L’hanno lasciato fuori dalle mura dietro le quali, per diversi decenni, in Europa s’era riusciti almeno in parte a difendere la bioversità, i saperi e il lavoro contadino, la qualità e la proprietà collettiva dei semi, il cibo sano, l’ambiente e la salute dall’assedio dei giganti del business agrochimico e dalle manipolazioni genetiche. Adesso, però, l’agricoltura e il sistema alimentare europeo rischiano di cedere a un nuovo più subdolo assalto di una deregulation che utilizza le nuove tecniche del genoma (NGT), il maquillage usato per introdurre i “nuovi” OGM, portando nei propri campi agricoli un cavallo di Troia che cela al suo interno il grimaldello per un’ondata di brevetti che serve a privatizzare sementi e varietà di piante, inquinando le coltivazioni esistenti, criminalizzando le resistenze dei contadini e mettendoli a rischio di ritorsioni legali. Le istituzioni dell’Unione Europea danno da tempo ampi segnali di apertura a questo nuovo assalto e a un sostanziale cambio di velocità nella colonizzazione dell’agricoltura continentale. Il governo italiano, quello che aveva cercato in modo goffo di cavalcare l’idea della sovranità alimentare distorcendone completamente il significato, si distingue adesso per la disponibilità a fare da apripista. Abbandona così una ventennale linea di fermezza sui controlli e i principi precauzionali: il recente ddl sulla siccità ha già sdoganato la sperimentazione in campo di nuove varietà vegetali biotech senza alcuna opposizione. Nel segnalare l’utilità dell’ottimo rapporto di Crocevia intitolato “Vita privata: i brevetti sui nuovi OGM e l’attentato alla biodiversità contadina“, l’articolo di Fabio Marcelli rileva le molte importanti contraddizioni che questa irresponsabile apertura alle pressioni e agli interessi dei quattro colossi agrochimici e sementieri mondiali (e di pochi altri soci) trova sul piano politico e giuridico con i trattati, le dichiarazioni e i pronunciamenti esistenti a livello internazionale. Quella che ha preparato l’inganno ispirato alla trovata di Ulisse per aggirare oltre vent’anni di resistenza agli OGM è una macchina da guerra. La macchina che antepone e contrappone l’accumulazione di denaro, profitti e capitale alla difesa della vita, perché poi la bioversità non è altro che la ricchezza della vita sulla terra. Non è mai stato e non sarà facile provare a incepparla, ma avere la consapevolezza che non esistono alternative al provarci e riprovarci è un primo passo importante. Per esempio, duecento milioni di contadini sparsi in ogni angolo del mondo, quelli raccolti nella Via Campesina – prima e dopo Seattle, dove l’opposizione agli Ogm fu uno dei temi fondativi – ci sono andati abbastanza vicino e, in parte, ci sono anche riusciti. Sarebbe sciocco cessare di coltivare la speranza, che per molti versi, poi, è proprio la vita che si difende.
È a tutti evidente il ruolo cruciale dell’agricoltura, settore primario
dell’economia, strategico da vari punti di vista, come la sovranità alimentare,
la salute e l’ambiente. Basti pensare al suo rapporto, attualmente del tutto
negativo e perverso, colla questione ambientale, non solo per gli aspetti
tradizionali legati all’abuso di fitofarmaci e pesticidi, ma anche per il suo
apporto al cambiamento climatico e alla perdita di biodiversità, nonché per
costituire lo scenario del più forte e selvaggio sfruttamento della
forza-lavoro, spesso di origine migrante e quindi ancora più vulnerabile e
ricattabile e infine per l’essenziale problematica dell’alimentazione e quindi
della salute di ciascuno di noi.
Da tutti questi decisivi punti di vista appare essenziale mantenere
il controllo sulla produzione agricola mediante un ambito sociale ad esso
dedicato che non subisca a sua volta il dominio e le imposizioni della finanza
e sia in grado di gestire autonomamente il processo tecnologico che,
nel settore in questione più che in altri, presenta aspetti estremamente
problematici, che divengono sempre più tali alla luce delle incessanti scoperte
che si verificano nell’ambito della biologia e di altri campi della scienza.
Adottando tale approccio risulta di primaria importanza la questione dei diritti
degli agricoltori, cui è stata dedicata, quasi cinque anni fa,
un’importante Dichiarazione adottata nell’ambito delle Nazioni
Unite (Dichiarazione delle Nazioni Unite per i Diritti dei Contadini e di altre
Persone che lavorano nelle Aree Rurali – ARI (assorurale.it)).
A fronte di tale sua importanza appare davvero sbalorditivo il disinteresse
della classe politica. Mentre per Draghi si trattava dì questione di
gran lunga secondaria a fronte delle tematiche attinenti alla finanza e alla
difesa, Giorgia Meloni ne ha affidato la cura a Francesco Lollobrigida, il
quale per il momento pare essersi limitato a ribattezzare il Ministero di sua
competenza in Ministero dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare. Si
sarebbe tentati di ravvisare in questa innovazione terminologica la solita
fuffa priva di una qualsiasi sostanza.
Una buona occasione per stabilire se i nostri sospetti siano o meno degni
di accoglimento è costituita dall’annosa faccenda degli organismi geneticamente
modificati (OGM) in agricoltura. È infatti evidente a chiunque come
l’introduzione, sia pure sotto mentite spoglie, di tali organismi, da tempo
agognata da buona parte della politica e delle burocrazie europee a supporto
delle imprese sementiere che dominano il mercato globale, significherebbe tra
l’altro il definitivo abbandono di ogni sovranità alimentare, consegnando il
controllo delle sementi, che ne costituisce una delle chiavi fondamentali, alle
multinazionali che ne detengono l’esclusiva. Per altri versi è altresì noto
come gli OGM presentino varie criticità dal punto di vista
ambientale, costituendo una vera e propria bomba a orologeria contro la
biodiversità. Non sarà inutile sottolineare, a tale proposito, lo
strettissimo legame esistente fra struttura di classe della produzione
agricola, con particolare riguardo ai suoi metodi, fattori e strumenti, da un
lato, e nocività ambientale della stessa.
Vita privata: i brevetti sui nuovi OGM e l’attentato alla biodiversità contadina
Il Rapporto di Crocevia. Con 140 brevetti sui nuovi OGM, le multinazionali
sono in prima fila per privatizzare l’agricoltura europea a scapito della
qualità del cibo e dei diritti dei contadini
Una lettura istruttiva al riguardo è costituita dal Rapporto a cura
dell’organizzazione Crocevia internazionale dal titolo “Vita privata. Come i
brevetti sui nuovi OGM minacciano la biodiversità del cibo e i diritti degli
agricoltori”, adottato nel giugno 2023 (Vita privata: i brevetti sui nuovi OGM e l’attentato alla biodiversità
contadina – (croceviaterra.it)).
Il Rapporto evidenzia come, per aggirare la normativa europea
vigente (direttiva 18 del 2001, EUR-Lex – 32001L0018 – EN – EUR-Lex (europa.eu), che prevede
una serie di vincoli e controlli in materia, che consistono in valutazione del
rischio sulla base del principio di precauzione, tracciabilità e etichettatura
dei prodotti qualificabili come OGM, hanno introdotto, alla stregua di cavalli
di Troia, le cosiddette New Genomic Techniques (NGT), le
quali, insieme ai prodotti che ne derivano “potrebbero
accelerare la già preoccupante concentrazione del mercato sementiero e
contaminare campi non coltivati con varietà biotech, realizzando una vera e
propria appropriazione indebita della biodiversità contadina e minando alla
base la sopravvivenza dell’agricoltura biologica”.
L’esame dei brevetti rilasciati negli ultimi vent’anni in materia di editing genomico
consente oggi a Crocevia di affermare come dietro i NGT vi siano in
realtà i soliti pochi soggetti multinazionali ovvero le “grandi imprese
agrochimiche e sementiere del mondo come Bayer-Monsanto, BASF, Syngenta e
Corteva” che “hanno già costruito un cartello europeo per gestire l’offerta di
processi e prodotti NGT in regime di oligopolio”. Uno strumento
privilegiato per orientare e controllare le attività di ricerca in materia è
costituito dagli accordi coi centri attivi in tale campo, che, date le
condizioni di sottofinanziamento di tali attività, si sottomettono di buon
grado a finanziatori forti come le imprese appena menzionate.
La legalizzazione della coltivazioni di sementi ottenute con NGT comporta
varie conseguenze negative, rendendo più difficile e costoso l’accesso alle
sementi, mediante l’introduzione del sistema del brevetto al posto di quello
della privativa, e determinando altresì un effetto negativo sulla biodiversità
mediante la cosiddetta biocontaminazione che impone i vincoli derivanti dal
brevetto anche agli agricoltori che subiscano involontariamente la diffusione
dei NGT, ad esempio a causa dei fenomeni atmosferici. In tal modo verrebbero
gravemente minacciate e colpite le coltivazioni biologiche, rendendo fra
l’altro impraticabile il raggiungimento degli obiettivi della stessa strategia
europea cosiddetta From Farm to Fork. Inoltre l’introduzione dei
NGT consentirebbe di brevettare i caratteri nativi delle piante aggirando anche
il regolamento europeo n. 1829/2003 (LexUriServ.do (europa.eu)).
In conclusione, secondo il Rapporto elaborato da Crocevia, “La diffusione
delle NGT può quindi compromettere definitivamente i diritti degli agricoltori
a conservare, scambiare, riprodurre e vendere le proprie sementi”.
Si tratta di diritti riconosciuti su base internazionale da parte dell’art.
9 del Trattato internazionale sulle risorse genetiche per l’alimentazione e
l’agricoltura (ITPGRFA) (Trattato Internazionale sulle Risorse Fitogenetiche per l’alimentazione e
l’agricoltura (fao.org), e dalla legislazione
sementiera italiana. L’art. 9 dell’ITPGRFA in particolare afferma al
primo comma che “Le Parti contraenti riconoscono l’enorme contributo che le
comunità locali e autoctone e gli agricoltori di tutte le regioni del mondo, in
particolare quelli dei centri di origine e di diversità delle piante coltivate,
hanno apportato e continueranno ad apportare alla conservazione e alla
valorizzazione delle risorse fitogenetiche che costituiscono la base della
produzione alimentare e agricola nel mondo intero”, e al secondo comma
precisa che “le Parti convengono che, per quanto attiene alle risorse
fitogenetiche per l’alimentazione e l’agricoltura, la realizzazione dei diritti
degli agricoltori spetta ai governi. In funzione delle proprie esigenze e
priorità, ogni Parte contraente deve, se necessario, e salvo quanto previsto
dalla normativa nazionale, adottare apposite misure per proteggere e promuovere
i diritti degli agricoltori e per garantire, tra l’altro: a) la
protezione delle conoscenze tradizionali che presentino un interesse
per le risorse fitogenetiche per l’alimentazione e l’agricoltura; b) il
diritto di partecipare equamente alla ripartizione dei vantaggi derivanti
dall’utilizzazione delle risorse fitogenetiche per l’alimentazione e
l’agricoltura; c) il diritto di partecipare all’adozione di
decisioni, a livello nazionale, sulle questioni relative alla conservazione e
all’uso sostenibile delle risorse fitogenetiche per l’alimentazione e
l’agricoltura”.
Importante anche l’art. 19 della citata Dichiarazione sui diritti dei
contadini, che qui vale la pena di riportare integralmente “I contadini e le
altre persone che lavorano in zone rurali hanno il diritto alle sementi, in
conformità con l’articolo 28 della presente Dichiarazione, che comprende: (a)
il diritto alla protezione delle conoscenze tradizionali relative alle risorse
fitogenetiche per l’alimentazione e l’agricoltura; (b) il diritto di partecipare
equamente alla ripartizione dei benefici che derivino dall’utilizzo di risorse
fitogenetiche per l’alimentazione e l’agricoltura; (c) il diritto di
partecipare ai processi decisionali sulle questioni riguardanti la
conservazione e l’uso sostenibile di risorse fitogenetiche per l’alimentazione
e l’agricoltura; (d) il diritto di mettere da parte, utilizzare, scambiare e
vendere i semi da loro prodotti o i loro materiali di moltiplicazione; 2. I
contadini e le altre persone che lavorano in zone rurali hanno il diritto di
mantenere, controllare, proteggere e sviluppare i propri semi e le proprie
conoscenze tradizionali. 3. Gli Stati devono prendere delle
misure per rispettare, proteggere e soddisfare il diritto alle sementi dei
contadini e delle altre persone che lavorano in zone rurali. 4. Gli Stati
devono assicurare che semi di qualità e quantità sufficiente siano a
disposizione dei contadini nel periodo più adatto per la semina, e ad un prezzo
accessibile. 5. Gli Stati devono riconoscere il diritto dei contadini
di affidarsi o ai propri semi, o ad altri semi disponibili localmente e di loro
scelta, e il diritto di decidere sulle coltivazioni e sulle specie che
desiderano coltivare. 6. Gli Stati devono prendere delle misure appropriate
per sostenere i sistemi di sementi dei contadini, e devono promuovere
l’agrobiodiversità e l’uso dei semi dei suddetti. 7. Gli Stati devono prendere
delle misure appropriate per assicurare che la ricerca e lo sviluppo agricoli
includano i bisogni dei contadini e delle altre persone che lavorano in zone
rurali, e per assicurare una loro attiva partecipazione alla definizione delle
priorità e nell’effettuazione di attività di ricerca e sviluppo agricoli,
prendendo atto della loro esperienza, e devono aumentare gli investimenti nella
ricerca e nello sviluppo delle colture e dei semi orfani che rispondano ai
bisogni dei contadini e delle altre persone che lavorano in zone rurali. 8. Gli
Stati devono far sì che le politiche sulle sementi, sulla protezione della
varietà vegetali e le altre leggi di proprietà intellettuale, i sistemi di
certificazione e le leggi sulla commercializzazione delle sementi rispettino e
prendano in considerazione i diritti, i bisogni e le realtà dei contadini e
delle altre persone che lavorano in zone rurali”.
Le NGT quindi si configurano come un attentato all’agricoltura biologica e
ai diritti dei contadini. Tutto ciò in violazione anche di una sentenza
della Corte di giustizia europea che, su richiesta dell’organizzazione
contadina francese Confédération paysanne, ha stabilito, nel 2018,
che la normativa relativa agli OGM deve applicarsi agli organismi ottenuti per
mutagenesi (Organisms obtained by mutagenesis are GMOs and are, in
principle, subject to the obligations laid down by the GMO Directive
(europa.eu).
La proposta approvata dalla Commissione europea il 5 luglio scorso (https://data.consilium.europa.eu/doc/document/ST-11592-2023-INIT/en/pdf) va
purtroppo in senso contrario a tale saggia decisione sottraendo alla disciplina
vigente per gli OGM le cosiddette NGT ed aprendo le porte anche alla
brevettabilità di elementi naturali. Il panorama delle posizioni
dei vari Stati europei appare tuttavia alquanto frastagliato al riguardo e non
è detto che il Consiglio la approvi senza apportare significative variazioni.
Purtroppo il governo italiano, nonostante le dichiarazioni di principio
sulla sovranità alimentare, appare schierato nel fronte degli Stati più
possibilisti in materia e nel frattempo ha anche aperto le porte alla
sperimentazione in pieno campo di questi prodotti. (Il Decreto Siccità passa alla Camera. I nuovi OGM entrano nei campi
italiani – (croceviaterra.it).
Occorre quindi vigilare affinché non si abbia un accoglimento delle
richieste delle lobby agroindustriali citate, che
comporterebbe, per i motivi accennati, un grave arretramento nella lotta per
un’agricoltura sana, da tutti i punti di vista.
Fabio Marcelli è giurista internazionale e Copresidente del Centro di
ricerca ed elaborazione per la democrazia
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