C’è una gran voglia di rivoluzione.
Gli amici delle spranghe esultano ogni volta che scovano un
sopruso. Gli amici delle spranghe hanno bisogno di qualcosa per cui protestare
vibratamente, cioè vibrando sprangate. Quelle piazze che abbiamo abbandonato,
perché troppo occupati a parcheggiare nei villaggi commerciali o fuori dai
multiplex, si riempiono a vista d’occhio solo quando si tratta di divellere
semafori o bruciare auto di media cilindrata che non possono permettersi un
garage.
Agli amici delle spranghe cambiare il mondo sembra più
semplice che cambiare se stessi. E forse lo è. Non voglia il destino che in
Egitto si torni a praticare la lapidazione, ma è certo che le rivoluzioni
prendono sempre una strada tortuosa. Anche quella talebana in Iran, è stata una
rivoluzione, anche quella fascista in Italia è stata una rivoluzione, abbiamo
però visto la china mesta che queste rivoluzioni hanno imboccato. E se c’è chi
è ancora convinto che quella cubana non
sia una dittatura, costui è mosso dalla paura di rinunciare alle proprie
antiche convinzioni.
Si pensa sempre che occorra un grande evento decisionale per
invertire le rotte, per prendere nuove direzioni. La politica degli ultimi 40
anni da noi ha pensato che nuove e contraddittorie leggi possono cambiare una
situazione sclerotizzata. Prendiamo l’energia, l’acqua, l’inquinamento. Si pone
rimedio allo sperpero e ai veleni con regole sempre più complicate, investendo
denari senza controllo e soprattutto evitando di far funzionare ciò che già dovrebbe funzionare. La risposta
capitalistica al consumo di energia o allo sperpero d’acqua non potrà mai
essere il risparmio o la riduzione del consumo, ma sarà sempre un incentivo al
consumo. Cos’è la crescita, cos’è lo sviluppo, se non consumo?...
Nessun commento:
Posta un commento