Avanza l’agenda mondialista: la FDA, Food and Drug Administration, ha dato il suo primo via libera alla carne coltivata in provetta.
Il 16 novembre, infatti, Robert M. Califf, MD, Commissario MACC per alimenti e farmaci – Food and Drug Administration e Susan T. Mayne, Ph.D. Direttore – Centro per la sicurezza alimentare e la nutrizione applicata (CFSAN), hanno rilasciato un comunicato nel quale si parla espressamente di come la “FDA stia stimolando l’innovazione per il cibo umano dalla tecnologia delle colture cellulari animali”. In altre parole è arrivata la benedizione…o sarebbe meglio dire la maledizione: non ci sono controindicazione alla commercializzazione della carne sintetica. Dopo le cavallette e i vermi, dunque, che evidentemente costituiscono solo un antipasto per la Grande Famiglia Addams al comando del mondo, ecco il secondo piatto forte.
La decisione in seguito alle richieste della Upside Foods, azienda
(pseudo)alimentare che ripropone esattamente l’agenda e i ritornelli globalisti
a trazione 2030. E non a caso. Tra le partnership dell’azienda vi leggiamo nomi
che abbiamo imparato bene a conoscere in questi mesi: SoftBank Group,
holding finanziaria multinazionale giapponese, Temasek, società d’investimenti
del governo di Singapore, Norwest e Threshold Ventures, società di venture capital,
Tyson Foods, multinazionale statunitense della carne, Bill Gates, che non ha
bisogno di presentazioni, Sir Richard Branson, fondatore del gruppo Virgin,
Kimbal Musk, fratello minore di Elon e ristoratore, e Whole Foods, società
alimentare statunitense che gestisce centinaia di supermercati. Persone
ed enti che prediligono di sicuro i romanzi distopici e fantascientifici ma che
evidentemente non disdegnano nemmeno quelli horror di Mary Shelley.
E lo capiamo se analizziamo in profondità di cosa stiamo parlando
realmente. Con sconcertante naturalezza, nel sito dell’azienda Upside Foods scrivono:
“Stiamo esplorando l’ottenimento di cellule da una varietà di metodi, tra
cui biopsie di animali vivi, uova, pesca e animali macellati di recente che
facevano già parte del sistema alimentare. I nostri primi
prodotti commerciali saranno prodotti utilizzando cellule di uova di gallina
fecondate“. Se non vi basta a farvi passare l’appetito, proseguiamo: “UPSIDE
Foods ha sviluppato un terreno di coltura cellulare brevettato, o mangime
cellulare, costituito da composti comuni presenti nei mangimi per animali e nel
cibo umano, inclusi amminoacidi, acidi grassi, zuccheri, oligoelementi, sali e
vitamine. Questi ingredienti ci permettono di nutrire le cellule con lo
stesso tipo di nutrienti che entrerebbero nel corpo di un animale. La
principale differenza tra nutrire un animale vivo e nutrire le nostre cellule è
la dimensione dei componenti. (Ad esempio, mentre un pollo vivo viene
nutrito con mais, che è composto da carboidrati e proteine, noi alimentiamo
direttamente le nostre cellule con carboidrati e proteine“. E aggiungono:
“Miriamo a portare sul mercato prodotti privi di componenti animali il
prima possibile”.
Che Dio ce ne scampi (va da sè), ma qualcuno mi spiega che vuol dire carne
senza componenti animali? Io qui vedo solo un accostamento senza senso, una
follia, un ossimoro. Naturalmente il tutto condito in salsa ambientalista:
nessun riferimento all’uomo, nessuna analisi etica o morale di tutto ciò.
Certo: l’importante è salvare il pianeta in pericolo (almeno questo è il leit
motiv) chissenefrega se questo cibo può piuttosto mettere in pericolo,
distruggere o fare del male all’uomo, che ovviamente in pericolo non è ed anzi
è il responsabile da biasimare.
Il cinismo con cui queste entità parlano è scioccante. Si preconizza la
società de “Il mondo nuovo” di Aldous Huxley, della produzione in serie, del
controllo in ogni filiera, persino della vita umana. Da principio erano le
auto. Oggi in serie si fabbricano embrioni. E dunque perchè no alla produzione
in serie di alimenti finti? Una visione estremamente profetica quella di Huxley
che anticipa le tecnologie genetiche e la dimensione distopica della società
odierna. Utero in affitto e carne sintetica, appunto, gli ultimi traguardi. Il
tutto sotto la rassicurante etichetta della “sicurezza”. Si legge nel
comunicato FDA: “Il mondo sta vivendo una rivoluzione alimentare e
la Food and Drug Administration degli Stati Uniti è impegnata a sostenere
l’innovazione nell’approvvigionamento alimentare. Prima che questo
alimento possa entrare nel mercato, anche la struttura in cui viene prodotto
deve soddisfare i requisiti applicabili del Dipartimento dell’Agricoltura degli
Stati Uniti (USDA) e della FDA. L’USDA-FSIS supervisionerà la lavorazione
e l’etichettatura post-raccolta dei prodotti alimentari umani derivati dalle
cellule del bestiame e del pollame. Questo approccio normativo
strettamente coordinato garantirà che i prodotti di coltura cellulare derivati
dalle linee cellulari di bestiame e pollame soddisfino le normative federali
e siano accuratamente etichettati“. Requisiti, supervisione, garanzia,
normative, etichette. Ma che bello questo mondo ingegnerizzato, controllato,
protetto, sicuro, bollato.
Questo gradino è solo l’ultimo della scala infernale in cui questi signori
agiati, esaltati e annoiati si stanno divertendo un mondo a spingerci. Bisogna
che cominciamo a porci seriamente delle domande e a dire no. Ma davvero
vogliamo questa vita ipertecnologica? Davvero vogliamo una vita cosi
controllata? Schedati a vita dal green pass, da un chip che se non mangi pollo
di plastica ti toglie punti premio e magari ti priva un giorno di tutto,
libertà compresa? Non ci credete? Non è forse già successo con il Covid? Davvero
vogliamo sostituire l’umano con il transumano? Il cibo con il transcibo? Sappiamo
a cosa andiamo incontro? Davvero possiamo essere certi che una tale produzione
non abbia sulla salute dell’essere umano e sull’intero Creato un impatto
devastante o ancora effetti collaterali letali?
La propaganda perfetta del cibo finto che potremmo ribattezzare
tranquillamente “Foodkestein” così “buono” per l’ambiente è inoltre già
smentita da associazioni quali ad esempio Coldiretti che subito in una nota
precisa: “Non è carne ma un prodotto sintetico e ingegnerizzato, non
salva gli animali perché viene fabbricata sfruttando i feti delle mucche, non
salva l’ambiente perché consuma più acqua ed energia di molti allevamenti
tradizionali, non aiuta la salute perché non c’è garanzia che i prodotti
chimici usati siano sicuri per il consumo alimentare”.
La speranza è che il popolo si svegli e la smetta di correre a mo’ di capra
dietro tutto ciò che è moda, che è presentato con cuoricini, retorica, buonismo
e parole infiocchettate. Perchè la propaganda diabolica annienta il nemico e
lavora per indorare la pillola. Che il popolo cominci a prendere coscienza di
cosa vuol dire transizione ecologica, digitale, agenda 2030, cibo sintetico,
riduzione della popolazione, gender e chi più ne ha più ne metta. Che la smetta
di seguire la televisione e personaggi discutibili. Teorie folli sulla
sovrappopolazione, sul cambiamento climatico, sull’uomo che inquina e su Dio
che non esiste. Che cerchi la verità, prima con la V maiuscola e poi con la v
minuscola. E che magari si impegni in prima persona a capire e poi a far
capire, facendo la propria parte, che la fantascienza è qui e ora, hic et nunc.
La rivoluzione possiamo farla anche noi. Non ci credete? Rifiutiamo tessere
premio, schedature da allevamenti in serie, progressismo distruttivo.
Continuiamo a mangiarci la bistecca sana e torniamo ai prodotti della Terra, a
km 0 o a negozi di vicinato: saremo sani, liberi e forti. E lasciamo anche
perdere l’horror, al massimo releghiamolo a lettura nei tempi (tanto per
restare in tema) morti. E cerchiamo piuttosto il buono che c’è. La
conoscenza e la verità salveranno il mondo dalla scienza fatta a pezzi di
questi novelli dott. Frankestein.
Di Gloria Callarelli, fahrenheit2022.it
Gloria Callarelli. Nata a Vittorio Veneto (TV), si è laureata in “Scienze della
comunicazione e produzione multimediale” all’Università di Padova. Ha esordito
come giornalista televisiva per poi dedicarsi per un periodo al cartaceo e
infine all’online, dove scrive stabilmente dal 2011 per un quotidiano nazionale
e per diverse realtà dell’informazione indipendente. Frizzante, forte e
battagliera difende da sempre i valori della vita, della famiglia, della fede e
delle libertà contro la piaga del mondialismo: temi che l’hanno convinta a più
riprese anche a partecipare attivamente alla vita sociale e politica del
proprio Paese. Appassionata di arte, storia, letteratura, politica, è costretta
ad avere sempre a portata di mano un taccuino o un cellulare per appuntare le
sue poesie. E’ moglie e mamma.
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