Lo dovevano fare e l’hanno fatto.
Addirittura hanno velocemente rimestato le disposizioni
della proposta di
legge regionale n. 537 il 23 luglio 2013 e hanno scodellato in
fretta e furia la proposta di
legge regionale n. 542 del 30 luglio 2013 e l’hanno
approvata in pochi minuti, grazie alla procedura d’urgenza prevista dall’art.
120 del regolamento consiliare, applicabile perché tutti d’accordo.
Ha iniziato l’onorevole Pietro Pittalis (P.d.L.),
ma immediatamente dietro gli altri onorevoli Giampaolo Diana (P.D.), Franco
Cuccureddu (M.P.A.), Attilio Dedoni (Riformatori), Matteo Sanna (Fratelli
d’Italia), Christian
Solinas (P.S.d’Az.), Mario Diana (Sardegna
è già domani),Daniele Cocco (S.E.L.).
E subito dopo sono stati in 50 a votare a favore,
solo 4 voti contrari, 4 gli astenuti.
Ma che cosa c’è di così urgente e improcrastinabile da
metter d’accordo trasversalmente e soprattutto silenziosamente maggioranza
(scassata) e opposizioni (divise)?
Il nuovo editto delle
chiudende, Il sacco dei demani
civici e la speculazione immobiliaresulle sponde delle zone
umide in Sardegna.
Infatti, con l’art. 1 della legge i Comuni sono delegati “alla ricognizione
generale degli usi civici esistenti sul proprio territorio”, mandando
a quel paese anni di difficile lavoro e milioni
di euro spesi dalla Regione autonoma della Sardegna per
le operazioni che
hanno portato all’Inventario
generale delle terre civiche previsto dalla legge.
Una “ricognizione” che, nella realtà, costituirebbe la base soprattutto persclassificazioni –
termine orrido e inesistente, sarebberosdemanializzazioni –
in particolare per i “iterreni sottoposti ad uso
civico (che, n.d.r.) abbiano perso la destinazionefunzionale
originaria di terreni pascolativi o boschivi ovvero non sia
riscontrabile né documentabile la originaria sussistenza del vincolo demaniale
civico”, cioè in tutti quei casi in cui vi siano state occupazioni
abusive, abusi edilizi, destinazioni agricole ovvero
i diritti di uso civico siano stati accertati per presunzione in
quanto già terreni feudali (la gran parte dei demani civici).
Previsione palesemente incostituzionale per violazione delle competenze
statali in materia di tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni
culturali (art. 117, comma
1°, lettera s, cost.), visto che ex lege i terreni
a uso civico sono tutelati con il vincolo
ambienale/paesaggistico (decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i., ma
già legge n. 431/1985).
Insomma, ancora una penosa, raffazzonata, squallida operazione che punta a
un nuovo editto delle
chiudende, come ormai il Consiglio regionale sardo sta
offrendo da tempo alla
ribalta…
continua
quiqualcuno dice no (qui)
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