Chiesta la condanna di 19 attivisti per l'occupazione
di edifici pubblici destinati all'accoglienza di persone migranti, ma con le
attenuanti dovute allo spirito solidale dell'azione
Non siamo ancora proprio ad una piena depenalizzazione
della solidarietà, ma quasi. La Procura di Torino ha chiesto la condanna di 19
persone per aver occupato una casa e i locali di una chiesa per ospitare
migranti che cercavano di passare in Francia. Tuttavia, il pubblico ministero
ha chiesto al tribunale di considerare che gli occupanti abusivi fossero
motivati da «ragioni umanitarie».
Il Pm Giuseppe Drammis ha chiesto pene detentive
tra i sette e gli 11 mesi per 19 persone che avevano occupato una casa e le
stanze di una chiesa per ospitare i migranti.
Allo stesso tempo ha fatto presente alla corte
che gli imputati avevano agito per «motivi umanitari» e che questo dovrebbe
essere considerato come una circostanza attenuante nella loro condanna.
A partire dal 2018, gli attivisti che soccorrono le
persone migranti hanno occupato un'ex casa di riposo sulla statale 24 e i
locali di una chiesa a Claviere in valle di Susa per ospitare i migranti che
cercavano di attraversare il confine.
Gli edifici sono stati trasformati in un rifugio
autogestito, con l'obiettivo di assistere i migranti che si trovavano a
transitare nell’attesa di proseguire il proprio viaggio verso la Francia.
Per questo motivo, ha detto il procuratore, i 19
dovrebbero essere condannati, anche se il fatto che abbiano agito per motivi di
particolare valore sociale e morale dovrebbe essere riconosciuto come un
fattore attenuante.
«È vero che le due strutture occupate sono state
utilizzate come sede di manifestazioni di protesta contro le politiche
governative sulla gestione dei flussi migratori», ha osservato il procuratore.
«Tuttavia, va riconosciuto l'obiettivo di fornire
assistenza. Sono state aiutate persone in condizioni di estrema difficoltà.
Pertanto, si è trattato di un'azione umanitaria», ha concluso.
I legali che rappresentano gli imputati hanno
criticato le indagini condotte dai Carabinieri italiani.
«Appare molto chiaro che, fin dall'inizio, questa
operazione è stata condotta contro persone che erano state profilate
ideologicamente. Sono stati identificati coloro che occupavano le strutture, ma
non le persone che le utilizzavano effettivamente. Anche quando i migranti sono
partiti per le montagne, correndo rischi gravissimi, l'attenzione degli
inquirenti è rimasta concentrata sulle persone la cui militanza politica era
chiaramente di loro interesse», ha dichiarato il collegio difensivo.
L'avvocato Valentina Colletta ha sottolineato che «i
testimoni dell'accusa hanno insistito nel menzionare l'ideologia anarchica o No
TAV (il movimento che si oppone alla linea ferroviaria ad alta velocità tra
Lione e Torino) come se fosse rilevante per le altre azioni del gruppo».
«La realtà è che tra il 2017 e il 2020 l'Alta Valle di
Susa è stata attraversata da 10.000 migranti in viaggio verso la Francia. Circa
10 di loro sono morti nel tentativo», ha detto Colletta.
«Alcuni di coloro che erano lì hanno parlato di
persone provenienti dall'Africa o dall'Asia che erano stanche, affamate,
infreddolite, non attrezzate per affrontare il clima freddo delle montagne. Le
istituzioni però si sono disinteressate, lasciando la gestione dell'emergenza
alle persone di buona volontà». La sentenza del tribunale è prevista per
ottobre.
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