Un gigantesco ossimoro. Da una parte il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, lancia ogni settimana accorate grida d’allarme per la salute del Pianeta, flagellato dagli effetti di decenni di uso indiscriminato dei combustibili fossili.
Dall’altra la decisione di tenere l’annuale conferenza sul clima, le ormai
ben conosciute COP, in Egitto, uno dei Paesi che più sta puntando proprio sugli
stessi combustibili fossili, in particolare sul gas.
Come sempre è accaduto in passato e accade tutt’ora – di esempi ce ne sono
a bizzeffe – un regime autoritario come quello guidato dal generale Abdel
Fattah al-Sisi deve tanto della sua sopravvivenza ai proventi derivanti dai
ricchi giacimenti presenti sul suo territorio e dagli affari con le
multinazionali occidentali che non si creano scrupoli a trattare con un capo di
Stato che reprime con violenza e provvedimenti ultra-liberticidi ogni minima
forma di dissenso.
Di che cosa sia capace il sanguinario governo egiziano purtroppo lo
sappiamo bene anche noi italiani. La vicenda Regeni è ancora ben impressa nella
nostra memoria collettiva, insieme a quella più recente di Patrick Zaki. E le
cose stanno addirittura peggiorando.
Poco più di un mese fa, Amnesty International scriveva: “Nonostante abbiano
lanciato, un anno fa, la Strategia nazionale sui diritti umani (Sndu), le
autorità egiziane non stanno mostrando alcuna sincera intenzione di
riconoscere, né tanto meno di affrontare, la profonda crisi dei diritti umani
nel paese.
Al contrario, continuano a reprimere le libertà e a commettere crimini di
diritto internazionale, proprio mentre si approssima la Conferenza Onu sul
cambiamento climatico (Cop 27)”.
Quasi scontato, allora, che la stessa COP27, organizzata nella “fortezza
del turismo” di Sharm el-Sheik, non sarà certo all’insegna della tolleranza e
del rispetto del diritto di manifestare. Nonostante un appello lanciato da 36
grandi Ong internazionali lo scorso luglio, le autorità egiziane hanno già fatto
sapere che limiteranno al massimo ogni tipo di iniziativa della società civile
globale nei primissimi giorni del summit, quando saranno presenti i capi di
Stato e di governo.
Paradigmatica anche la vicenda dell’attivista Mahienour el-Massry, bloccata
all’aeroporto de Il Cairo mentre era in viaggio verso l’Italia per ritirare
l’Aurora Prize for Awakening Humanity. In questo periodo di grande visibilità
internazionale portata dalla COP27, ogni voce che può “disturbare il
manovratore” deve essere silenziata.
Nel frattempo la società civile egiziana ha lanciato una petizione sostenuta anche
da Greta Thunberg, ma dubitiamo che le sue richieste di apertura saranno
accolte da al-Sisi.
Con questi presupposti, noi di ReCommon già da mesi abbiamo escluso una
nostra presenza a Sharm el-Sheik e comprendiamo in pieno il proposito
dell’avvocatessa della famiglia Regeni Alessandra Ballerini di boicottare la
COP27.
Siamo consci che fin troppo spesso le COP hanno deluso le aspettative o che
le tante promesse non sono poi rispettate. Per fare un esempio recente,
l’assicuratore italiano SACE alla COP26 di Glasgow si era impegnato a
cancellare i finanziamenti internazionali ai combustibili fossili entro il
2022, ma a poche settimane dalla fine dell’anno non si vede nemmeno uno
straccio di documento che dia seguito a questo proposito virtuoso.
Ma proprio per queste ragioni sarebbe stato importante protestare in
maniera incisiva contro i decisori politici. Un summit in Egitto è solo un
assist perfetto per i petrolieri e i loro sodali, che possono distribuire
corpose pennellate di greenwashing in lungo e in largo nelle “esclusive” sale
di Sharm el-Sheik.
Non a caso il governo di Il Cairo ha omaggiato il
settore fossile affidando un ruolo di prim’ordine alla COP27 alla Hill+Knowlton
Strategies, società di pubbliche relazioni che più vicina al settore fossile non si
può, senza contare la sponsorizzazione di Siemens Energy, attivissima nei
progetti di gas fossile.
Tutto ciò detto, ci teniamo a sottolineare che sì, non andremo in Egitto,
ma non siamo certo rimasti con le mani in mano. Nei giorni della COP seguiteci
sul sito e sui nostri canali social.
Articolo pubblicato grazie alla collaborazione con Re:Common
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