Quando capitava che dicevo qualche assurdità mio padre mi diceva “Ma macu ses o pira bendes?”.
E’ un modo di dire sardo, che credo che sia legato al fatto che vendere
pere (un tempo) sarebbe stata cosa da matti. Pere, fichi, fichi d’india, more e
una lunga serie di frutti venivano offerti dalla natura, in questo giardino
rigoglioso che è l’isola di Sardegna.
Le pere, nel caso specifico, venivano innestate da tutti e le campagne
erano piene di peri selvatici. Ho sentito tantissime volte raccontare che in
passato le persone, per semplice passione di farlo, si mettevano a innestare
unu pirastru, in terreni pubblici, a beneficio di chi un domani avesse voluto
prendere un frutto. Forse anche per quello è nato questo detto.
Poco fa sono tornato dal supermercato e mi è, appunto, tornato in mente
questo modo di dire, notando quanto sono cambiati i tempi.
Le pere Conference (credo che ora sia anche la loro stagione) costano quasi
4 euro al chilo. Praticamente un euro l’una.
Il mango, frutto esotico che prima aveva prezzi proibitivi, costa quasi un
euro in meno delle pere.
Le banane, portate dall’altra parte del pianeta te le tirano addosso. Idem
per l’ananas.
Non so come sia successo – o meglio, lo so benissimo, ma non mi capacito di
come sia successo senza che reagissimo – ma abbiamo perso una civiltà che
godeva dei frutti della terra, sanos bonos e baratos, e siamo diventati
consumatori industriali di prodotti carissimi, che crescono sull’abero della
speculazione capitalista.
In televisione ci dicono di mangiare molta frutta e verdura, ma le classi
popolari possono farlo sempre meno. Ci dicono che bisogna consumarla perchè fa
bene alla salute, ma ogni giorno di più l’alimentazione sta invertendo i suoi
referenti tradizionali: oggi i ricchi mangiano frutta e verdura, mentre i
poveri mangiano carne e grassi in eccesso, unici alimenti accessibili a costo
della loro salute e a costo della devastazione del pianeta.
Nelle nostre campagne, abbandonate dai giovani partiti per cercare
sopravvivenza in qualche ristorante o catena commerciale, i fichi, le pere, i
fichi d’india, i cachi, cadono a terra e marciscono.
Nei nostri supermercati compriamo quegli stessi prodotti, spesso più
scadenti, ma importati dalla Grande Distribuzione e venduti a caro prezzo.
Quello che sta accadendo è insano, malato, assurdo, diabolico. E’ ingiusto.
Oggi mio padre mi avrebbe detto “Si la bendias tando, fis unu macu. Ma si
oje ti la còmporas a cuddu prètziu, sende chi in campagna si la mànican sos
puzones e si prùdicat in terra, tando ses macu duas bortas”.
E finas a cando amus a lassare sichire custu machìghine, semus macos duas,
tres, milli bortas. Totu cantos.
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