziona perfettamente. Ciascuno mette fuori di casa i suoi scarti: il lunedì l’umido, il martedì la carta, il mercoledì il vetro e così via. La camionetta passa ogni mattina e ritira l’immondizia di tutte le case, prime e seconde, compresi gli alberghi.

Certo, si dirà, è facile governare un piccolo paese di duemila cittadini. Ma l’abilità della gestione pubblica non si mostra nel periodo in cui il paese si restringe ai suoi abitanti abituali ma nei tanti mesi in cui si gonfia e si popola arrivando a riempire i quarantacinque alberghi, oltre ai tanti B&B. Ea nessuno manca l’acqua, la luce, o il collegamento internet. Inoltre tutti i balconi, i cortili, gli ingressi sono decorati da piante fiorite: gerani, rose, rododendri, altee. Segno di cura e amore per il proprio territorio. E sebbene circondato da boschi, non si hanno casi di incendio.

Non mancano le deficienze e i difetti che sono comuni a tutta l’Italia: una forte riluttanza al pagamento delle tasse, una cava in pieno centro residenziale che nessuno riesce a chiudere, molti abusi edilizi. In compenso non mancano le attività culturali. Il paese si avvale di una decina di associazioni che operano per l’ambiente e per la diffusione della lettura e un coro di grande qualità.

Esiste un cinema, intitolato a Ettore Scola che qui ha abitato per anni, ci sono due farmacie, una scuola elementare e media, una biblioteca , una libreria, due banche, un teatro che si avvale di una tensostruttura. Sul fiume che attraversa il paese e che per il momento è maltrattato, la nuova amministrazione di lista civica sta cominciando i lavori.

Non cito Pescasseroli solo perché la conosco e spesso ci vivo, ma perché, come molti altri piccoli centri italiani, potrebbe fare da punto di riferimento e di esempio per il governo di città più grandi. Perché non immaginare una Roma di sei milioni di abitanti divisa in tanti quartieri autonomi che rispondano della raccolta dei rifiuti, delle cura delle piante, delle risorse idriche, delle attività culturali? So che esistono già i quartieri ma non mi risulta che brillino per efficienza e autonomia. Mettere in competizione i diversi rioni non potrebbe essere un modo per spezzare le lobby come quella dei taxisti che nessuna amministrazione riesce a regolare, o come quella dei rifiuti che sommergono la città di Roma?

 da qui

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