di Extinction Rebellion
Il Tribunale
di Roma ha archiviato 107 denunce per una protesta di Extinction Rebellion, in
cui un centinaio di persone aveva occupato in tenda la piazza del Viminale in
segno di protesta contro le politiche del governo su clima e sicurezza.
Nonostante la decisione del giudice, oltre trenta persone restano soggette al
divieto di rientrare a Roma, e il TAR del Lazio ha confermato un foglio di via
di 15 mesi a una delle attiviste espulse, pur risiedendo e lavorando nella
capitale.
Dopo un anno
di indagini preliminari, il Tribunale di Roma ha archiviato
107 denunce per una manifestazione pacifica di Extinction Rebellion al
Ministero dell’Interno. Il 22 novembre 2024, il movimento ecologista aveva dato
vita a un’occupazione simbolica in tenda in
piazza del Viminale, davanti alla sede del ministero, con la partecipazione di oltre un
centinaio di persone per protestare contro le politiche climatiche del governo
e l’allora “DDL Sicurezza”, poi convertito in decreto legge l’11 aprile 2025.
Nonostante la natura radicalmente pacifica della manifestazione, 107 persone
erano state portate con la forza in Questura, dove erano state trattenute per
circa 8 ore e denunciate per violazione dell’art. 18 TULPS (“manifestazione non
preavvisata”). Inoltre, 33 di loro erano state espulse da
Roma con un
foglio di via obbligatorio fino a 3 anni.
Il giudice
ha adesso disposto l’archiviazione per insussistenza del reato,
precisando nel decreto che non è possibile punire con manifestazione non
preavvisata chi semplicemente partecipa a quella manifestazione. Tuttavia, per
molte delle persone è ancora valido il foglio di via dalla capitale. “Nonostante
il giudice abbia accertato che non è stato commesso alcun reato, 33 persone non
possono ancora rientrare a Roma per ordine del Questore”, denuncia
Extinction Rebellion. “Una misura di prevenzione che limita gravemente
la libertà personale e viene applicata a cittadini senza alcun precedente
penale.”
Come se non
bastasse, Il TAR del Lazio ha recentemente confermato
il foglio di via – per la seconda volta – a una delle
persone espulse quel giorno, Sabina, che lavorava e viveva stabilmente a Roma.
Alla richiesta della sospensiva del provvedimento, i giudici non hanno
riconosciuto la documentazione presentata dai legali che attestava i suoi
legami con la città, costringendola a lasciare la capitale. Secondo i legali di
Extinction Rebellion, si tratta di un’applicazione illegittima del Codice
Antimafia del 2011, che stabilisce chiaramente che il foglio di via non può
essere emesso nei confronti di chi vive, lavora o studia nella città
interessata.
“È un incubo
senza fine” – racconta Sabina –
“Ho dovuto lasciare la mia città, i miei affetti e il mio lavoro per un
provvedimento illegittimo, mentre l’archiviazione delle denunce dimostra che
non abbiamo commesso alcun reato e che questa misura sia solo un modo per punire
chi sceglie di protestare pacificamente”. La richiesta di annullamento al
Questore era già stata respinta e, dopo una prima conferma del
TAR, il Consiglio di Stato aveva chiesto un riesame del caso, che ha tuttavia
confermato nuovamente il provvedimento. Sabina ha annunciato che,
insieme agli avvocati del movimento, ricorrerà nuovamente al Consiglio di Stato
per chiedere l’annullamento definitivo del foglio di via.
“Attraverso
le Questure, il Governo assume sempre più il ruolo sia di inquirente che di
giudicante. È la stessa Questura che denuncia chi manifesta a emettere poi il
giudizio di pericolosità pubblica, con tanto di provvedimenti restrittivi, senza
passare da un giudice e da un regolare processo” afferma Extinction
Rebellion. “Una negazione dello stato di diritto contro cui
continueremo a batterci”
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