sabato 23 marzo 2019

Affonda cargo italiano, è disastro ecologico ma per i media non esiste - Alessandro Fioroni




Disastro ecologico fantasma
Disastro ecologico. Martedì scorso un mercantile italiano, il Grande America, del gruppo Grimaldi, a seguito di un violento incendio sviluppatosi due giorni prima, si è inabissato a 180 miglia dalla costa francese della Bretagna. Un evento che non dovrebbe passare inosservato sebbene, al momento, la notizia non è alla ribalta delle cronache. La nave trasportava 365 container, 45 dei quali con merci classificate come ‘materie pericolose’, oltre a 2.210 auto nella stiva con relativo carburante. I 27 membri dell’equipaggio sono tutti stati tratti in salvo.
Ora una chiazza di petrolio lunga una decina di chilometri è stata avvistata al largo de La Rochelle e sta raggiungendo la terraferma trascinata da vento e correnti marine. L’evento è stato confermato dalla Préfecture maritime de l’Atlantique, il corpo di polizia francese che ha giurisdizione sulle tratte marittime.

Carico tossico
Le preoccupazioni per l’ambiente stanno intanto aumentando di ora in ora. Innanzitutto il punto in cui è affondato il mercantile raggiunge i 4600 metri di profondità e recuperare il relitto sarà un’impresa molto difficile. Già all’indomani dell’incidente l’organizzazione ambientalista Robin de Bois aveva rilasciato un comunicato nel quale traspariva la preoccupazione sul carico della nave.
E’ il sito Gli Stati Generali a riportare le dichiarazioni degli ambientalisti su ciò che è affondato insieme al cargo italiano: «automobili e altri veicoli usati, rimorchi e macchinari per lavori pubblici, rifiuti “da riciclare”, rimorchi pieni di pneumatici, alcuni container che trasportano materiali pericolosi destinati a grandi cantieri in Africa occidentale o alle miniere».
Anche la Prefettura marittima ha confermato che la Grande America era letteralmente stipata di automobili caricate ad Anversa e Amburgo, diretta  prima a Casablanca e poi in Senegal, Guinea, proseguendo verso il Brasile, Argentina e Uruguay. Il pericolo maggiore risiede proprio nei rottami automobilistici, batterie e materiali tossici, plastica e schiume che risaliranno in superficie. Inoltre è altamente probabile che i carburanti delle auto si aggiungano al gasolio della nave.

Indagine sottomarina
Che esista un fondato pericolo di disastro da inquinamento è confermato anche dal gruppo Grimaldi che ha inviato i suoi esperti per l’emergenza sul mare del naufragio. Le operazioni di recupero dei container ancora galleggianti sono coordinati dalla nave Union Lynx di Anchor Handling Supply che sta anche controllando la fuoriuscita di carburante. E’ prevista anche un’indagine sottomarina svolta dalla nave Pourquoi Pas equipaggiata con un sistema Rov (Remotely operated vessel), un robot subacqueo che può perlustrare i fondali marini.

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