Nel febbraio 2021 ho condiviso sul manifesto sardo con Gisella Trincas il mio stupore e disappunto riguardo alla cinica e sconsiderata richiesta della ASL di Cagliari di sfrattare l’ASARP dalla Cittadella Universitaria di Cagliari.
Ho sperato che sia sul piano istituzionale che
giuridico tutto rientrasse. Ho pensato, ingenuamente, ad un ripensamento, data
l’assurdità di una decisione profondamente contraria ad una logica non solo di
difesa di diritti e doveri in ambito socio-sanitario, ma anche di proficua alleanza
strategica tra operatori e associazioni di familiari (sulla base di norme e pratiche universalmente
collaudate e raccomandate in qualunque contesto sanitario).
Oggi apprendo che lo sfratto è divenuto definitivo e
inappellabile e provo un profondo sconforto, soprattutto pensando a quanto tale
associazione ha rappresentato e continua a rappresentare per pazienti e loro
familiari:
l’ASARP, associazione sarda di familiari e
persone con disagio mentale, nata negli anni ’80 allo scopo di favorire la
realizzazione della riforma psichiatrica basagliana, sancita definitivamente
nellalegge nazionale 833/’78, aveva conquistato il diritto di
operare in locali della cittadella sanitaria, in via Romagna a Cagliari,
adiacenti ad uno dei Centri di Salute Mentale di Cagliari nel 2007. Tale
riconoscimento doveroso faceva seguito all’impegno da sempre dimostrato
dall’Associazione, alla guida di un forte coordinamento nazionale (UNASAM) e con
riconoscimenti oltre i confini, nel favorire alcuni degli obiettivi cardine delprogetto obiettivo dell’OMS per la
salute mentale: interventi
di risocializzazione e di inserimento abitativo, (con la costituzione, tra
l’altro, di due cooperative), impegno costante nella lotta allo stigma e nella
prevenzione primaria e secondaria del disagio psichico, promozione del
protagonismo delle famiglie accanto e in raccordo con gli operatori dei
servizi, utilizzo di lavoro, arte e cultura come strumenti fondamentali di
crescita e protagonismo sociale. E da non scordare il fondamentale apporto a
livello nazionale per la chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari.
La sua prassi incisiva e concreta ha fatto sì che
l’ASARP raggiungesse, a livello locale, dei traguardi ambiti, tra i quali la
costituzione della prima casa famiglia nel comprensorio cagliaritano,
“CasaMatta”, ha cui ha fatto seguito l’apertura della comunità cittadina
“Franca Ongaro Basaglia”, ottimamente inserita nel contesto urbano (purtroppo
anch’essa sotto attacco: “dal gennaio 2023 la Asl non paga
le prestazioni e gli operatori della comunità non ricevono la retribuzione,
senza nessuna risposta da parte della Regione e della Asl”.
Ovviamente, la gravità di questo atto violento e
cinico di abbandono nei confronti di portatori di diritti essenziali prescinde
da qualsiasi pretestuosa e strumentale motivazione. Si colloca invece molto
bene in un contesto di ritiro globale dell’istituzione sanitaria dalle sue
finalità e doveri, e in particolare dall’impegno pubblico per la salute nel
territorio. E, soprattutto riguardo alla salute mentale, si inquadra nel
processo di passaggio dalla cura, a cominciare dall’accoglienza
socio-psicoterapeutica, all’in-curia, che contempla il rifiuto, il
ri-trincerarsi dietro i muri delle recinzioni murarie, quelle materiali
(ospedali e comunità private per lungodegenze di stampo manicomiale) e quelle,
emblematicamente “rassicuranti” (secondo una visione socialmente e
politicamente angusta e repressiva centrata sul “controllo” e “sicurezza”),
attraverso l’esclusivo ricorso ai farmaci. A scapito della salvaguardia nella
comunità reale dei principi imprescindibili della prevenzione e riabilitazione
di qualsiasi malessere, specialmente psicologico (principi cardine
costituzionali e della ricordata legge 833).
Un evento, purtroppo, più che annunciato, parte del
progetto generale di disinvestimento governativo che punta allo sgretolamento
della sanità pubblica nella sua globalità a favore del privato: un piano inclinato destinato a
produrre l’ulteriore e completa dissoluzione del SSN. In tale contesto, la realizzazione
di un’autonomia differenziata accentuerà le differenze con un definanziamento
che costringerà sempre di più i cittadini (coloro ancora in grado di farlo) a
pagare le cure di tasca propria.
Tutto ciò accresce anche la consapevolezza che, come
sempre in questi casi, ad emergere sono le debolezze, le gravi fragilità
strutturali di un sistema di potere che è sempre più clamorosamente nudo e,
soprattutto, “fuori luogo” in una repubblica dove le leggi democratiche
fondanti costituzionali vanno in ben altra direzione. Questa maggiore
consapevolezza può e deve prevalere su “l’apparente rassegnazione –
al contrario di quanto accade negli altri paesi” E determinare un intervento
forte e diffuso che riporti il sistema della salute mentale entro le regole
fondate dalla riforma Basaglia.
Un motivo importante per partecipare tutti alle lotte
che l’ASARP chiederà di sostenere per riaffermare il diritto alla cura e alla
solidarietà in un settore così delicato e cruciale per la definizione del
livello di civiltà di un popolo. Un’imminente preziosa opportunità è la grande
manifestazione a favore della Sanità Pubblica che avrà luogo, come in tutto il
territorio nazionale, a Cagliari il 24 giugno.
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