mercoledì 14 maggio 2025

I nostri soldi - Mario Guerrini

  

Valeria Satta. L'ex assessora leghista della Giunta Solinas. Pluriindagata dalla Procura di Cagliari. Condannata tra l'altro dalla Corte dei Conti a restituire 220 mila euro per danno erariale. Pochi mesi fa ha annunciato di essere stata nominata presidente per la Sardegna di FederTerziario, organismo datoriale "apolitico" di consulenza per il "mondo della micro, piccola e media imprenditoria". Opera, è scritto nel suo logo promozionale, senza fini di lucro. Ebbene, questa associazione privata, è appena destinataria dalla Regione Sardegna, con apposito emendamento-mancia (come vengono definiti), di un regalo di 300 mila euro sotto il titolo emblematico del nulla: "Dialoghi di impresa". Stiamo parlando di soldi pubblici (ripeto, 300 mila euro). È un esempio clamoroso di come vengano utilizzati i soldi dei contribuenti. Con affidamento diretto e senza bando. In questo caso ad un organismo gestito da una esponente di primissimo piano della politica sarda, con incarichi di assessore regionale agli Affari regionali e poi all'Agricoltura. Un pacco di soldi pubblici. Mentre i sindaci di molti Comuni della Sardegna lamentano di non aver avuto neanche un soldo. Pur con le loro croniche emergenze dovute alla carenza di contributi pubblici. Sarà interessante capire (per ora non ne ho certezza) chi è stato il promotore di questa perla di finanziamento pubblico. Immagino peraltro chi possa essere e a quale giro appartenga. Comunque, complimenti a Valeria Satta. A pochi mesi dalla nomina a Presidente di FederTerziario (novembre 2024) ha saputo subito attirare l'interesse degli amministratori per il suo organismo "apartitico". In cui figura, come consulente, un altro "soldato di Salvini", l'avvocato Carlo Tack, già referente della città di Cagliari per il Carroccio. Però FederTerziario è apartitico. 300 mila euro sottratti alle nostre tasche. Pecunia non olet, dicevano i latini.

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La denuncia di Anci Sardegna: «Nella Finanziaria 179 milioni di spese poco trasparenti» - Alessandra Carta

L’associazione dei sindaci denuncia i finanziamenti autorizzati dal Consiglio regionale con l’approvazione della manovra lo scorso 17 aprile

«Nella Finanziaria 2025 risultano stanziati circa 179 milioni di euro riconducibili alla categoria delle cosiddette spese puntuali. Si tratta di risorse assegnate a enti, associazioni o soggetti specifici, spesso in assenza di un chiaro impianto programmatorio e con modalità di assegnazione difficilmente verificabili dai territori». Porta la firma dell’Anci Sardegna la denuncia sulle “mancette”, per dirla senza giri di parole. Una corsa che si ripete ogni anno, ma stavolta, stando ai sindaci dell’Isola guidati da Daniela Falconi, è stato superato il limite.

È sufficiente andare sul Buras, il Bollettino ufficiale della Regione dove la Finanziaria è stata pubblicata, per verificare ogni singola voce della manovra 2025. Ce n’è per tutti i gusti: dall’estate putzese, cioè quella di Decimoputzu, ai festival, incluso quello “InVaso” di Muravera. Come se tutte le altre manifestazioni valessero meno. Idem sulla promozione turistica: Assemini l’ha spuntata e molti altri Comuni no, sebbene l’estate arrivi uguale per tutti. Discorso identico sulla riqualificazione dei campetti da calcio.

Le fasce tricolori ne fanno prima di tutto una questione di giustizia. E per questo hanno deciso di scrivere a Giunta, Consiglio e capigruppo. «Seppure formalmente sia tutto legittimo – chiariscono le fasce tricolori – le modalità utilizzate fanno sollevare significative perplessità in ordine politico e istituzionale, sia per quanto riguarda l’individuazione delle spese sia per la loro assegnazione. L’Anci, sul merito, evidenzia disparità territoriali, mancanza di trasparenze e indebolimento del ruolo dei Comuni». Un j’accuse in tre punti che non lascia niente al caso. «L’allocazione discrezionale dei fondi, così come articolata nella manovra, può generare squilibri tra enti locali, a prescindere da criteri oggettivi quali fabbisogno, progettualità o emergenza sociale». Ancora: «L’assenza di procedure pubbliche e di bandi aperti compromette la tracciabilità e la legittimazione democratica nell’uso delle risorse pubbliche», si legge nel documento dell’Anci. Da qui il terzo punto chiave: «I sindaci, primi rappresentanti dello Stato nei territori, spesso non sono messi nelle condizioni di concorrere equamente all’accesso ai fondi né vengono coinvolti nei processi decisionali relativi alla loro assegnazione».

I sindaci chiedono alla Regione che d’ora in avanti «ogni erogazione di fondi pubblici sia fondata su criteri trasparenti, partecipati e programmatori, preferibilmente tramite bandi e in coerenza con le priorità espresse dai Comuni». Verrà anche promossa «la costituzione di un Osservatorio permanente sulla qualità e l’equità della spesa pubblica regionale, quale strumento strategico di supporto alle decisioni politiche e programmatiche».

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