sabato 13 dicembre 2025

Saldi Totali - Alessio Canu

 

Saldi totali. Quello che vediamo da diversi mesi negli ultimi anni in Sardegna ed in Italia. Avete presente quando negli anni 90 e nei primi anni 2000 si lanciavano proclami su una presunta superiorità dei prodotti nostrani? Buona parte di quel discorso si basava sulla qualità dei prodotti nostrani, delle materie prime, maestranze e procedure; tutte cose che davano al consumatore un prodotto che giustificava il prezzo poi praticato sul mercato. Tutto bello, tutto perfetto se non fosse che i profitti legati al Pecorino Romano non hanno interessato principalmente i produttori iniziali, ma soltanto i distributori industriali. Nessun reinvestimento consistente nella filiera produttiva, nessuna campagna che valorizzasse il territorio, gli animali e le maestranze coinvolte nella produzione del Pecorino Romano. Nessun percorso stile Parmigiano Reggiano.

Si è deciso un percorso inverso, simile a quello che si utilizza nel Terzo Mondo per lo sfruttamento delle risorse naturali. Ossia creare un sistema basato sulla quantità. In nome della richiesta si distorce un preliminare e si declassa la qualità del prodotto. Via i limiti dati dalle qualità del bestiame sfruttato per la produzione del formaggio (con introduzione di specie aliene a quelle sarde). Via quindi i limiti dettati dalla territorialità in senso stretto, via con la distruzione non solo di un prodotto ma di un modello economico sociale che avrebbe dato un valore aggiunto al prodotto. Passa l’idea che un primario tecnologico, avanzato e legato ad un’alta qualità dei prodotti possa valere per il Nord Italia, mentre Sud ed Isole devono basarsi su un’economia limitata e su modelli che non possono reggere competizione e richiesta ai giorni nostri.

E da parte dei Sardi? Cosa possiamo dire in nostra discolpa? C’è stato per caso un movimento di difesa per tutto ciò che rappresenta la cultura isolana, in campo culinario, letterale, sociale, economico? Assolutamente no C’è un’incapacità cronica di riuscire a connettere i vari ambiti nei quali le varie parti della società sarda combatte. Vuoi per scarsa capacità nostrana di individuare e risolvere i nostri mali atavici. La difesa del territorio sardo va fatta per la speculazione energetica, il ripopolamento e lo sfruttamento per la produzione di prodotti alimentari ad alto valore che possano dare risorse per il potenziamento del settore primario sardo.

E qua vanno dette anche due cose. La difficoltà di rendere le lotte dei pastori sardi di creare un movimento permanente e potenzialmente molto influente, capace di dettare le regole per la valorizzazione del prodotto Pecorino Romano. Che non si limitasse al blocco delle strade nelle situazioni più buie giusto per richiedere un obiettivo minimo come il prezzo del latte politico. La strategia sarebbe dovuta essere di avere maggiori leve decisionali e un’organizzazione più capillare, articolata e coordinata allo stesso tempo per crescere e avere maggior peso nelle contese future. Qua paghiamo la miopia politica, intesa come popolo e come Regione (che storicamente non è riuscita a far valere il proprio peso nella questione e che anche attualmente latita, più impersonante una grigia burocrazia di signorsì che di politici come il loro incarico imporrebbe).

Sarebbe interessante avere delle risposte:

– quale è stata la reazione dei Sardi, in particolare ai lavoratori del comparto allevamento, a tale prevaricazione? Come intenderanno proseguire un’eventuale contrasto?

– quale sarà la reazione della Regione Autonoma Sardegna, vista la possibilità entro oggi, 24 Novembre, di opporsi al preliminare sul punto legato alle specie ovine aliene? O rimarrà inerte?

– quali sono le previsioni di mercato e vendita del prodotto Pecorino Romano? Quali sono le sicurezze per le quali il mercato dovrebbe rispondere positivamente? E chi garantisce un aumento del volume di affari, quando il rischio potrà essere quello di svalorizzare il prodotto?

Ma soprattutto, in caso di danno al prodotto Pecorino Romano, chi pagherà?

da qui

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