venerdì 3 dicembre 2010

Luna e Julia

Julia Hill era una giovane manager americana in carriera. Laureata in economia al college con ottimi voti era avviata verso un brillante successo. Poi nel 1996 un grave incidente automobilistico la fece stare per molte settimane tra la vita e la morte. I dieci mesi di lenta guarigione le consentirono di riflettere su molte cose. E alla fine decise che la vita valeva la pena impiegarla per cause sicuramente più nobili che la carriera personale e il business. Così quando si trovo un po' per caso in quella grande foresta di sequoie di Headwaters, nei pressi della piccola cittadina di Stafford, si aggregò al gruppo di ecologisti che stava portando avanti una mobilitazione contro la distruzione degli alberi. L'azione della compagnia multinazionale Pacific Lumber's, la più potente negli Usa per il settore, era arrivata a buon punto e una gran parte dell'aerea era stata cancellata. Tra le poche sequoie in piedi resisteva quella più alta ribattezzata «Luna», sessanta metri da far venire le vertigini. Julia vi salì il 10 dicembre 1997, con l'intento di stare poco tempo sulla piccola e traballante piattaforma creata ad hoc. Vi rimase 738 giorni. La sua lotta fece il giro del mondo. Ebbe il sostegno di tutto il movimento ecologista internazionale. La comunità locale fu al suo fianco anche perché proprio a causa della furia devastatrice della Pacific Stafford era stata investita da una frana che aveva distrutto molte case. Addirittura diversi taglialegna scelsero di passare dall'altra parte della «barricata» e solidarizzarono con la Hill. Il 18 dicembre 1999 Julia scese dalla «sua» sequoia perché un'apposita legge federale sconfessò la grande multinazionale e decise di tutelare Luna dall'abbattimento. Una sentenza fondamentale che aprì la strada a battaglie legali dello stesso tipo in diversi stati americani.

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