Questo
articolo fa parte di un dossier in quattro puntate dedicato alla crisi del
Servizio sanitario nazionale (Ssn).
A oltre
quattro anni dallo scoppio della pandemia di Covid-19, il sistema sanitario
pubblico italiano continua a essere oggetto di tagli, ritardi e scelte
politiche che ne minano la tenuta. Attraverso questa serie analizziamo cause,
effetti e responsabilità del progressivo smantellamento del Ssn, mettendo in
luce le sue gravi conseguenze sociali, economiche e territoriali.
Ecco gli
articoli che compongono il dossier:
- Sanità pubblica al collasso: il
definanziamento del Ssn e il fallimento delle promesse post-Covid
Una panoramica sullo stato attuale del Ssn e sul definanziamento che lo ha colpito negli ultimi decenni, aggravato dal mancato utilizzo dei fondi del Pnrr. - Sanità pubblica, fondi fermi e letti tagliati: così
il Pnrr non cura nessuno
Un focus sul simbolo della crisi pandemica: la drammatica riduzione dei posti letto. Con una denuncia sull’incapacità (o volontà) della politica di spendere i fondi disponibili. - Sanità pubblica allo stremo: mancano medici,
infermieri e strutture di prossimità
L’emergenza del personale sanitario e il collasso della medicina di prossimità, con particolare attenzione alle diseguaglianze territoriali e alla scomparsa della prevenzione. - La distruzione del Servizio sanitario nazionale
favorisce le multinazionali della sanità privata
L’aumento della spesa sanitaria a carico delle famiglie e lo spostamento verso la sanità privata: un quadro allarmante di come le scelte politiche stiano svuotando il diritto alla salute.
Puoi
leggerli nell’ordine che preferisci, oppure partire da qui.
Sanità
post-Covid: cosa è rimasto delle promesse
Andrà tutto
bene. Lo si scriveva
su lenzuola e cartelli, lo si urlava dai balconi. Non è andata bene per niente,
anzi, è andata peggio di quello che si pensava. La pandemia di Covid-19 in
Italia è stata devastante. Nel rapporto tra popolazione, contagi e morti, il
nostro Paese è stato ai primi posti in assoluto tra i cosiddetti Paesi
sviluppati. Tra questi, peggio di noi solo Stati Uniti e Regno Unito. Lì perché
l’accesso alle cure è riservato a pochi privilegiati, e perché sono
state attuate idiote politiche di tolleranza sulla diffusione del virus. Da noi
per altri motivi. E non perché ci sia stato un fantomatico paziente zero
(spoiler: non c’è mai stato), ma perché il nostro Servizio sanitario
nazionale (Snn) era stato distrutto negli anni precedenti, soprattutto
dai governi di centrosinistra.
Dopo la
pandemia, dalla politica sono arrivate rassicurazioni bipartisan sulla
ristrutturazione e sul miglioramento del Snn. E attraverso il Pnrr sono
arrivati anche i fondi per poterlo fare. Ma queste promesse si sono rivelate
ancora più fatue di quelle scritte di speranza condite dagli
arcobaleni che sventolavano sui balconi. E i soldi del Pnrr sono ancora lì, in
attesa di essere spesi, a pochi mesi dalla scadenza. E oggi il Ssn
versa ancora in condizioni drammatiche, se non peggiori di quando si è
diffusa la pandemia. Accedere alle cure pubbliche in Italia è difficilissimo. È
possibile solo in alcune Regioni, in altre nemmeno. E tutto questo, di
nuovo, a vantaggio della sanità privata. Lo rivela in maniera
drammatica l’ultimo Rapporto della Fondazione Gimbe, presentato lo scorso
ottobre…
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