Il Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG) ha inoltrato un atto di intervento
(29 gennaio 2024) nell’ambito del procedimento
di valutazione d’impatto ambientale (V.I.A.) relativo al progetto di
realizzazione della centrale agrivoltaica “19185 – Martis” da
parte di Luce Martis s.r.l., società energetica emiliana, in
località dell’agro di Martis, Tula e Chiaramonti (SS).
Un nuovo progetto di centrale agrivoltaica insistente pressoché sullo
stesso ambito territoriale, dove insistono altri numerosi progetti di impianti
produttivi di energia da fonti rinnovabili.
Il progetto “19185 – Martis” interessa una superficie complessiva di
oltre 84 ettari, per una potenza nominale massima complessiva pari a 39,2 MW.
Moduli fotovoltaici, poi linee elettriche di collegamento alla rete
elettrica nazionale, viabilità, una cabina di raccolta, una nuova stazione elettrica,
sbancamenti, viabilità, cavidotti in zone ricche di corsi d’acqua e macchia
mediterranea, come chiaramente indicato anche dal piano
paesaggistico regionale (P.P.R.), un pesante impatto ambientale
nell’Anglona.
Presenza di vincolo paesaggistico e di vari beni culturali (Domus de Janas
di Su Murrone, Domus de
Janas di Baldedu) sottoposti a tutela (decreto
legislativo n. 42/2004 e s.m.i.), con una fascia di rispetto estesa
(purtroppo solo) cinquecento metri dal limite delle zone tutelate con vincolo
culturale e/o con vincolo paesaggistico (decreto legislativo n. 42/2004 e
s.m.i.), posta dall’art. 6 del decreto-legge
n. 50/2022, convertito con modificazioni e integrazioni nella legge n. 91/2022,
in attesa della prevista individuazione delle aree non idonee all’installazione
degli impianti di produzione energetica da fonte rinnovabile.
Una parte delle opere (cavidotti, collegamenti alla rete elettrica,
stazione elettrica) rientra addirittura nel demanio
civico di Tula, area assolutamente non fruibile se non dai
cittadini di Tula.
Il GrIG ha chiesto al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica
di esprimere formale diniego alla compatibilità ambientale
dell’impianto industriale in progetto e ha informato, per opportuna
conoscenza, il Ministero della Cultura, la Regione autonoma della Sardegna, la
Soprintendenza per Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Sassari e i Comuni di
Tula, Martis e Chiaramonti.
I motivi del “no” al Far West energetico in Sardegna.
Essere a favore dell’energia prodotta da fonti rinnovabili non vuol dire
avere ottusi paraocchi, non vuol dire aver versato il cervello
all’ammasso della vulgata dell’ambientalismo
politicamente corretto.
Ma non sono solo le associazioni e i comitati realmente
ambientalisti a sostenerlo.
La Soprintendenza speciale per il PNRR, dopo approfondite valutazioni, ha
evidenziato in modo chiaro e netto: “nella regione Sardegna è in atto una
complessiva azione per la realizzazione di nuovi impianti da fonte rinnovabile
(fotovoltaica/agrivoltaica, eolico onshore ed offshore) tale da superare già
oggi di ben 7 volte quanto previsto come obiettivo da raggiungersi al 2030
sulla base del FF55, tanto da prefigurarsi la sostanziale sostituzione del
patrimonio culturale e del paesaggio con impianti di taglia industriale per la
produzione di energia elettrica oltre il fabbisogno regionale previsto”
(nota Sopr. PNRR prot. n. 27154 del 20 novembre 2023).
Altro che la vaneggiata sostituzione
etnica di Lollobrigidiana memoria, qui siamo alla
reale sostituzione paesaggistica e culturale, alla sostituzione
economico-sociale, alla sostituzione identitaria.
E questo vale per tutto il territorio nazionale: “tale prospettiva si
potrebbe attuare anche a livello nazionale, ove le richieste di connessione
alla RTN per nuovi impianti da fonte rinnovabile ha raggiunto il complessivo valore
di circa 318 GW rispetto all’obiettivo FF55 al 2030 di 70 GW” (nota Sopr.
PNRR prot. n. 27154 del 20 novembre 2023).
Per comprendere meglio.
In tutto il territorio nazionale le istanze di
connessione di nuovi impianti presentate a Terna s.p.a. (gestore della rete
elettrica nazionale) al 30 settembre 2023 risultavano complessivamente ben
5.138, pari a 314,73 GW di potenza, suddivisi in 3.300 richieste di impianti di
produzione energetica da fonte solare per 135,94 GW (43,19%), 1.702 richieste
di impianti di produzione energetica da fonte eolica a terra per 88,97 GW
(28,27%) e 136 richieste di impianti di produzione energetica da fonte eolica
a mare 89,81 GW (28,54%)..
In Sardegna, e istanze di
connessione di nuovi impianti presentate a Terna s.p.a.(gestore della rete elettrica
nazionale) al 30 settembre 2023 risultavano complessivamente ben 711, pari a
52,21 GW di potenza, suddivisi in 446 richieste di impianti di produzione
energetica da fonte solare per 20,13 GW (38,55%), 236 richieste di impianti di
produzione energetica da fonte eolica a terra per 15,23 GW (29,17%) e 29
richieste di impianti di produzione energetica da fonte eolica a mare
16,85 GW (32,27%).
52,21 GW significa più di 27 volte gli impianti oggi esistenti in Sardegna, aventi una potenza complessiva di 1,93 GW (i 1.926 MW esistenti, di cui 1.054 MW di energia eolica a terra + 872 di energia solare fotovoltaica, dati Terna, 2021).
Un’overdose
di energia che non potrebbe esser consumata sull’Isola (che già oggi
ha circa il 38% di energia prodotta in più rispetto al proprio fabbisogno), non
potrebbe esser trasportata verso la Penisola (quando entrerà in funzione
il Thyrrenian
Link la potenza complessiva dei tre cavidotti sarà di circa 2 mila
MW), non potrebbe esser conservata (a oggi gli impianti di conservazione
approvati sono molto pochi e di potenza estremamente contenuta).
Significa energia che dovrà esser pagata dal gestore unico della Rete (cioè
soldi che usciranno dalle tasse dei contribuenti.
Gli unici che guadagneranno in ogni caso saranno le società energetiche.
Insomma, siamo all’overdose di energia producibile da impianti
che servono soltanto agli speculatori energetici.
Che cosa si potrebbe fare.
Cosa ben diversa sarebbe se fosse lo Stato a pianificare in base ai reali
fabbisogni energetici le aree a mare e a terra dove installare gli impianti
eolici e fotovoltaici e, dopo coinvolgimento di Regioni ed Enti locali e
svolgimento delle procedure
di valutazione ambientale strategica (V.A.S.), mettesse a bando di gara i
siti al migliore offerente per realizzazione, gestione e rimozione al termine
del ciclo vitale degli impianti di produzione energetica.
Siamo ancora in tempo per cambiare registro.
In meglio, naturalmente.
Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG)
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