La realtà concreta del sistema-mondo si trasforma con una velocità impressionante, in momenti in cui nulla sembra solido e i cambiamenti sono l’aspetto dominante. Alleanze rimaste intatte per quasi un secolo tendono a scolorirsi per fare spazio a legami di nuovo tipo.
L’ingresso dell’Arabia Saudita e degli Emirati Arabi
Uniti nei BRICS, così come la recente visita di Vladimir Putin
in questi due paesi, mostrano la portata dei cambiamenti in atto, generati in
un periodo molto breve. L’intera architettura internazionale emersa
dalla Seconda Guerra Mondiale sta venendo smantellata dai nuovi rapporti di
forza che stanno emergendo e ora stanno accelerando in modo esponenziale.
Nel 2022, con Decio Machado, abbiamo pubblicato il libro Estados para el despojo, con l’intento
di provare a comprendere la trasformazione degli stati del welfare in
stati neoliberisti estrattivisti, promotori dell’accumulazione per
espropriazione/quarta guerra mondiale contro i popoli.
Appena un anno dopo la sua pubblicazione, devo dire che è molto probabile
che siamo stato timidi, perché l’accumulazione sta conducendo a una
guerra aperta che ha nel mirino interi popoli per costringerli a spostarsi o
semplicemente per annientarli.
Le analisi di William Robinson sullo
“stato di polizia globale” e “l’accumulazione militarizzata” non invalidano
la prospettiva che guarda agli Stati in termini di espropriazione, ma apporta
una svolta necessaria. Robinson sostiene che la maggioranza
dell’umanità semplicemente non può sopravvivere, cosa che non comporta una
crisi per il capitale, ma un’opportunità per militarizzare il pianeta al fine
di contenere i popoli che muoiono di fame.
Nell’intervista citata, concessa al quotidiano El Salto, in
seguito alla presentazione del libro The
Global Police State, l’autore sostiene: siamo di
fronte a una rivolta popolare globale guidata dall’umanità eccedente (per
il capitale), un settore in crescita che comprende già oggi 3 miliardi di
persone. Per contenerle si generano guerre, sofisticati sistemi di repressione
e controllo, muri di confine, guerre contro la droga e contro i migranti, e
guerre contro i popoli, al punto che “ogni conflitto sociale diventa
un’opportunità per accumulare capitali“.
Lo stato di polizia è molto redditizio perché il capitale scarica lì le sue
eccedenze e si articola con l’”accumulazione militarizzata”
e/o l’”accumulazione attraverso la repressione” per contenere quei milioni
di persone di cui il sistema non ha più bisogno. Tragedia in basso e gioia in
alto.
Robinson spiega che il capitale sostituisce i lavoratori formali con
migranti temporanei o privi di documenti che non sono più sfruttati, ma piuttosto
un surplus di umanità. Questo è un punto cruciale che spiega sia la guerra di
Israele in Palestina sia la politica europea e statunitense sui migranti.
Un recente rapporto dell’Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il
crimine (UNOCD) stima che ogni anno negli Stati Uniti si registrano 3 milioni di
ingressi illegali, che rappresentano un terzo del numero di
tutti i migranti in quel paese, l’80% dei quali è di origine sudamericana,
includendo anche il Messico.
Pertanto, nei tre anni del governo Biden, si presume siano entrate
illegalmente negli Stati Uniti 9 milioni di persone, su un totale di quasi 30
milioni di migranti. Quest’anno mezzo milione di persone hanno attraversato il
Tapon de Darién, al confine tra Panama e Colombia. In passato quella
era considerata una regione impraticabile a causa della combinazione di giungla
e paludi, da qui il nome “tappo”.
Di fronte al collasso economico, sociale, climatico e politico vissuto da
migliaia di comunità in tutto il mondo, la risposta dall’alto consiste nella
militarizzazione delle frontiere per “creare fortezze attorno alle aree in cui
vivono le classi privilegiate“, come sostiene Robinson.
Il capitale è fuori da ogni controllo, un ruolo che gli stati nazionali
avevano svolto fino alla globalizzazione. Non esiste più un governo in grado di
vincolare il capitale, come dimostra chiaramente il fallimento di Trump e Biden
nel re-industrializzare gli Stati Uniti. La classe lavoratrice e molte
professioni in quel Paese tendono ad essere sostituite dai migranti, cosa che
sta causando razzismo e profonda destabilizzazione politica.
Dobbiamo capire che la logica del genocidio non deriva dalla malvagità di
questo o quel governante, o da un determinato Stato, ma dall’esistenza stessa
del capitalismo, che ha fatto sì che quasi la metà dell’umanità diventasse
“una popolazione in eccesso“, che muore di fame, emigra, viene uccisa a
causa della repressione statale o parastatale e anche che si ribella.
Nel breve termine, tutto indica che il capitalismo abbia la capacità di
sostenersi attraverso la violenza e le guerre. Nessuno può frenarlo, perché
anche Russia e Cina fanno parte della stessa logica capitalista/guerrafondaia
contro i popoli.
Nei prossimi anni, però, avremo la capacità di riflettere collettivamente,
come hanno fatto le basi zapatiste, sulle strade da percorrere per continuare a
resistere mentre creiamo il nuovo?
Fonte e versione in spagnolo: La Jornada
Traduzione per Comune-info: marco calabria
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