Il giorno dopo, la prima sorpresa: dal tronco tagliato rasoterra sorge molta linfa, abbondante. Dopo qualche giorno, nascono i primi butti (così li chiama mia mamma: il nome italiano pare che sia “polloni”). Sono tanti, e rigogliosi: che fare? Aspetto un po’, poi bisogna decidersi: prendo una forbice da giardiniere e comincio a tagliare, a sfoltire. Lo faccio un po’ a caso, perché io non ho mai potato nulla, fin qui: l’unica mia attività in questo campo era di tagliare i rametti che sporgevano un po’ troppo pericolosi, e del resto questa non la considero una potatura, la pianta non vuole morire e – confesso – per molti miei motivi personali che non sto qui a spiegare ne sono un po’ commosso. La nuova pianta comincia a crescere rigogliosissima, nel giro di poche settimane è già alta come me, cioè quasi due metri: ed è piena di rami e di foglie.
Poi arriva l’inverno, e non ci si pensa più: è difficile che le piante nate in questo modo facciano i frutti che facevano prima, di solito “rinselvatichiscono” e le nuove pesche sono di qualità inferiore...
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