Intesa Sanpaolo, dopo essersi opposta alla richiesta di archiviazione del PM, cambia idea e ritira la denuncia contro un attivista di Extinction Rebellion. L’accusa era di violazione di domicilio, per essere entrato nel 2022 all’interno del grattacielo Sanpaolo e aver appiccicato con lo scotch alcuni volantini su vetrate e scrivanie.
Intesa Sanpaolo ha ritirato la denuncia nei confronti di un attivista di
Extinction Rebellion. La decisione è giunta inaspettata martedì 24 ottobre, nel
corso di una Camera di Consiglio che ha visto confrontarsi il pubblico
ministero e gli avvocati di accusa e difesa.
La denuncia si riferiva a fatti risalenti al 2 giugno del 2022. Quel
giorno, all’interno del grattacielo di corso Inghilterra, vi era uno degli
incontri pubblici del Festival dell’Economia. L’attivista si era regolarmente
registrato e, alla fine della conferenza, era salito in ascensore ai piani
superiori per lasciare dei volantini sulle scrivanie e sui vetri, attaccandoli
con del semplice scotch. Da qui la decisione di Intesa di denunciarlo per
“violazione di domicilio” (art. 614 cp), reato punito con la reclusione da 1 a
4 anni. Nonostante la richiesta di archiviazione presentata dal magistrato
“perché il fatto non sussiste”, Intesa si era opposta, decisa a portare
l’attivista in tribunale. Ma nel momento decisivo, lo scorso martedì, la banca
ha cambiato strategia.
«Portarmi a processo avrebbe costretto Intesa a doversi confrontare
mediaticamente e nelle aule di tribunale con i dati relativi ai suoi stessi
investimenti nell’industria fossile» afferma Pedro. «Non proprio
la migliore immagine per una banca che si racconta come la più sostenibile
d’Italia». Sia nelle pubblicità che sul proprio sito, infatti, Intesa
Sanpaolo si racconta come una banca estremamente attenta alla sostenibilità.
Una narrazione che però è stata più volte messa in dubbio dai dati relativi ai
suoi investimenti. Secondo un report pubblicato da Recommon e Greenpeace,
intitolato “Intesa Sanpaolo. Contro il clima, l’ambiente e le comunità”, nel 2020
la banca torinese ha destinato 2,7 miliardi di euro di finanziamenti
all’industria fossile [Greenpeace]. La principale banca
italiana risulta essere, inoltre, uno dei finanziatori di diverse “bombe
climatiche”, ovvero quei progetti che superano il miliardo di tonnellate di CO2 [Recommon]
e nel 2022 è stata la 54esima banca nel mondo per investimenti nel fossile, con
totale di circa 3,25 miliardi investiti [Altreconomia].
Gli ingenti investimenti della banca nella finanza fossile sono tali da aver
spinto nove dei suoi maggiori investitori a chiedere un cambio di politica e
l’azzeramento di qualsiasi supporto a progetti e aziende che non prevedano un
abbandono del carbone entro il 2030 [Il Fatto Quotidiano].
«Sebbene questa vicenda si sia conclusa con un’archiviazione perché il
reato non sussiste, mi rimane un po’ di amaro in bocca» aggiunge Pedro.
«Perché continuano a sussistere i miliardi di investimenti di Intesa Sanpaolo
all’industria fossile, gli stessi riportati nei volantini che ho distribuito al
suo interno. E sono dati che raccontano una triste verità: questa banca sta
letteralmente finanziando il collasso climatico».
Si conclude una vicenda legale durata due anni, con un’altra vittoria per
Extinction Rebellion. Nel frattempo, mentre gli effetti della crisi climatica
colpiscono sempre più frequentemente il territorio nazionale, le principali
banche mondiali continuano a ignorare gli allarmi della comunità scientifica
finanziando l’espansione dell’industria dei combustibili fossili.
Nessun commento:
Posta un commento