Uno spettro si aggira nel mondo e non è quello annunciato da Karl Marx e
Friedrich Engels nel loro Manifesto. Non si tratta né del comunismo né
del proletariato ad esso ideologicamente legato che avrebbe conquistato
definitivamente il potere. Lo “spettro” che attraversa il mondo odierno
non è altro che la mobilità umana. Migranti, rifugiati, sfollati,
turisti, operatori economici e culturali solcano lo spazio conosciuto e non ci
sono ambiti, zone o luoghi che ne siano immuni. Ad ognuno, peraltro, la sua
mobilità e va da sé che queste non siano coincidenti. Quelle considerate
“pericolose” sono quelle rappresentate in particolare da migranti e rifugiati.
Questi ultimi, da soli, in compagnia e soprattutto con pochi mezzi a
disposizione riescono, spesso a loro insaputa, a creare varchi nei sistemi di
controllo, nelle geografie, nelle politiche di contenimento. Operano
cioè una destabilizzazione della realtà costruita dai potenti a loro
immagine e somiglianza nel perpetuare l’attuale segregazione del mondo.
“Io sono la guerra”, singhiozzava una signora esule dalla Repubblica
Democratica del Congo dopo aver subito violenze nel corpo e nello spirito.
Mohammed invece mostra con delicatezza alcune immagini registrate sul telefono
che raccontano di gratuite violenze nel suo Paese di origine, la Somalia. Lui e
la signora sono allo stesso tempo il messaggio, l’esilio e la sofferenza
scolpita sui volti. Ciò trasforma la loro vita, qui a Niamey, in Niger, in una
drammatica metafora del nostro tempo.
Sono loro che confiscano le frontiere, aggirano i muri, si feriscono sui
fili spinati, scompaiono nei deserti e affogano nei mari. Con paziente
fermezza intessono anni prima di raggiungere quanto il destino non aveva
contemplato per loro. Appaiono, in questo fragile momento storico, sconosciuti
protagonisti dell’unica rivoluzione in atto nel pianeta. Non figurano pertanto
casuali i tentativi, destinati al fallimento, di bloccare, fermare, dirottare,
negoziare o delocalizzare la destinazione del loro viaggio. Sanno che, come in
ogni rivoluzione degna di questo nome, avranno incomprensioni, sofferenze e
martiri.
Ciò che portano al mondo è troppo prezioso per essere abbandonato lungo la
strada. Sanno che ci si può consolare della perdita del passato ma non di
quella del futuro.
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