Mica solo per Matteo Dall’Osso, professione ingegnere e
deputato. Chi ha sghignazzato in Parlamento dovrebbe avere il coraggio di
scusarsi pubblicamente, cospargersi il capo davanti a quelli che si portano a
passeggio una ghigliottina, una lama che non sanno quando deciderà di cadere.
Loro che ridevano perché pensavano fosse un grillino, e lo è, certo. Ma è anche
malato. Per quello le difficoltà nel leggere durante l’intervento in aula, la
goffaggine nel tenere in mano i fogli. Non perché sia un deputato acerbo
e (a detto di lor signori) un radiocomandato. Il signor Dall’Osso da Bologna un
giorno è andato in ospedale perché sentiva uno strano formicolio alla mano. E
alla pancia. I suoi genitori l’hanno visto piangere quando è stata firmata una
diagnosi:sclerosi multipla.
Ma si è rialzato, combatte tutti i
giorni la malattia con la fiera dignità di chi vuole giocarsela, anche se è
persa perché qualcuno ha truccato le carte contro il suo destino. Ma accidenti
se cammina a testa alta. Dal 2007 che va in giro a raccontare quello che gli è
capitato. Uno così doveva farsi ridere in faccia dai colleghi parlamentari? Non
credo.
E non parlo di Dall’Osso, non lo
conosco. Parlo della malattia, genetica e degenerativa. Anni fa mi capitò di
chiedere a un medico di cui mi fido, Gian Ugo Berti, neurochirurgo, e lui mi
disse: “Non c’è una guarigione, fai finta che il paziente sia su una scala
mobile, c’è da augurarsi che il piano sotterraneo non arrivi mai”…
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