A Potosì,
nell’altopiano andino della Bolivia meridionale, c’è chi cerca
sottoterra e chi guarda il cielo. L’oro, l’argento e lo stagno che stanno (e
che stavano) sotto i piedi delle comunità sono stati il motore di un’economia
mineraria che ha spremuto come un limone una delle comunità più alte del mondo,
inchiodata a quasi 4.100 metri sul livello del mare, e che l’ha lasciata giusto
con la buccia. Oggi nel dipartimento di Potosì si contano alcuni tra i municipi
più poveri del Paese e dell’intera America latina. Ma Victoriano Chambi
Ambrocio, per gli amici solamente Victoriano, decise di guardare il cielo.
Le nubi, il colore dei tramonti, l’andamento dei venti sono stati per decenni gli strumenti necessari per capire quando piantare le patate, e come curarle a partire dall’insegnamento di suo padre.
Victoriano è nato 63 primavere fa nella comunità quechua Karujo all’interno dell’Ayllu Aymayo, un’unità sociale e politica andina legata alle etnie quechua ed aymara che deriva addirittura dalla civiltà inca. Ha cominciato a piantare patate fin da bambino, non più di cinque o sei varietà, ma che con il tempo si sono ampliate, diversificate, grazie anche al lavoro di Victoriano che da semplice coltivatore si è trasformato, volente o nolente, in un custode di biodiversità.
Sette ettari coltivati grazie all’impegno di quattro famiglie della comunità, un lavoro che ha fatto incontrare contadini di zone diverse del dipartimento e di parte della Bolivia e che ha permesso uno scambio di saperi e di patate, perché nelle zone ancora tutelate dall’agricoltura industriale culture e colture sono parte della stessa ricchezza.
Victoriano, a suon di acquistare patate al prezzo di 5 bolivianos l’una (poco meno di 50 centesimi di euro) ne ha raccolte più di 87 varietà diverse, tutte coltivate senza l’utilizzo di sostanze chimiche e secondo le usanze degli antenati. Una piccola parte delle oltre 230 varietà esistenti in tutta la Bolivia e che rappresentano non solo una ricchezza culturale, ma uno dei migliori antidoti al cambiamento climatico che negli ultimi anni si è fatto sempre più evidente…
Le nubi, il colore dei tramonti, l’andamento dei venti sono stati per decenni gli strumenti necessari per capire quando piantare le patate, e come curarle a partire dall’insegnamento di suo padre.
Victoriano è nato 63 primavere fa nella comunità quechua Karujo all’interno dell’Ayllu Aymayo, un’unità sociale e politica andina legata alle etnie quechua ed aymara che deriva addirittura dalla civiltà inca. Ha cominciato a piantare patate fin da bambino, non più di cinque o sei varietà, ma che con il tempo si sono ampliate, diversificate, grazie anche al lavoro di Victoriano che da semplice coltivatore si è trasformato, volente o nolente, in un custode di biodiversità.
Sette ettari coltivati grazie all’impegno di quattro famiglie della comunità, un lavoro che ha fatto incontrare contadini di zone diverse del dipartimento e di parte della Bolivia e che ha permesso uno scambio di saperi e di patate, perché nelle zone ancora tutelate dall’agricoltura industriale culture e colture sono parte della stessa ricchezza.
Victoriano, a suon di acquistare patate al prezzo di 5 bolivianos l’una (poco meno di 50 centesimi di euro) ne ha raccolte più di 87 varietà diverse, tutte coltivate senza l’utilizzo di sostanze chimiche e secondo le usanze degli antenati. Una piccola parte delle oltre 230 varietà esistenti in tutta la Bolivia e che rappresentano non solo una ricchezza culturale, ma uno dei migliori antidoti al cambiamento climatico che negli ultimi anni si è fatto sempre più evidente…
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