lunedì 24 ottobre 2022

I prezzi di gas e luce diminuiscono. È finita la speculazione? - Remo Valsecchi

 

La farsa continua. Nessuno, o quasi, ha mai voluto ammettere che quanto sta accadendo dal giugno 2021 con la luce ed il gas è stato causato solo dalla speculazione (abbiamo dedicato sul punto il dossier “Carissimo gas”). Si è sempre cercato di camuffare la realtà con motivazioni e riferimenti esterni che non esistono, forse perché non era possibile mettere in luce un grossolano errore di sistema, quello voluto dall’Europa dei Trattati, o forse non si poteva riconoscere di aver fatto un gigantesco favore ai mercati finanziari, che mercati non sono, favorendo la ricchezza di pochi al prezzo di un aumento della povertà dei tanti.

Adesso, però, i prezzi diminuiscono e, quindi, la politica dimentica gli eventi che avrebbero provocato gli aumenti e si prende il merito spiegando che la diminuzione è merito dei provvedimenti che l’Unione europea starebbe adottando. Un falso prima e un falso adesso. La speculazione, anch’essa, è condizionata dalla domanda e dall’offerta, più alta è la domanda più alta è la speculazione, più bassa è la domanda, inferiore è la speculazione. L’offerta, nel settore dell’energia, è ininfluente essendo costante negli anni e con un andamento ripetitivo anche nei mesi. Lo conferma il bilancio energetico, aggiornato mensilmente dal ministero della Transizione ecologica.

I contratti di importazione sono di due tipi, quello spot, ossia riferito a un’operazione entro tre mesi, e quello “long term”, regolato da contratti ultra-annuali con prezzi fissati e indicizzati al costo del petrolio (Brent). I primi sono effettuati nelle Borse europee, il 2,8% del totale secondo la relazione al Parlamento e al governo di Arera e, comunque, entro un massimo del 12% del totale, limite sempre indicato da Arera nella relazione e riferito al totale de contratti con durata inferiore all’anno.

Sono i contratti spot a provocare l’aumento dei prezzi e la speculazione anche se, poi, gli importatori con contratti long term si accodano e attraverso società, magari controllate, fornitrici dell’utente finale, vendono allo stesso con il prezzo fissato dai mercati finanziari. Questa è la ragione degli utili lordi di Eni aumentati trimestralmente di tre volte dal settembre 2021 rispetto a quelli precedenti, e parliamo di miliardi di euro. Appena disponibile, entro la fine ottobre, faremo un’analisi dei risultati del terzo trimestre.

Perché in ottobre i prezzi sono in forte ribasso? Sempre e solo per il procedere della domanda che, come conseguenza di un andamento climatico favorevole, si è ridotta e gli importatori spot che, con il meccanismo dei derivati future, hanno acquistato ad agosto, il mese con il prezzo medio mensile più alto dal giugno 2021, e hanno fatto il pieno ma non consegnano perché gli utenti non hanno ancora acceso i termosifoni, non stanno cioè acquistando. Non è un caso che il prezzo si stia riducendo: è l’effetto della regolazione naturale del mercato, quello appunto della domanda e dell’offerta. Se gli importatori spot riducono la domanda i mercati finanziari stagnano e la maggior parte del gas importato finisce negli stoccaggi che ricevono senza pagare alcun prezzo, anzi facendo pagare l’uso dell’impianto di stoccaggio.

Questo non significa che i prezzi non torneranno a risalire, anzi è molto probabile che questo avvenga se le condizioni climatiche saranno meno favorevoli delle attuali.
Tradotto: i provvedimenti dei nostri politici, sia nazionali sia europei, non serviranno a nulla e potremmo trovarci ancora nella stessa situazione di agosto, del resto i “picchi” di prezzo, dal giugno 2021, si sono ripetuti ogni tre o quattro mesi e ogni volta sono stati più alti dei precedenti. Solo una soluzione può bloccare questa drammatica e vergognosa vicenda: bloccare le importazioni spot e conseguentemente chiudere i cosiddetti mercati finanziari. Ogni operazione diversa non risolverà il problema e gli utenti continueranno a essere ingannati e soffrire un’inflazione sempre più alta. La mia preoccupazione è dovuta alla poca credibilità di una classe politica che discute del nulla e dalla cui volontà dipende la soluzione.

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