venerdì 24 novembre 2023

Allevatori di sussidi: l’Abruzzo preda delle mafie - Giovanni Soini, Stefano Chianese, Filippo Zingone

 

Le organizzazioni criminali puntano all’accaparramento dei fondi Ue destinati all’agricoltura. Proviamo a fare luce sulle dinamiche predatorie e sui legami imprenditoriali della mafia dei pascoli

«C’è un assalto al territorio. Se non stai al gioco, ti fanno fuori da tutto». Sono le parole che un pastore, rimasto anonimo, riferisce a Lina Calandra, professoressa di geografia presso il Dipartimento di scienze umane dell’Università dell’Aquila, nel corso di uno studio condotto sul campo tra il 2017 e il 2020. La ricerca era partita in modo semplice: insieme al gruppo di lavoro del Laboratorio Cartolab del Dipartimento di scienze umane, la professoressa e i suoi collaboratori hanno intervistato più di 1.000 persone, tra figure istituzionali, pastori e professionisti. La domanda dei ricercatori è semplice: «Come va sul territorio per chi vi opera e per chi lo vive quotidianamente?». Una domanda che ha scoperchiato un vaso di Pandora e che ha portato Lina Calandra e i suoi collaboratori a imbattersi in una situazione che fino a quel momento non immaginavano.

Da quello che gli intervistati raccontano, sembrerebbe che la gestione dei terreni da pascolo sull’Appennino abruzzese sia spesso direttamente legata a imprenditori provenienti da fuori regione, che si appropriano di terreni minacciando e intimidendo i pastori locali. Diversi intervistati hanno raccontato di mezzi agricoli bruciati, animali uccisi e abbandonati, ma anche di minacce personali. L’obiettivo però, non è fare estorsione, né l’appropriazione in sé dei terreni. Secondo le testimonianze di molti intervistati, sarebbe piuttosto l’appropriazione dei fondi europei previsti dalla Pac, il Piano agricolo comune, una politica agraria comune a tutti i Paesi dell’Unione europea, gestita e finanziata con risorse del bilancio dell’Ue.

 

L'inchiesta in breve

·         In Abruzzo c’è una presenza criminale che punta all’accaparramento dei fondi europei destinati all’agricoltura. Una delle prime persone a denunciarlo pubblicamente è stata la professoressa Lina Calandra dell’Università dell’Aquila in una ricerca condotta tra il 2017 e il 2020

·         La professoressa ha parlato con diversi pastori che le hanno riferito di furti di bestiame, incendi e minacce. Questo la porta a individuare un sistema organizzato finalizzato all’accaparramento dei terreni e dei relativi sussidi europei che lega aziende del nord, sud e centro del Paese

·         Anche la consigliera De Felicis, del comune di Lucoli (Aq), ha notato delle irregolarità sul territorio riguardo la concessione dei terreni e l’uso improprio che di questi terreni viene fatto da imprenditori di fuori regione

·         Nel settembre del 2023 scatta l’operazione Transumanza. Condotta dalla Guardia di finanza di Pescara e diretta dalla DDA dell’Aquila, coinvolge 75 soggetti ed enti che avrebbero simulato il possesso dei requisiti necessari per ottenere la disponibilità di terreni e di corrispondenti titoli Pac, rilasciati gratuitamente dalla Riserva nazionale dei titoli ai nuovi giovani imprenditori agricoli

·         Già nel 2022 erano state emesse interdittive antimafia nei confronti di quattro aziende zootecniche abruzzesi, che avevano rivelato gli interessi di alcune consorterie criminali campane e pugliesi

·         Dall’analisi di IrpiMedia risulta, a partire dalle interdittive, l’esistenza di una struttura complessa e ramificata su scala nazionale che lega imprenditori attivi in diverse parti d’italia che, con diverse società, riescono ad aggiudicarsi l’uso di enormi quantità di terreni da pascolo tramite i quali incassare i fondi europei

Di truffe piccole e grandi sui fondi Pac ce ne sono state molte, nessuno però, in Abruzzo, immaginava che dietro queste truffe si nascondesse un sistema collaudato e organizzato.

«Diverse storie a livello giornalistico sono state scritte sulla situazione dei nostri pascoli, ma tutte con un taglio che minimizza il problema: qualche furbetto che intasca i fondi Pac» ma quello che lo studio in questione ha evidenziato «è un sistema organizzato a livello nazionale, altro che singoli furbetti», afferma la professoressa.

Dalla riforma della Pac del 2003 l’accesso ai sussidi ha sempre creato degli spazi grigi che lasciano la possibilità di appropriarsi in modo illecito degli aiuti europei al reparto agropastorale. Ma le interviste condotte tra il 2017 e il 2020 hanno rivelato un fenomeno ben più grave. «C’è mafia sul pascolo. I pascoli vengono presi da ditte prestanome, ma non puoi metterti di traverso perché ci passi i guai», afferma un intervistato. C’è mafia sul pascolo. Queste parole non potevano passare inosservate, soprattutto quando più di 200 intervistati fanno riferimento a un sistema mafioso e ad atti intimidatori e violenti. Ma in che senso «c’è la mafia»? Questa è la domanda alla quale la professoressa Calandra ha provato a dare risposta andando oltre il suo ruolo accademico…

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