mercoledì 8 novembre 2023

Intesa Sanpaolo cambia idea: ritirata la denuncia contro un attivista di Extinction

 

Intesa Sanpaolo, dopo essersi opposta alla richiesta di archiviazione del PM, cambia idea e ritira la denuncia contro un attivista di Extinction Rebellion. L’accusa era di violazione di domicilio, per essere entrato nel 2022 all’interno del grattacielo Sanpaolo e aver appiccicato con lo scotch alcuni volantini su vetrate e scrivanie.

Intesa Sanpaolo ha ritirato la denuncia nei confronti di un attivista di Extinction Rebellion. La decisione è giunta inaspettata martedì 24 ottobre, nel corso di una Camera di Consiglio che ha visto confrontarsi il pubblico ministero e gli avvocati di accusa e difesa.

La denuncia si riferiva a fatti risalenti al 2 giugno del 2022. Quel giorno, all’interno del grattacielo di corso Inghilterra, vi era uno degli incontri pubblici del Festival dell’Economia. L’attivista si era regolarmente registrato e, alla fine della conferenza, era salito in ascensore ai piani superiori per lasciare dei volantini sulle scrivanie e sui vetri, attaccandoli con del semplice scotch. Da qui la decisione di Intesa di denunciarlo per “violazione di domicilio” (art. 614 cp), reato punito con la reclusione da 1 a 4 anni. Nonostante la richiesta di archiviazione presentata dal magistrato “perché il fatto non sussiste”, Intesa si era opposta, decisa a portare l’attivista in tribunale. Ma nel momento decisivo, lo scorso martedì, la banca ha cambiato strategia.

«Portarmi a processo avrebbe costretto Intesa a doversi confrontare mediaticamente e nelle aule di tribunale con i dati relativi ai suoi stessi investimenti nell’industria fossile» afferma Pedro.  «Non proprio la migliore immagine per una banca che si racconta come la più sostenibile d’Italia». Sia nelle pubblicità che sul proprio sito, infatti, Intesa Sanpaolo si racconta come una banca estremamente attenta alla sostenibilità. Una narrazione che però è stata più volte messa in dubbio dai dati relativi ai suoi investimenti. Secondo un report pubblicato da Recommon e Greenpeace, intitolato “Intesa Sanpaolo. Contro il clima, l’ambiente e le comunità”, nel 2020 la banca torinese ha destinato 2,7 miliardi di euro di finanziamenti all’industria fossile [Greenpeace]. La principale banca italiana risulta essere, inoltre, uno dei finanziatori di diverse “bombe climatiche”, ovvero quei progetti che superano il miliardo di tonnellate di CO2 [Recommon] e nel 2022 è stata la 54esima banca nel mondo per investimenti nel fossile, con totale di circa 3,25 miliardi investiti [Altreconomia]. Gli ingenti investimenti della banca nella finanza fossile sono tali da aver spinto nove dei suoi maggiori investitori a chiedere un cambio di politica e l’azzeramento di qualsiasi supporto a progetti e aziende che non prevedano un abbandono del carbone entro il 2030 [Il Fatto Quotidiano].

«Sebbene questa vicenda si sia conclusa con un’archiviazione perché il reato non sussiste, mi rimane un po’ di amaro in bocca» aggiunge Pedro. «Perché continuano a sussistere i miliardi di investimenti di Intesa Sanpaolo all’industria fossile, gli stessi riportati nei volantini che ho distribuito al suo interno. E sono dati che raccontano una triste verità: questa banca sta letteralmente finanziando il collasso climatico».

Si conclude una vicenda legale durata due anni, con un’altra vittoria per Extinction Rebellion. Nel frattempo, mentre gli effetti della crisi climatica colpiscono sempre più frequentemente il territorio nazionale, le principali banche mondiali continuano a ignorare gli allarmi della comunità scientifica finanziando l’espansione dell’industria dei combustibili fossili.

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