Degli speciali delle Iene, gli
ultimi riferiti al Piemonte clicca qui e clicca qui , (quello di Piazza pulita-La7 sembra
fermato ai blocchi di partenza), si stanno occupando le lobby
industriali-militari, certamente non per le possibili limitazioni nei settori
applicativi dei beni di consumo (rivestimenti delle padelle,
impermeabilizzanti per i tessuti, giubbotti antipioggia e così via), bensì
per le implicazioni della grandissima industria aeronautica, navale, spaziale,
costruzioni, semiconduttori e soprattutto quella militare: strettamente
interconnessa con i PFAS impiegati a profusione. Questo è il vero nocciolo
della questione e spiega anche la recente scissione della Solvay.
Il peso dei Pfas nel complesso militare
industriale ha rilevanza cruciale nell’industria nucleare e
in quella nucleare bellica, nel processo di fabbricazione dei semiconduttori in
ambito elettronico, cruciali in Occidente nella competizione tecnologica con la
Cina, in ambito sia civile sia militare. Ci ricordiamo che la prima applicazione dei Pfas
avvenne nella costruzione della bomba di Hiroshima.
Le lobby industrialmilitari, esempio Solvay per
intenderci, sono entrate in fibrillazione quando la pressione del
fronte ecologista, superando gli Enti amministrativi intermedi (sindaci e
governatori) facilmente sotto controllo, ha preteso di premere sui
Parlamenti per leggi di messa la bando dei Pfas, ad esempio il disegno di
legge ex Crucioli. Per contro, a livello governativo le lobby hanno intessuto
una ferrea ragnatela di tavoli di approfondimento, rimandi a commissioni,
rinvii dai livelli decisionali a quelli europei (a loro volta zavorrati),
cadute di esecutivi. Ed è qui che industria, ambienti governativi,
ambienti militari, intelligence, si sono fatti sotto e hanno ottenuto la solita
“provvisoria” dilazione all’italiana.
Un provvisorio che dura da decenni, quando la
produzione dei Pfas in Italia, dopo il fallimento della Miteni, è stata
affidata alla Solvay di Spinetta Marengo in provincia di Alessandria. Qui la
Solvay, nonostante sia investita da polemiche a più non posso, ottiene le
autorizzazioni (filiando il C6O4 dal padre Pfoa ad es.) mentre mai da parte
della magistratura è arrivato un arresto cautelare o un draconiano
provvedimento di sequestro, malgrado i solleciti; mentre i reati patrimoniali e
ambientali gravissimi sono imputati a livelli manageriali di basso livello e
puniti con condanne irrisorie, senza risarcimenti alle Vittime.
Con riferimento proprio al Piemonte: «È come se una
matrice occulta generasse la solita sceneggiatura. Il meccanismo è stato bene
illustrato in un recente servizio delle Iene peraltro. A Roma girano voci che la magistratura, di
Torino nello specifico, abbia aperto un fascicolo esplorativo che non riguarda
notizie di reato o un fascicolo contro ignoti. Il focus riguarderebbe l’operato
di alcuni assessorati. La produzione di Pfas da sempre gode di guarentigie
speciali che direttamente o meno sono richiamate anche in alcuni documenti
coperti dal segreto militare. Soggetti di alto livello in seno ai ministeri,
al governo, alle gerarchie militari, all’Arma dei carabinieri, alla
magistratura, per non parlare delle Camere fino a giungere al Copasir, sono
a conoscenza di questa realtà. In qualche modo tutto ciò fa parte del gioco ». «La
produzione dei Pfas è coperta dal segreto militare».
A parlare in questi termini, in esclusiva, ai taccuini
di Marco Milioni di “Vicenzatoday.it”, è un funzionario del Ministero
dell’Ambiente che considerando la delicatezza del tema chiede «il più totale
anonimato». Omnia silendo ut audeam nosco: tacendo per
ascoltare conosco ogni cosa.
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