La presidenza di turno danese dell'Ue ha annunciato che è stato trovato un accordo tra Parlamento e Consiglio. Esulta von der Leyen: "Risparmio fino a 4,5 miliardi di euro. Rendiamo più semplice fare affari in Europa"
L’Unione europea è pronta ad allentare i controlli
sulla sostenibilità per le aziende del Vecchio Continente.
Come annunciato dalla presidenza di turno danese, si è trovato l’accordo
tra Consiglio Ue ed Eurocamera sulla
semplificazione auspicata in particolar modo dal Partito Popolare
Europeo che, per sostenerla, ha sfruttato la sponda dell’estrema
destra a Bruxelles, in una delle numerose rotture con la
cosiddetta ‘maggioranza Ursula‘ che sta mettendo in crisi l’alleanza al
centro dell’Ue.
Copenaghen fa sapere che il pacchetto Omnibus I concordato
porterà a una riduzione degli oneri amministrativi in tutta l’Ue pari ad almeno
5,7 miliardi di euro. Anche la presidente della Commissione, Ursula von
der Leyen, esulta fornendo cifre diverse: “Accolgo con favore l’accordo
politico sul pacchetto di semplificazione Omnibus I. Con un risparmio fino
a 4,5 miliardi di euro ridurrà i costi amministrativi,
taglierà la burocrazia e renderà più semplice il rispetto delle norme di
sostenibilità. Rendiamo più semplice fare affari in Europa,
restando fedeli ai nostri valori”.
Non così fedeli, in realtà. Il prezzo da pagare è una diminuzione dei
controlli in quel processo di graduale smantellamento del Green Deal europeo
iniziato proprio dal Ppe con la nuova legislatura. Nello
specifico, l’intesa introduce una clausola di revisione per una possibile
estensione del campo di applicazione di entrambe le direttive e rinvia di un
altro anno, al 26 luglio 2028, il termine per recepire la direttiva due
diligence. Le società dovranno dunque conformarsi alle nuove misure entro
luglio 2029. Con l’accordo politico, prosegue la presidenza Ue, l’85%
delle imprese che rientrerebbero nel campo di applicazione saranno
invece esentate dagli obblighi di reportistica sulla loro
sostenibilità aziendale.
Questo perché, come recita il testo, gli obblighi di due diligence si
applicheranno a grandi società con più di 5mila dipendenti e un fatturato annuo
superiore a 1,5 miliardi di euro. Anche quelle che dovranno continuare a
fornire informazioni non saranno comunque più tenute a preparare un piano di
transizione per rendere il loro modello di business in linea con gli obiettivi
dell’accordo sul clima Parigi, ma potranno essere soggette a sanzioni
pecuniarie per il mancato rispetto dei requisiti di sostenibilità
ambientale e sociale fino a un limite del 3% del loro fatturato netto mondiale.
Per evitarlo, la Commissione Ue elaborerà delle linee guida per
le aziende. Gli stessi vincoli green e sociali si applicheranno anche alle
società extra Ue con un fatturato nel continente superiore alla stessa soglia.
Sulla rendicontazione ambientale, gli obblighi di redigere
relazioni riguarderanno invece le aziende con oltre 1.000 dipendenti e con un
fatturato netto annuo superiore a 450 milioni di euro. Saranno escluse le
piccole e medie imprese quotate e le imprese di holding finanziarie.
Un’esenzione transitoria per il 2025 e 2026 è inoltre prevista per le società
che dovevano iniziare a presentare relazioni a partire dall’esercizio
finanziario 2024 (le cosiddette società wave one). Vengono inoltre
semplificati gli obblighi di rendicontazione, che dovrebbero diventare più
quantitativi, mentre la rendicontazione settoriale sarà volontaria. Il tutto
verrà fatto attraverso un portale digitale che dovrà essere messo a
disposizione delle aziende dalla Commissione Ue.
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