Militarizzazione del territorio, criminalizzazione
della resistenza…a conti fatti non ci sono grandi differenze tra le politiche
dei governi argentino e cileno
Già nel XIX secolo l’argentino Cornelio Saavedra (a
capo della prima Giunta di governo autonomo dopo la “Rivoluzione di maggio”)
adottò la strategia di installare forti militari per prendere il controllo dei
territori mapuche (Wallmapu). Ponendoli strategicamente a circa cinquanta chilometri
l’uno dall’altro. Per citarne alcuni: Temuco, Angol, Chiwaiwe, Traiguén,
Collipulli Curaco, Perasco…
In tempi più recenti, risaliva all’ottobre 2021
(governo cileno di Juan Sebastián Piñera Echenique) il decreto per istituire lo
stato di emergenza in quattro province di Wallmapu (in
seguito ad alcuni sabotaggi presumibilmente opera dei dissidenti mapuche).
Riesumando sistematicamente la strategia delle Basi
militari avanzate (Bases Militares Adelantadas), recuperando quelle
esistenti e costruendone altre sette. Un modo efficace, si pensava, per
scoraggiare ulteriori proteste degli indigeni.
Anche con il governo di Gabriel Boric Font (nonostante
in campagna elettorale si fosse espresso contro l’uso delle forze armate in un
conflitto interno tra lo Stato cileno e una popolazione espropriata del 95% del
proprio territorio ancestrale) le cose non cambiarono di molto. Ad appena un mese
e mezzo dalla fine dello stato d’assedio decretato da Sebastián Piñera (28
marzo 2022), il nuovo governo di Boric rioccupava militarmente Wallmapu (16
maggio 2022).
Operazione per la “messa in sicurezza dell’Araucania”
che si fondava su tre “pilastri”: Seguridad, Plan Buen Vivir e Comisión Para la
Paz y entendimiento. Rafforzando in sostanza l’utilizzo delle Bases Militares
Adelantadas e realizzandone di nuove. Una quindicina: tra cui: Lumaco, Capitán
Pastene, Mulchén, Contulmo, Victoria, Lonquimay, Tirua, Los Alamos, Los
Sauces,Traiguén, Collipulli, Ercilla, Curacautín (in grado di ospitare un
centinaio di soldati)…
Altro “pilastro” per il controllo del territorio
mapuche, la Persecución Penal Efectiva a cui si deve la carcerazione di un
centinaio di prigionieri politici mapuche.
Come dichiarava Luis Cordero, ministro cileno della
Pubblica Sicurezza: “…la Persecución Penal en los hechos de violencia en la
macrozona sur es manifiesta.. se han presentado 491 Querellas por parte de este
Gobierno y más de 552 Condenas en estos casos”.
Con ampio utilizzo di mezzi blindati e posti di blocco
(per non parlare delle “sparizioni” di militanti) per reprimere il dissenso
degli autoctoni e proseguire nella spoliazione delle loro terre per interessi
pubblici o privati (v. la deforestazione operata da varie multinazionali con il
legname inviato per lo più negli USA).
in questa gara tra Cile e Argentina a chi reprime di
più i mapuche, si arriva (febbraio 2025) all’iscrizione nella lista delle
organizzazioni terroristiche del movimento Resistencia Ancestral
Mapuche (RAM) da parte del governo argentino (quello del “libertario”
Javier Milei). Accusando la RAM di essere responsabile degli incendiche hanno
devastato le foreste della Patagonia (circa 37mila ettari). In particolare
nelle province di Neuquén, Río Negro e Chubut.
Considerando le azioni dirette dei mapuche (frutto
anche della legittima disperazione diffusa soprattutto tra i giovani di questa
“Prima nazione” umiliata e offesa) come un “attacco alla nostra sovranità” per
la ministra argentina Patricia Bullrich. E accusando in particolare la RAM di
rappresentare “una minaccia grave e multiforme per la sicurezza nazionale”.
Anche se finora questo “Proteo” sovversivo e sfuggente
(sulla cui effettiva consistenza, anche tra i mapuche,permangono molti dubbi)
si sarebbe manifestato quasi soltanto nella persona di Facundo Jones
Huala (il “Lonko”). Considerato “leader politico e spirituale dei
mapuche”, l’anno scorso aveva rischiato la vita con un lungo sciopero della
fame e della sete contro la persecuzione subita dal suo popolo.
Contemporaneamente, a fine luglio 2024, suo
fratello Fausto Jones Huala, ugualmente militante della resistenza
mapuche, si toglieva la vita in quello che appariva come un vero e proprio
“suicidio di protesta”.
Un gesto di cui la madre dei due militanti ritiene
responsabili lo stato cileno e quello argentino.
In genere vestito con abiti tradizionali, Facundo
Jones Huala rivendica il diritto alla resistenza anticapitalista anche con
l’azione diretta. Condannato a nove anni di carcere in Cile (dopo esservi stato
estradato dall’Argentina) per l’incendio di una fattoria (vuota), rigetta con
indignazione qualsiasi responsabilità per i roghi delle foreste. “Noi non
abbiamo mai attaccato il nostro ambiente naturale. Sostenere che appicchiamo il
fuoco alle foreste è solo una menzogna” ha ripetuto in varie occasioni.
In sostanza, le accuse alla RAM sarebbero soprattutto
un modo per delegittimare la residenza indigena.
Va poi ricordato che alla RAM “argentina” corrisponde
un’analoga organizzazione radicale “cilena”, la CAM (Coordinadora
Arauco-Malleco), a sua volta classificata come organizzazione terroristica
dal Congresso cileno ancora nel 2022.
Si calcola che attualmente in Argentina vivano circa
145 000 mapuche (dati per difetto, presumibilmente) mentre in Cile
sarebbero quasi due milioni.
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