Secondo dati dell’Unione europea, in tutti i paesi europei le ragazze
e le donne in generale sono alla mercé di brutalità (malgrado i presunti
progressi tanto sbandierati). Nell’UE ogni giorno due donne sono assassinate
dal loro partener o ex (https://eige.europa.eu/gender-equality-index/2022/domain/violence). Una donna su 3 ha subito delle violenze sessuali e/o
psicologiche nel corso della sua vita. (https://fra.europa.eu/en/publication/2014/violence-against-women-eu-wide-survey-main-results-report). E questi dati sono solo la
parte visibile dell’iceberg (https://eige.europa.eu/newsroom/news/reported-cases-violence-against-women-reveal-only-tip-iceberg).
Tutte le forme di violenze sulle donne mirano
allo stesso obiettivo: costringerle all’assoggettamento totale al dominio
maschile a cui corrisponde anche il loro supersfruttamento al lavoro, i loro
salari sempre più bassi di quelli degli uomini (in media del 40%, a parità di
merito e persino anche con capacità superiori), un’inferiorizzazione che spesso
va insieme alle molestie e violenze sessuali.
Qualcuno ha invocato la pena di morte per gli
autori di femminicidio, ma è noto che tale pena non ha mai ridotto i delitti
efferati ma anzi li ha aumentati (basta vedere cosa ha prodotto la pena di
morte negli Stati Uniti che passano per una “grande democrazia”). E non si
tratta affatto di una necessaria “buona educazione”: la pedagogia serie serve, ma l’“educazione” genericamente intesa non ha mai aiutato a
liberarsi dalla violenza, dal razzismo ecc. Solo le pratiche concrete di vita
collettiva antagoniste alle violenze possono indurre a comportamenti umani
anziché all’opposto da assassini! Il patriarco-capitalismo uccide perché il
dominio è sempre violento e quindi -come suggerisce bene Lorenza Pleuteri-
uccide il subalterno, cioè anche maschio che non subisce passivamente; si pensi
ai tanti casi di operaie o operai / immigrate o immigrati uccisi (fra i quali
il caso di Ion Cazacu vedi libro di Dario Fo Un
uomo bruciato vivo o i 119 polacche e polacchi
torturate/i e uccise/i). Lasciano perplessi quei
progetti che alimentano l’illusione di “nuovi modelli di mascolinità,
d’educazione all’emotività ecc.”. No, l’amore
non fa rima con proprietà, è l’antitesi! (qui è una critica alla recensione
del film di Soldini e
Mainardi sul progetto Zeus).
Tutti gli esseri umani fanno sempre parte di
“cerchie di riconoscimento sociale e morale” (Simmel). È in queste cerchie che
si forgiano la mentalità, i “valori”, le categorie negative e positive. Un
soggetto sociale che diventa capace di un assassinio efferato è sicuramente uno
che sguazza in un universo che condivide questi comportamenti come possibili e
persino legittimi (al pari del mafioso che squaglia nell’acido il bambino
pensando magari che sia una legittima sentenza …). E non dimentichiamoci poi
che c’è anche la variabile della follia omicida che però non è mai scusabile,
né un attenuante, perché per arrivare a questa follia si segue sempre un dato
percorso che vi conduce … E non dimentichiamo neanche che il carcere non può
mai essere capace di risocializzare e reintegrare nella società nel rispetto
assoluto di ogni essere umano! Per i casi estremi come il femminicidio ci
vorrebbe una specialissima seria terapia socio-psicologica sicuramente in luogo
di detenzione probabilmente di lunghissima durata.
L’omicidio di una dirigente di polizia da
parte di un suo collega che poi s’è suicidato non è casuale (lo descrive bene Lorenza
Pleuteri qui). Perché nelle polizie non c’è
alcun controllo della cosiddetta personalità e ci sono quasi unicamente
psicologi sempre “comprensivi” e leccapiedi dei vertici e del “corpo”. L’assassino
della povera Giulia Tramontano ha detto subito che l’unica cosa che avrebbe
dovuto fare era suicidarsi … proprio perché è ovviamente incapace di
intravedere un futuro umano.
È sacrosanta la scritta: “il maschio violento
non è malato, è il figlio sano del patriarcato” (meglio dire del
“patriarco-capitalismo”). Il dominio maschile nasce nella preistoria quando
alcuni uomini acquisiscono le capacità di diventare aggressivi, di costruirsi
armi per cacciare e DOMINARE … Da allora chi non ha armi, chi non è aggressivo,
non diventa dominante ma dominato … La subalternità delle donne è paradigmatica
del dominio di pochi sulla stragrande maggioranza sfruttata se non schiavizzata
… E il dominio è sempre violento sebbene possa articolarsi con momenti soft o
paternalisti (come appunto è comunemente il dominio maschile! (vedi il
libro Sociologia e
antisociologia).
Nel libro Polizie, sicurezza e
insicurezze si smaschera anche la
pseudo-psicologia che impera nelle polizie e che peraltro è conferita a
psicologi o psichiatri di assai dubbia affidabilità. Fra questi un abile
impostore, nonché condannato per molestie
sessuali (e poi anche in
Cassazione -vedi Repubblica-Genova-Cronaca del 13/06/2014, p.IX) ma considerato
“Il neurologo” e “medico capo della Polizia di Stato”, oltre che “medico capo
del Servizio sanitario della Polizia di Stato”, (vedi nel libro già citato
dalla fine di p. 190 sino alla fine di p. 193 e in particolare la nota 11).
Ancora oggi (maggio 2023) questo signore è accreditato come illustre dirigente medico e si
fa passare per prof. associato
dell’Università di Genova1,
il che è del falso!
I casi di operatori delle polizie che
diventano assassini e fra l’altro autori di femminicidi confermano che si
tratta di persone del tutto simili ai maschi con cui probabilmente condividono
cerchie di appartenenza amicale, quindi persone che non dovrebbero
assolutamente essere titolari di una funzione pubblica quale quella di
operatore di forze di polizia, dotato di armi! Si immagini poi come un soggetto
come il dirigente di polizia condannato per molestie sessuali possa
eventualmente trattare una donna che chiede protezione perché vittima di tale
genere di molestie o perseguitata o oggetto di brutalità e persino minacciata
di morte dal partner!!!! La verità è che nelle polizie non c’è alcuna seria
valutazione della cosiddetta personalità dell’operatore né al momento del
reclutamento, né dopo … Gli psicologi delle polizie sono quasi sempre dei
leccapiedi dei vertici e del “corpo” per il quale prestano il loro servizio
immancabilmente compiacente … L’operatore è reclutato innanzitutto per caratteristiche
fisiche e diciamo di aggressività, sicuramente MAI per il suo pieno e
comprovato rispetto di tutti gli esseri umani e quindi innanzitutto delle
donne, dei bambini, degli immigrati (su come sono trattate le donne in polizia
e le angherie, le “avances”, le molestie se non le violenze sessuali che sono
costrette a subire se vogliono far carriera, vedi anche Polizia
postmoderna, p.81-90).
È allora evidente che solo
RARAMENTE le donne possono contare sulla protezione istituzionale (delle
polizie e della magistratura) e degli uomini in generale. Nella maggioranza dei
casi, nelle istituzioni dello Stato, gli uomini e persino buona parte delle donne
-che hanno interiorizzato la logica maschilista- non fanno che reiterare
“spontaneamente” il pensiero dominante che è quello del dominio maschile,
appunto perché è parte integrante del patriarco-capitalismo che lo Stato è
tenuto a tutelare! (così come altre istituzioni fra cui quelle di tutte le
religioni). In altre parole, come hanno sempre affermato le femministe
coerenti, la tutela delle donne può essere assicurata solo da donne (a
condizione che siano assolutamente antagoniste al dominio maschile). Le donne
non hanno bisogno di essere difese dagli uomini. Gli uomini che non sono nemici
delle donne sono solo quelli che praticano con coerenza l’antagonismo al
patriarco-capitalismo oggi incarnato dal liberismo e quindi l’assoluto rispetto
di ogni essere umano.
1 https://www.anconatoday.it/cronaca/incontro-polizia-stress-disagio-psicologico.html
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