Secondo alcuni l’assegnazione del Nobel per la medicina è stata una scelta
politica, o meglio, la comunità scientifica è stata influenzata dagli interessi
delle aziende farmaceutiche. Probabilmente c’è della verità in queste
affermazioni, ma questo non implica che la scoperta scientifica non sia di
valore, o che tutti gli scienziati siano compromessi. Tuttavia è evidente che
durante la pandemia/sindemia non solo i media mainstream, ma anche le riviste
scientifiche hanno scelto cosa pubblicare non tanto sulla base dei criteri
della ‘evidence based medicine’ ma sulla base delle scelte istituzionali.
Ora che non c’è più quella pressione politica, molte istituzioni e società
scientifiche lo stanno ammettendo. Un esempio chiaro riguarda le evidenze che
dimostrano l’inefficacia delle misure non farmacologiche, come ad esempio le
chiusure delle scuole, che hanno causato danni enormi a ragazzi e ragazze.
Infatti, l’agenzia governativa per la sicurezza sanitaria nel Regno Unito ha
appena pubblicato un documento che esamina le prove di efficacia relative a
queste iniziative di contenimento (compreso l’uso generalizzato delle mascherine):
i numeri che confermerebbero l’adeguatezza di tali misure sono scarsi o nulli.
Ioannidis in un articolo magistrale sul fallimento della scienza durante la
pandemia/sindemia ha spiegato bene come la politica abbia avuto un’influenza
deleteria sulla scienza durante l’emergenza.
Il problema quindi non è se la ricerca scientifica a cui è stato assegnato
il Nobel sia o meno di valore, ma il fatto che il mainstream abbia
sistematicamente usato gli scienziati, prima e anche ora con il Nobel, per
blindare i suoi indirizzi politici ed economici.
Perché se è vero che i vaccini non bloccano le infezioni, e quindi il green
pass non aveva senso, bisognerebbe ricordare che gli studi sui vaccini non sono
stati disegnati dalle aziende farmaceutiche per dimostrare di essere in grado
di impedire il contagio. L’obiettivo dei trial era ridurre il rischio di
malattia (questo è stato dimostrato in modo consistente anche dagli studi
indipendenti). Tale scopo era ben noto a tutti, in primis ai
politici che hanno finanziato con soldi pubblici le aziende farmaceutiche per
quegli studi.
Quindi il problema non è che le multinazionali facciano i loro interessi
economici, ma semmai che i politici non facciano gli interessi dei cittadini. I
governanti hanno usato determinati scienziati e non altri per imporre politiche
autoritarie e discriminazioni insensate. E soprattutto per indirizzare le
risorse finanziarie solo in determinate direzioni, fare gli interessi di
determinate imprese, dal digitale alle case farmaceutiche, dando il colpo
finale al sistema sanitario nazionale.
In una situazione in cui i governi si occupano alacremente degli arsenali,
quando non ci sono soldi per curare le persone, è evidente che l’ultima
preoccupazione sia quella di reperire fondi per la ricerca scientifica
indipendente.
Il punto è che le domande necessarie per far fronte all’emergenza Covid-19
sono state risucchiate in un vortice, accantonate o sottostimate, per lasciar
spazio a un dibattito vaccinocentrico. Nemico dell’umanità o salvatore della
Patria, il farmaco di nuova generazione ha assunto rapidamente connotati
ideologici pericolosi.
Se è vero che i dati a disposizione stabiliscono che i vaccini si sono
mostrati utili, soprattutto per le persone fragili e gli anziani, dall’altra i
pericoli di miocarditi e altri effetti collaterali esistono in particolare per
giovani e giovanissimi. È importante quindi non banalizzare, ma tenere alta
l’attenzione e continuare a studiare, perché la campagna vaccinale italiana ha
seguito logiche controproducenti, talora dannose e quasi sempre foriere di
polarizzazioni assurde. Errori comunicativi e decisioni politiche azzardate
hanno intorbidito le acque producendo reazioni di disagio, sfiducia verso la
scienza, contestazione delle misure adottate. Capita, quindi, che le notizie di
improvvisi malori e fenomeni cardiaci abnormi, inducano alcuni ad attribuire
automaticamente questi episodi al vaccino, con la stessa sicumera con la quale
le istituzioni imponevano lockdown e vaccini a tappeto senza mai un
ripensamento. Per lavorare ad una critica costruttiva e articolata alla
governance pandemica è fondamentale non farci ipnotizzare dalla sola questione
del siero “salvavita”, per concentrarci sulla condizione rovinosa in cui versa
la sanità pubblica, sui limiti giganteschi della dipendenza degli stati dalle
multinazionali del farmaco, sulle diseguaglianze socioeconomiche che aggravano
sindromi e malattie dei cittadini esponendoli a grossi pericoli quando un
agente patogeno nuovo si diffonde, sul ruolo della medicina di prossimità e
sulla personalizzazione delle cure. Si tratta, in definitiva, di chiedersi
seriamente quali siano i vettori principali che operano nella fase autoritaria
del neoliberismo, per produrre azioni di protezione della salute pubblica e
della democrazia finalmente libere da sclerosi identitarie e certezze
monolitiche. Riscontriamo, infatti, un mortale effetto avverso scatenatosi a
seguito delle ben note vicende: la semplificazione brutale, che porta persone
anche intelligenti e sensibili a sventolare le bandiere del tifo da stadio.
Accade per tutto, anche per una semplice pubblicità o per la decennale guerra
in Palestina ed Israele, quindi è chiaro che il gioco delle contrapposte
fazioni sia la formula contemporanea di cui si serve il sistema dei mass media per
svuotare il conflitto politico e culturale di ogni radicalità simbolica e
concreta.
https://www.tabletmag.com/sections/science/articles/pandemic-science?fbclid=IwAR3xRpgNzeviqTDecqa_LTP0Rpb8UhVFHhttplucFJZr48EwCOjF1NEiq6k
https://www.gov.uk/government/publications/covid-19-non-pharmaceutical-interventions-to-reduce-transmission?fbclid=IwAR3bgiaCQQEUAl3ldIkr9TERVI1ix67wi4dMu08uLnCrjOMMW35OJ0Te0e
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