Scoprire il territorio, cercare benessere fisico ed emotivo, promuovere stili di vita alternativi. Dopo la pandemia sonoaumentate le persone che percorrono a piedi itinerari storici, religiosi o naturalistici.
Fausto e Anna Maria sono due pensionati di
Lodi. Lei ha 77 anni e lui 76. Sposati da cinquantuno, nel caldo eccezionale di
maggio 2022 camminano insieme nei pressi del campo sportivo di Monzuno,
sull’Appennino bolognese. Stanno percorrendo la seconda tappa della via degli
Dei. “Andiamo in montagna da sempre, ma questo è il nostro primo cammino”,
raccontano. Sono ben attrezzati: scarpe da trekking e zaini comodi.
L’itinerario che hanno scelto – 125 chilometri tra piazza Maggiore, a Bologna,
e piazza della Signoria, a Firenze – è diventato in pochi anni il più popolare
dei cammini italiani: nel 2021 lo hanno percorso almeno 10mila persone, più del
doppio rispetto al 2019, prima della pandemia. La via degli Dei può essere
percorsa in cinque o sei giorni.
Non è ancora estate, ma in poche ore da
Monzuno passano decine di persone a piedi, dirette, come Fausto e Anna Maria,
nel capoluogo toscano. Molti sono giovani, che si muovono in gruppo, in coppia
o da soli. Dario, 59 anni, cammina con Federico e Marco, due ragazzi che
giocano a calcio nella squadra che allena. “Volevo farlo da solo, partivo per
un’esigenza mia, ma prima l’uno e poi l’altro mi hanno chiesto di unirsi”,
racconta.
“Sono mesi che il 2 giugno facciamo il
tutto esaurito”, racconta Lilith Meier. Ha 31 anni, è nata a Torino e si è
trasferita a Monzuno per gestire il rifugio Acatù, “a casa tua”, in dialetto,
con il compagno Nicola Boreali. Hanno aperto nell’estate del 2021. “Cinque anni
fa ho fatto il cammino di Santiago. Tornata in Italia ho cominciato a esplorare
la via degli Dei. Mancava un’accoglienza economica e comunitaria, strutture
come quelle che avevo incontrato nel nord della Spagna. C’erano solo
bed&breakfast, ma cari, e non offrivano la possibilità di creare un clima
di fratellanza tra camminatori, per esempio mangiando tutti insieme. Le persone
che camminano, anche se non si conoscono, condividono un pezzo di vita e si
scoprono simili in cammino. Qui da noi, per esempio, a cena sediamo tutti alla
stessa tavola”, spiega.
Ad Acatù chi ha la tenda può dormire anche
per cinque euro a notte. Ne spende dieci se sceglie di dormire nelle tende che
Lilith e Nicola hanno sistemato in giardino. Il loro progetto deve molto a
ReStartApp, un percorso di formazione residenziale della Fondazione Edoardo
Garrone nato per accompagnare giovani che vogliono avviare un’attività
d’impresa nel territorio appenninico. Il campus offre competenze gestionali per
far maturare e rendere concrete idee o aspirazioni. Lilith ha partecipato
all’edizione 2020: “Stavo per partire per l’India, per un lavoro nella
cooperazione internazionale”, racconta. È rimasta in Italia, invece,
trasformando in impresa, grazie al campus, un desiderio che aveva maturato nel
tempo: “A sedici anni dicevo che da grande avrei aperto un ostello. Sulla via
degli Dei abbiamo preso l’anno perfetto, il 2021”.
Storia e natura
Lilith ha ragione: ad aprile l’editore
Terre di mezzo ha presentato il dossier Italia, paese di cammini. I dati, che
sono liberamente consultabili su terre.it, dicono che nel 2021 si è tornati a
camminare in Italia, e più di quanto si facesse prima della pandemia. Il
dossier è costruito raccogliendo le informazioni dalle associazioni e dagli
enti che rilasciano credenziali e testimonium, cioè i documenti di partenza e
di arrivo dei cammini. Le credenziali distribuite l’anno scorso sono state
59.538 (su 49 cammini), contro le 45.472 del 2019. Nel 2020, con la primavera
duramente segnata dal covid, le credenziali rilasciate erano state 38.624. Ma
il dato è misurato per difetto e probabilmente i camminatori sono almeno il 30
per cento in più. Non tutti infatti chiedono la credenziale, e dei 79 cammini
censiti in Italia nel 2021 solo 49 registrano le credenziali distribuite.
“Se devo indicare un momento di svolta,
credo sia il 2016. Il ministro della cultura Dario Franceschini lo proclamò
anno dei cammini d’Italia. Fino a quel momento, nessuno sapeva cosa fossero”,
ricorda Miriam Giovanzana, direttrice editoriale di Terre di mezzo. “Negli anni
successivi i numeri sono aumentati in modo costante, con tanti cammini che
continuano a nascere e sempre più persone che li percorrono. Avevamo il timore
che ci sarebbero stati più cammini che camminatori, ma possiamo affermare con
certezza che non è così”.
Oggi chi vuole camminare ha la possibilità
di scegliere un itinerario su misura, dedicando all’esperienza venti giorni
oppure cinque e valutando il dislivello. Tra marzo e aprile del 2022, 1.821
persone hanno risposto al questionario online proposto da Terre di mezzo per
ricostruire l’identikit, le scelte e i bisogni dei camminatori. Più della metà
è nella fascia tra i 51 e i 70 anni di età, ma tra quelli che nel 2021 hanno
percorso un cammino per la prima volta cresce il numero dei ventenni e dei
trentenni (il 35 per cento, contro il 23,2 per cento sul totale). Chi si muove
lo fa per scoprire il territorio, cercare benessere emotivo, stare in mezzo
alla natura. Accanto agli itinerari storici, come la via Francigena, che
ripercorre il cammino del vescovo Sigerico per tremila chilometri da Canterbury
a Roma e poi fino al Capo di Leuca, in Puglia, ne sono nati di nuovi, a
carattere religioso, storico ma anche civico.
Dal basso
Nel 2012 per esempio è stato inaugurato il
cammino di San Benedetto, che unisce i tre monasteri a cui è legata la vita del
monaco cristiano vissuto tra quattrocento e cinquecento dopo Cristo, da Norcia
(provincia di Perugia) a Cassino (provincia di Frosinone) passando per Subiaco
(provincia di Roma). Tra Modena e Massa si può invece fare un cammino storico
percorrendo la via Vandelli, una strada leggendaria, la prima dell’illuminismo,
progettata e costruita dall’ingegnere Domenico Vandelli dopo che nel 1741 il
ducato Estense aveva conquistato uno sbocco sul mar Tirreno: sull’Appennino e
sulle Alpi Apuane per lunghi tratti si cammina ancora sul selciato originale.
Un’altra tipologia è quella dei cammini nati dal basso e che possono essere
definiti “intenzionali”. Come il cammino delle Terre mutate, che tra Fabriano e
L’Aquila unisce nell’Italia centrale gli epicentri dei terremoti più devastanti
degli ultimi quindici anni. Camminando nel maceratese tra Camerino, il
santuario di Macereto, Visso, Ussita e Castelsantangelo sul Nera salta agli
occhi la tragica attualità delle scosse del 2016.
“Il cammino della Terre mutate ha portato
turismo, persone capaci di adattarsi, l’unica possibilità dopo la fase
d’emergenza, senza strutture ricettive né servizi”, racconta Chiara Caporicci,
presidente dell’associazione C.a.s.a. (Cosa accade se abitiamo), referente per
il cammino a Ussita. “Per noi ha rappresentato uno spazio per entrare in
contatto con altre realtà del territorio e fare rete. Da qui è nata
l’esperienza di It.a.cà Monti Sibillini”, il festival del turismo responsabile
(nel 2022 è in programma tra il 13 e il 16 ottobre).
Alcuni vivono il cammino come una forma di
resistenza. Come scrive Lorenzo Guadagnucci nel libro Camminare l’antifascismo
(Gruppo Abele 2022), “nella società dell’eterno presente e del consumo
accelerato, camminare diventa un atto politico, una piccola embrionale
sovversione”. Il libro raccoglie le riflessioni sviluppate da Guadagnucci
durante la camminata per la pace da Monte Sole a Sant’Anna di Stazzema, tra
l’Emilia e la Toscana, nei luoghi della resistenza e dove si svolsero le stragi
di civili più feroci del periodo della guerra di liberazione. La camminata è
organizzata dall’Associazione nazionale partigiani d’Italia (Anpi) e quest’anno
si tiene dal 6 al 12 agosto, giorno dell’eccidio di Sant’Anna di Stazzema.
Anche la via degli Dei è stata un cammino
di denuncia. Inaugurata da un gruppo di soci bolognesi del Club alpino italiano
(Cai) che volevano raggiungere Firenze per mangiare una bistecca alla
fiorentina dopo aver camminato su un tracciato storico già percorso dagli
etruschi e dai romani, negli anni ottanta e novanta – con l’avvio dei cantieri
per l’alta velocità tra Bologna e Firenze e della cosiddetta direttissima
dell’Autosole e i relativi problemi ambientali – diventò un modo per
“promuovere la lentezza lungo l’itinerario che più rappresenta l’essenza e il
bisogno di velocità, perché quando si ‘blocca’ la Bologna-Firenze si ferma il
paese”, racconta la scrittrice Simona Baldanzi. Baldanzi vive in Mugello e nel
2014 ha descritto questo territorio nel libro Il Mugello è una trapunta di
terra. A piedi da Barbiana a Monte Sole (Laterza).
A questa nuova costruzione di una cultura
del camminare ha contribuito senz’altro anche il giornalista Paolo Rumiz, che
nell’estate del 2015, con l’aiuto del più grande camminatore italiano, Riccardo
Carnovalini, ha raggiunto Brindisi a piedi da Roma, raccontando quel viaggio
lungo la via Appia giorno per giorno sulla Repubblica. Un “tentativo di
restituire al Paese questo straordinario bene abbandonato e farne il cammino di
Santiago d’Italia”, ha scritto Rumiz.
Pochi mesi dopo Franceschini ha istituito
l’anno dei cammini. Il suo ministero ha anche finanziato lo sviluppo di alcuni
itinerari. “La dimensione culturale del camminare è ormai parte del nostro
quotidiano. Servono una legge e un piano organico, anche per utilizzare al
meglio le risorse pubbliche destinate allo sviluppo della ‘rete’ di itinerari”,
spiega Paolo Piacentini, presidente onorario di Federtrek e dal 2013
consigliere per i cammini e gli itinerari culturali del ministro della cultura.
Fa riferimento al testo depositato al senato nell’agosto del 2021, primo
firmatario il senatore toscano Riccardo Nencini. Il primo articolo del testo
sancisce che “la Repubblica promuove i cammini come itinerari culturali, al
fine di assicurare la tutela e la valorizzazione del patrimonio
storico-culturale diffuso su tutto il territorio nazionale attraverso percorsi
connotati da valori culturali d’insieme”. Assegnato alla commissione istruzione
pubblica e beni culturali, il disegno di legge è in lettura dal mese di aprile.
Il testo prevede anche una mappatura ufficiale – la creazione di un atlante dei
cammini d’Italia – e il riconoscimento della qualifica di “cammino d’Italia”.
Strumenti che servono a definire un
fenomeno “ormai uscito da un’epoca pionieristica, e a cui anche le istituzioni
devono necessariamente guardare in un’ottica di sviluppo”, sottolinea
Giovanzana. Se nel 2017 erano state distribuite 23.547 credenziali, nel 2022
saranno probabilmente il triplo: “Il desiderio di stare all’aria aperta che
abbiamo sentito un po’ tutti dopo i lockdown è una spinta, ma la crescita è
stabile e finalmente osserviamo un impegno da parte delle istituzioni: oltre al
ministero, ogni regione si è confrontata, con più o meno competenza, sul tema
dei cammini, che considerano ormai un bene importante, non so se dire
addirittura strategico”, sottolinea Giovanzana.
Un processo lungo
Il bene di cui parla Giovanzana racconta
di nuovi stili di vita e modi di fare vacanza, che tengono insieme prossimità
ed esigenze economiche. Senza considerare le emissioni di gas serra risparmiate
evitando gli aerei low cost o i voli intercontinentali.
Un’altra storia da raccontare è quella di Settimio Rienzo. Nato a Padula, in provincia di Salerno, dopo la laurea in scienze politiche ha vissuto in America Centrale, lavorando prima con la Caritas e poi con un’organizzazione locale in un progetto per il rafforzamento delle basi organizzative degli indigeni queq’chies in Guatemala. Tornato in Italia si è occupato di sviluppo locale, poi l’esperienza centroamericana lo ha aiutato a maturare un progetto “civico, che servisse al territorio e alla sua identità e che valorizzasse le comunità locali, a basso impatto”, racconta. Con il marchio Cammini bizantini ha sviluppato alcuni itinerari storici e naturalistici nel suo territorio. Il più importante è il cammino di San Nilo, che tra Sapri e Palinuro, nel Cilento italogreco, permette di scoprire gli eremi in cui vivevano i monaci basiliani in otto tappe per circa 103 chilometri. Si attraversa il territorio del Parco nazionale del Cilento e del Vallo di Diano.
“Vedo molti lati positivi in questo boom”,
dice Luigi Nacci, camminatore ma anche guida della Compagnia dei cammini e
autore di Non mancherò la strada. Che cosa può insegnarci il cammino (Laterza
2022). “Molti si cimentano con questa esperienza, scoprono i territori, ne
interrogano le trasformazioni. Nell’estate dopo il primo lockdown ho visto un
sacco di giovani che non potendo uscire dall’Italia hanno ripiegato su quel
tipo di vacanza, un’esperienza di trasformazione molto importante”. Secondo
Nacci, però, il successo ha anche qualche risvolto negativo: “Nascono cammini
che non hanno nessuna tradizione né visione, sono degli ‘specchietti’ per
attirare persone in un territorio. Per me un cammino non esiste se non è stata
costruita una rete d’accoglienza ed è un processo lungo. Non servono
credenziali di ogni tipo (nel pellegrinaggio medievale il viandante analfabeta
lo mostrava come documento negli ospitali) se poi ci si affida a un tour
operator che porta il carico da una tappa all’altra. Il rischio”, conclude Nacci,
“è la banalizzazione di un’esperienza di rottura”.
Da sapere
Passo dopo passo
Oltre a quelli citati nell’articolo, ecco
cinque cammini adatti a tutti:
Cammino di Oropa: quattro tappe da
Santhià (Biella) al Santuario di Oropa, 65,1 chilometri, camminodioropa.it
Via di Francesco: otto tappe da La Verna
(Arezzo) ad Assisi (Perugia), 189,28 chilometri, viadifrancesco.it
Kalabria coast to coast: da Soverato
(Catanzaro) a Pizzo Calabro (Vibo Valentia), tre tappe per 55 chilometri, kalabriacoasttocoast.it
Via Matildica del Volto Santo: undici tappe tra
Mantova e Lucca, 285 chilometri, viamatildica.it
Cammino Materano-via Peuceta: sette tappe tra Bari a
Matera, 170 chilometri, camminomaterano.it/via/1/via-peuceta
Nessun commento:
Posta un commento