martedì 17 marzo 2020

L’Italia che verrà - Franco Arminio



Il virus del pianeta è l’uomo delle prime file,
i banchieri, i potenti mercanti
i più lesti tra i politicanti.
Nelle retrovie dell’umanità
ancora batte il cuore,
la figlia va a trovare la madre
e la madre teme che la figlia si ammali,
il barbiere di pomeriggio
non sa bene che fare,
ora per lui è sempre lunedì,
l’uomo che passeggia con il cane
ha perso da poco il fratello per un tumore,
il barista cerca fotografie della sua giovinezza,
i fidanzati lontani si chiamano spesso,
una signora di Bergamo è andata al cimitero
a trovare suo marito,
in un paese della Sardegna c’è uno 
che non sa niente di quello che sta accadendo.
Io da qualche giorno ho smesso di guardare la televisione.
Ieri sera ho scritto in rete
che forse a qualcuno poteva fare piacere
parlare con me, visto che io ho una lunga pratica
col panico, coi nervi accesi.
Sono giornate lunghe, s’affacciano doni imprevisti, 
restano vecchie muffe, ma per favore niente discorsi
grandi sul mondo che verrà e sul mondo che c’era.
Raccogliamo il bene possibile in ogni dettaglio:
un buon litigio, la fioraia che ha offerto i fiori
che non può vendere, le fisarmoniche alle finestre,
il barista in pensione del mio paese che si è fatto
una mascherina con un pezzo di scottex casa e una molla,
il governatore che odia chi cammina per strada,
il sindaco di Bari che piange camminando per la sua città,
il Consiglio dei Ministri che si interroga se il negozio
di ferramenta vende o meno beni di prima necessità.
Ci sentiremo bene, ma ci sentiremo anche più poveri
di batticuore nell’Italia che verrà.

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