venerdì 12 dicembre 2025

Caos errori ed orrori al San Raffele - S.I.COBAS

Solo il sensazionalismo mediatico sembra gettare luce su condizioni di degrado sanitario ed umano che sono quotidiane, immanenti, inevitabili, preparate e volute ma non casuali.

Cosi come non si improvvisano la gestione delle cure intensive, cosi lo sprofondo documentato al San Raffaele non è un incidente casuale: è invece  il portato  di scelte gestionali a sua volta originate da un’idea di sanità piegata al profitto.

   

Al San Raffaele si consuma l’atto finale di una deriva del SSN che con le lotte degli anni ’60 e ’70 si voleva universale e gratuito. 

Con l’irruzione di un capitalismo sui generis che anziché investire risorse proprie ha fagocitato le risorse pubbliche ed ha fatto della salute un territorio per le sue scorrerie affaristiche.


La salute  da non mercanteggiare, la salute da preservare per  tutti  e soprattutto dei più poveri  è un principio che a Milano ma poi in tutta Italia va sostituendosi con la logica del “ti curi se hai i soldi”.   

Una sanità non uguale più per tutti ma a misura di portafoglio.

Ed ecco che lo scadimento assistenziale si raccorda con il cinismo del capitale che stabilisce prezzi e tariffe a secondo delle disponibilità individuali.

Ed ecco che la sanità diventa preda di ditte fintamente onlus, fintamente religiose,  fintamente cooperative. 

Ma la concorrenza tra i predoni, progressivamente, fa emergere società di taglia sempre più grande.  La concentrazione dei capitali opera anche in questo settore e fa emergere colossi come il Gruppo San Donato SPA che controlla a sua volta il San Raffaele.

L’appalto alle cooperative ha il vantaggio dei costi contenuti del personale, rispetto ad un personale professionale che ha lo svantaggio di costare di più. La qualità assistenziale è deprezzata di conseguenza.

 

La gestione del San Raffaele ha solo portato alle estreme scelte  proprie del  registro Profitti e Perdite.

 

Ed ecco che il concentramento, voluto dalla direzione del San Raffaele,  delle cooperative nei reparti che si occupano, guarda caso, dei malati “non paganti” ma bisognosi di cure intensive, non è un blackout momentaneo è un lucido disegno di un capitale che non ha coscienza sociale. La sua coscienza si misura in quote di capitale che devono essere crescenti.

  

A conferma di ciò alle dimissioni dell’Amministratore Unico Francesco Galli (che passa a dirigere altre strutture sanitarie e ad assumere quindi altre cooperative), subentra un ingegnere, Marco Centenari con una formazione non certamente sanitaria ma certamente più attrezzato a limitare le spese (del personale) e massimizzare i guadagni societari della Spa.  

 

Man mano che il clamore della caotica giornata va spegnendosi e le luci natalizie si accendono l’assessore alla Sanità  Guido Bertolaso rassicura  che il San Raffaele è “ un vero fiore all’occhiello della sanità italiana ed è fisiologico che ogni giorno possano presentarsi criticità" 

Tra i fiori critici bisogna annoverare: la terapia delle ore 18 somministrata alle 24, la terapia antibiotica non somministrata, gli esami del sangue non effettuati, allo squillare del campanello l’infermiere (può arrivare) dopo mezzora e il medico dopo due ore e mezzo che nel frattempo si rende conto che gli esami ematici del mattino non sono stati fatti, gli esami  vengono eseguiti a mezzogiorno ma a mezzanotte si scopre che alcune provette si sono perse. Un’infermiera della cooperativa rivela di  che non aver mai fatto l’affiancamento, un’altra dichiara che non sapeva dove cercare i farmaci né di saper caricare gli esami né di saper gestire la ventilazione assistita … l’elenco potrebbero continuare! Ma può bastare,

Per fortuna “la Madonnina che brilla da lassù” questa volta ha scongiurato drammi ancora più gravi. 

 

Ma intanto è Natale e la stella cometa riposa sul San Raffaele. Ma non brilla!

 

Sindacato Intercategoriale Cobas 



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