Dai dati dei Monopoli di Stato si prevede
che nella sola Emilia Romagna vi sarà una spesa annuale di quasi 6 miliardi di
euro (5.888 milioni), che divisi per la popolazione maggiorenne regionale
significano una spesa procapite di quasi 1.590 euro. Ad un gioco d’azzardo in continuo aumento corrisponde un numero sempre
crescente di persone che perdono il controllo del gioco e che ne diventano
dipendenti.
Paradossalmente lo Stato non riconosce
ancora il diritto alla cura per coloro che cadono nella dipendenza, ma per
fortuna ha deciso di farlo la Regione Emilia Romagna. Dopo le esperienze simili di Toscana e Piemonte, anche la Regione Emilia
Romagna ha deciso di finanziare una sperimentazione per l’accoglienza
residenziale di persone dipendenti da gioco d’azzardo e ha chiesto
all'Associazione Papa Giovanni di occuparsi della progettazione e della
gestione della struttura.
Da qui nasce il progetto Pluto
(mitologico "Dio del denaro"), che ha permesso la sperimentazione di
un percorso di accoglienza di 21 giorni (dal 6 al 27 novembre 2011), per 15
giocatori patologici.
La comunità per giocatori d’azzardo ha
visto coinvolta un’equipe di professionisti sulla dipendenza da
azzardo e un programma con gruppi ed attività molto innovative.
Il percorso, portato a termine da
tutte le 15 persone, ha dato risultati molto soddisfacenti.
Apre a Reggio Emilia "Pluto", la
prima struttura residenziale pubblica in Italia aperta tutto l'anno e dedicata
ai giocatori d'azzardo patologici. Una "casa" completamente gratuita,
dove i pazienti saranno ospitati in base alle segnalazioni delle Ausl del territorio.
“Se alcuni giocatori d’azzardo facoltosi avevano già l’opportunità di seguire
terapie in costose cliniche private per “disintossicarsi”, ben poco potevano
fare i semplici cittadini che magari, proprio per il gioco d’azzardo, avevano
dilapidato anche le ultime risorse familiari” afferma Matteo Iori, presidente
dell’associazione “Centro Sociale Papa Giovanni XXIII”, una Onlus che ha
contribuito a realizzare il centro assieme alla Regione…
…«Negli anni
– spiega il presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII – abbiamo verificato
la necessità di offrire un posto in cui stare, un momento di tregua distaccato
dal proprio contesto di vita, a quei giocatori che non riescono a gestire la
tentazione. Uno spazio sicuro aperto ad ogni ora del giorno e della notte con
operatori preparati. La realizzazione di questo sogno è il frutto di una breve
sperimentazione effettuata nel 2011 e di un nuovo progetto sperimentale
finanziato in parte dalla Regione Emilia Romagna e in parte dalla nostra Onlus.
E’ importante che accanto ai gruppi di aiuto, soluzione migliore per chi ha una
famiglia, un lavoro e più in generale un contesto sociale in cui tornare, ci
sia una struttura in cui organizzare percorsi di recupero personalizzati».
Il gioco d’azzardo
infatti non è affatto un gioco: il Consiglio Nazionale delle Ricerche afferma
che un milione di italiani hanno già sviluppato dipendenza o sono a rischio. Un
dato allarmante che nella nostra provincia finora si è tradotto in 1164
richieste di aiuto, di cui circa la metà sono approdate nei gruppi, per un’età
media di 40 anni circa. Più il sommerso…
da
qui
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