L’acqua e la sua gestione sono questioni centrali nel nostro Paese. Lo hanno confermato 1 milione e 400mila cittadini che si sono impegnati in prima persona per chiedere a Governo e Parlamento di modificare la legge che obbliga la privatizzazione del servizio idrico, e che hanno ottenuto con una straordinaria raccolta firme l’indizione del referendum per modificarel’attuale normativa del settore, il cosiddetto Decreto Ronchi.
Ma mentre il dibattito pubblico/privato per la gestione del servizio idrico è ancora in corso, e lo sarà sempre di più nei prossimi mesi che ci separano dai due referendum sull’acqua, in Italia esiste già una forma di privatizzazione dell’acqua, o meglio delle sorgenti concesse a prezzi ridicoli alle società che imbottigliano l’acqua. L’ormai annuale rapporto di Legambiente e Altreconomia (realizzato attraverso un questionario mandato a tutte le amministrazioni regionali e alle province autonome di Trento e Bolzano a cui solo la Sicilia non ha risposto) fa il quadro aggiornato sulle concessioni rilasciate dalle Regioni evidenziando i canoni, irrisori nella quasi totalità dei casi, che le società pagano per tale diritto. Una sorta di obolo in netto contrasto con il volume di affari del settore ma soprattutto in confronto all’altissimo valore di una risorsa limitata e preziosa come è l’acqua di sorgente...
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