lunedì 25 dicembre 2023

Questione AIFA - Claudia Cipriani

 


Ci sono notizie che fanno fatica a venire a galla ma piano piano, perseverando, anche le storie più scomode trovano il loro spazio per essere raccontate e diffuse. Come quella di un gruppo di 202 medici e sanitari temerari che l’estate scorsa ha fatto causa all’AIFA, l’Agenzia Italiana del Farmaco. Per quale motivo? Per chiedere l’annullamento dell’autorizzazione all’immissione in commercio dei farmaci Cominarty di Pfizer Biontech e Spikevax di Moderna, ossia quelli che comunemente sono stati chiamati vaccini contro il Covid 19. Nella causa si chiedeva anche la revoca di ogni provvedimento connesso a quella commercializzazione e l’obbligo per l’agenzia di concedere ai ricorrenti l’accesso alle documentazioni che avevano richiesto. Le documentazioni in questione erano quelle relative alla dimostrazione che i vaccini anti Covid impedissero la trasmissione del virus e quelle relative alla valutazione rischi/benefici di quei farmaci.

La causa è stata persa, a luglio del 2023, ma dalle motivazioni espresse dai giudici nel rigettare il ricorso si scoprono dettagli importanti e sconcertanti. Si scopre infatti che AIFA non ha prodotto quelle documentazioni perché, come scritto agli atti, “fanno parte del dossier di autorizzazione depositato presso EMA, che AIFA non detiene”. Secondo quanto dichiarato dunque, l’Agenzia del farmaco, senza essere in possesso di quella fondamentale documentazione, ha permesso non solo che venissero somministrate milioni di dosi di vaccini, ma ha reso possibile tutto l’impianto giuridico che ha decretato l’obbligatorietà dei vaccini. In base a quelle norme, migliaia di lavoratori sono stati sospesi dalle loro mansioni e privati dei loro stipendi. Migliaia di cittadini, privi di greenpass, non hanno potuto svolgere attività fondamentali come salire su un treno, far visita ai parenti in ospedali e Rsa, entrare negli esercizi commerciali.

“Se fossimo in un contesto realmente democratico – commenta Jalna Rossi, uno dei medici ricorrenti – con stampa e media davvero liberi, questa sentenza avrebbe dovuto essere portata a conoscenza di tutti già dal giorno successivo alla sua pronuncia, mentre nella realtà in pochissime persone ne sono al corrente”.

Oltre a dichiarare di non essere in possesso della documentazione che dimostri la validità dei vaccini, Aifa non deterrebbe nemmeno quella che valuta rischi/benefici connessi a quei farmaci. Ciò appare ancor più sconcertante se si pensa a tutta la letteratura scientifica, prodotta negli ultimi mesi, che confermerebbe diverse reazioni gravi che questi farmaci hanno avuto come conseguenza. Così commenta la dottoressa Rossi: “AIFA, così come tutte le altre Istituzioni sanitarie in questo Paese (ISS, Ministero della Salute, CTS, Istituti Zooprofilattici, ATS, Ordini dei Sanitari, salvo rare eccezioni) hanno dimostrato una totale impermeabilità nei confronti di chi chiedeva un confronto scientifico basato sull’evidenza in merito ad efficacia e sicurezza di questi farmaci ad oggi ancora sperimentali; basti pensare al caso scandaloso dell’annullamento del congresso POLICOVID-22 di fine novembre 2022, a cui il Politecnico di Torino ha revocato il patrocinio a soli 3 giorni dall’evento, dopo che all’ultimo momento e senza alcuna spiegazione plausibile gli esponenti dell’ISS e del CTS (AIFA non aveva neppure risposto all’invito) si sono defilati. Un momento veramente basso per il mondo scientifico in questo Paese. Personalmente mi scandalizza, ma non mi stupisce, che AIFA ci abbia mandati allo sbaraglio e adesso neghi l’evidenza dei fatti, quando anche le stesse case farmaceutiche coinvolte hanno dovuto ammettere l’esistenza di alcuni effetti collaterali legati all’inoculazione indiscriminata del farmaco. Ma si sa, ammettere l’evidenza significherebbe al contempo aprire una crepa nella narrazione univoca e dominante, che proprio per questo non può essere smentita e va difesa a spada tratta, costi quel che costi”.

Gli organi e le istituzioni preposte alla tutela della salute pubblica, in primis il Ministero della Sanità, hanno mostrato in più occasioni di non voler rendere note informazioni essenziali. Il funzionamento stesso dei vaccini anti-covid è stato coperto non solo da segreto industriale, ma anche militare. Sul perché siano state fatte tacere le opinioni di chi mostrava perplessità sull’operato di governo e istituzioni dà una risposta sintetica e significativa un’altra delle ricorrenti, Laura Abrigo: “Ritengo che il non aver permesso una discussione tra medici e ricercatori italiani di opposte vedute sia alla base di un atto ingiusto, e soprattutto fa pensare a spinte molto importanti impartite dalle case farmaceutiche. Basti pensare che i finanziamenti all’EMA derivano per oltre l’80% dalle case farmaceutiche stesse, quando non dovrebbe minimamente essere permessa tale invadenza. Per chi vuole assumere un “atteggiamento super partes” è chiara la fraudolenza. Interessi economici stanno alla base di questo disastro del Ministero della Salute che non ha tutelato i cittadini, portando avanti una scelta terapeutica di “tachipirina e vigile attesa” priva di base scientifica e senza utilità, dato che i medici dovrebbero curare, e la farmacologia ad oggi in uso è ricca di possibilità.” 

Il ricorso portato avanti da questo gruppo di sanitari è stato rigettato, ma non è svanita in loro la speranza di perseverare in una direzione che possa ristabilire quei valori di trasparenza che la scienza medica dovrebbe avere come obiettivo. “Ciò che ci ha spinto a portare avanti questa battaglia  – dichiara la dottoressa Cesaretti –  è stato in primis la voglia di verità e chiarezza che ricerchiamo ormai da anni. Inoltre era un’azione che ancora non era stata intrapresa da nessun avvocato, con una richiesta più che lecita da parte di alcuni cittadini italiani di ottenere i dati pre-clinici che, di legge, dovrebbero essere in possesso dell’Agenzia prima di immettere in commercio qualsiasi farmaco o vaccino. Noi sanitari siamo stati sospesi ma fin da subito, sul foglio illustrativo presente sul sito ufficiale di Aifa, era riportato nero su bianco che il vaccino anti Covid 19 poteva forse prevenire la forma grave della malattia, ma non la trasmissione del virus. Io sono una fisioterapista e posso assicurare che i danni da vaccino li vedo tutti i giorni: ragazzi giovani con ischemie cerebrali, con diagnosi di sclerosi multipla, vedo l’aumento di gravi dolori all’apparato muscolo-scheletrico, e tumori che si risvegliano dopo anni. La maggior parte dei miei pazienti mi dice che le problematiche sono iniziate subito dopo le somministrazioni vaccinali. Il fatto è che hanno obbligato la popolazione all’uso di questi farmaci attraverso il ricatto del lavoro e della libertà individuale. Le persone purtroppo tendono a dimenticare, io invece non dimentico e come me, anche altri, come i colleghi e le colleghe con cui ho portato avanti questa causa”.

da qui

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