L’incremento del fondo sanitario viene previsto dalla prossima legge di Bilancio ma il presunto aumento di spesa in realtà non corrisponde a verità, stiamo parlando infatti di risorse destinate ad alcune voci afferenti al capitolo sanità ma non propriamente alla salute pubblica.
Figura 1. Spesa
sanitaria pubblica nei paesi OCSE in % del PIL (anno 2022 o più recente
disponibile)
Trattasi infatti di soldi vincolati al rinnovo dei contratti collettivi
nazionali di lavoro dei dipendenti della sanità pubblica che da due anni sono
senza contratto fino all’Accordo per i medici di base che da qui a pochissimi
anni saranno in numero insufficiente anche a causa del numero chiuso per
l’accesso ai corsi di laurea, breve e lunga, delle facoltà di Medicina.
Questioni dirimenti per capirci ma da qui ad asserire che la spesa sanitaria
aumenti corre grande differenza, in realtà Meloni segue la strada dei tagli al
settore già intrapresa da Mario Draghi.
Figura 2. Spesa
sanitaria pubblica nei paesi OCSE in $ pro-capite (anno 2022 o più recente
disponibile)
Fatti due conti parliamo di 2,3 miliardi inseriti nella Legge di Bilancio
mentre per abbattere le liste di attesa, assumere personale in deroga ai tetti
di spesa, investire insomma nella salute pubblica servirebbero ben altre cifre.
E non si dice che le risorse stanziate alla sanità privata sono invece in
aumento mentre il Fondo Sanitario Nazionale resta fermo e non tiene conto della
inflazione. Per capire quanto un paese spenda per la sanità e la salute
pubblica occorre guardare rapporto tra spesa sanitaria e PIL nazionale tanto
che nel settembre scorso Sole 24 Ore, impietosamente, scriveva che la spesa
sanitaria italiana nel 2022 era inferiore, del resto come i salari, alla media
OCSE e il nostro paese si collocava al sedicesimo posto per spesa pro capite.
In allegato una tabella che evidenzia la reale spesa italiana in materia di
sanità.
Figura 3. Trend spesa
pubblica pro-capite 2008-2022: media paesi europei area OCSE vs Italia
Molte patologie oggi sono legate all’inquinamento, allo stress correlato al
lavoro, al diffondersi di malattie e tumori, alla scarsa prevenzione derivante
dalle croniche difficoltà in cui si trova il Servizio Sanitario Nazionale,
dalle difficoltà economiche insorgenti e tali da precludere a molte famiglie
l’accesso a strutture private magari per non attendere un anno prima di
sottoporsi a una mammografia. Molti sanitari oggi sono in realtà interinali o
dipendenti di cooperative e ditte in appalto e con marcate differenze salariali
rispetto a colleghie del SSN. Prima di cantare vittoria il Governo dovrebbe
guardare i dati invece di occultarli dietro a presunti stanziamenti che servono
a malapena a rinnovare i contratti scaduti mentre invece sono assenti i fondi
reali ossia quelli destinati all’abbattimento delle liste di attesa, al
potenziamento della medicina di base e preventiva, alla riapertura dei plessi
sanitari chiusi a colpi di tagli e di spending review.
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