Ieri sera, il governo ha approvato il nuovo Decreto Bollette, un pacchetto di misure per contenere l’aumento dei prezzi energetici. Il testo pubblicato in Gazzetta Ufficiale ricalca perfettamente quello delle bozze circolate nei giorni precedenti, con un’eccezione. Dal decreto sparisce infatti l’articolo 5, che prevedeva l’applicazione di una tassa sui cosiddetti extra-profitti conseguiti dalle imprese che importano gas in Italia a un prezzo molto più basso di quello di vendita.
Più
precisamente, il prelievo veniva calcolato a partire dalla differenza tra il
prezzo finale di vendita del gas e il costo di approvvigionamento medio per le
aziende che hanno stipulato contratti di importazione di lungo termine. La
norma dunque interessava soprattutto Eni, che si approvvigiona per oltre la
metà del gas che rivende in Italia attraverso contratti di questo tipo, come
quelli con Gazprom e l’algerina Sonatrach.
L’aliquota
prevista per la tassa era già piuttosto modesta, pari al 10%, ma forse era il
principio stesso a essere ritenuto inaccettabile dalla principale
multinazionale italiana. Gli accordi siglati negli ultimi mesi con Algeria,
Egitto, Congo, e Qatar sono destinati a far lievitare la quota di gas che Eni
importa mediante contratti long-term. Una tassa sui profitti
derivanti da tali contratti, seppure esigua, avrebbe introdotto un precedente
fastidioso per il Cane a sei zampe.
Così durante
il Consiglio dei ministri di ieri, il governo ha cancellato l’articolo 5 dal
decreto, senza fornire alcuna spiegazione a riguardo.
Nel primo
trimestre del 2022, Eni ha generato ricavi per oltre 700mila euro al minuto, e
quadruplicato l’utile operativo, ora attestatosi a 5,2 miliardi, rispetto
all’anno precedente. Viceversa, a causa dei rincari in bolletta, quasi il 10%
delle famiglie italiane versa in condizioni di povertà energetica. La
percentuale sale drammaticamente nelle regioni del Sud Italia.
Sarà ora
interessante conoscere dal governo le motivazioni che hanno portato allo
stralcio della norma. Intanto, ieri scadevano i termini per il pagamento della
prima rata della tassa sulle compagnie energetiche approvata lo scorso maggio
con il Decreto Aiuti, anche questa contestatissima dalle aziende che hanno
promesso di dare battaglia.
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