domenica 24 marzo 2019

L’Europa del carbone se ne frega del clima - Alessandro Fioroni


Greta tradita
Greta tradita. Le grandi manifestazioni per il clima e contro le politiche inquinanti del 15 marzo, chiedevano ai governi ed alle istituzioni nel mondo di fermare la spirale che sta portando il pianeta verso il precipizio. Ispirati dalla giovane attivista svedese Greta Thumberg, milioni di giovani sono scesi in piazza aspettando risultati concreti. In questo senso i leader europei qualcosa hanno prodotto un documento che va nel senso contrario a quello auspicato: la fine dell’uso di carbone entro il 20150 non avverrà.

Hanno vinto gli interessi economici
Un senso ostinato e contrario dunque, determinato dagli interessi di alcuni paesi che non ne vogliono sapere di rinunciare ai combustibili fossili. La Germania, insieme a Repubblica Ceca, Polonia, Ungheria, hanno così bloccato una decisione più volte annunciata e che doveva scaturire dal vertice europeo del 22 marzo. I veti contrapposti hanno bloccato tutto e così Francia, Spagna, Olanda, Portogallo, Lussemburgo, Svezia, Danimarca, Finlandia, Belgio, sono stati messi in minoranza. Un certo peso ha avuto anche la posizione italiana cioè quella di non assumere nessuna decisione.

Scontro tra Francia e Germania
Lo scontro più forte è stato quello andato in scena tra il presidente francese Emmanuel Macron e la cancelliera tedesca Angela Merkel. Le parole dell’inquilino dell’Eliseo sono state chiare:«compromesso trovato a Bruxelles è altamente insufficiente, non risponde con chiarezza agli impegni assunti a Parigi nel 2015, nè alle le sfide identificate scientificamente dai migliori esperti, nè alla legittima impazienza dei giovani».

Un documento inutile
Il documento redatto dai 28 paesi dell’Unione è infatti interlocutorio e non lascia presagire sviluppi positivi. Nel vertice ci si è limitati a indicare «l’importanza della presentazione da parte della Ue, entro il 2020, di una strategia ambiziosa a lungo termine che miri alla neutralità climatica in linea con l’accordo di Parigi, tenendo conto nel contempo delle specificità degli Stati membri e della competitività dell’industria europea». Praticamente nulla.

Furia ambientalista
Le reazione ambientaliste sono a dir poco furiose, vengono disattesi impegni presi solennemente anche davanti a quella Greta Thumberg vezzeggiata non senza ipocrisia proprio dai leader del continente. Una nota di Greepeace sottolinea come la «riluttanza di Germania e Italia e l’opposizione di Polonia, Ungheria e Repubblica ceca hanno impedito l’adozione di un piano per la piena decarbonizzazione dell’economia al 2050. I governi europei perdono tempo sul cambiamento climatico mentre centinaia di migliaia di persone scendono in strada per dare un futuro all’umanità». Dello stesso tenore la posizione di Wwf e del Climate Action Network che scrivono: «Ancora una volta, dai Capi di stato europei una doccia fredda per cittadini e scienziati con conclusioni che sono prive di significato».

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