Le accuse rivolte ieri dai Consiglieri Regionali Truzzu e Rubiu verso la Presidente Alessandra Todde, relativamente alla questione RWM di Domusnovas-Iglesias, per mezzo del maggiore quotidiano della Sardegna, appaiono evidentemente non fondate su fatti concreti, ma risultano particolarmente tristi per il disinteresse che dimostrano verso la pace, la tutela dei valori umani e la legalità.
Ciò che i consiglieri definiscono un “pregiudizio ideologico”
è invece a nostro parere un necessario atteggiamento di attenzione al bene
comune della Sardegna e del mondo intero.
Per meglio entrare nel dettaglio della questione, il
Comitato Riconversione Rwm, come sempre ha cercato di fare, “meritandosi” anche
una denuncia intimidatoria per diffamazione a mezzo stampa (archiviata dal
Tribunale perché il fatto non sussisteva), ritiene doveroso esplicitare
preliminarmente alcuni punti:
– la fabbrica di armi RWM Italia Spa di Domusnovas è
uno stabilimento chimico integrato il cui funzionamento è per legge soggetto a
Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) da parte del Servizio valutazioni
impatti e incidenze ambientali della Regione;
– lo stabilimento negli ultimi anni si è allargato
ulteriormente nel territorio confinante appartenente al Comune di Iglesias
grazie alla facilità con cui ha ottenuto dallo stesso Comune numerosissime
autorizzazioni edilizie;
– dette autorizzazioni sono state in buona parte
dichiarate irregolari dal Consiglio di Stato con sentenza definitiva;
– gli esplosivi, le bombe per aereo, le munizioni per
cannoni, le mine marine e i droni killer prodotti e stoccati da Rwm Italia Spa
in quello stabilimento e negli impianti funzionalmente connessi di Musei e Sa
Stoia (Z.I. di Iglesias), sono realizzati, venduti e trasportati in assenza
dell’obbligatoria Valutazione di Impatto Ambientale e vengono utilizzati nei
peggiori teatri di guerra del mondo, dove producono unicamente morte e
devastazione ambientale;
– gli impianti aggiuntivi, realizzati a partire dal
2017, non sono mai potuti entrare in produzione perché privi della regolarità
edilizia e ovviamente della VIA.
È doveroso precisare che per realizzarli, col sostegno
di varie forze politiche, compresa quella rappresentata da Truzzu e Rubiu, sono
state spianate intere colline boscate, in area di pregio ambientale, e si è
costruito sull’alveo di fiumi ad alto rischio di esondazione.
Inoltre, le popolazioni di Domusnovas, Iglesias e
Musei non sono state messe a conoscenza dei pericoli che potrebbero derivare
dallo stabilimento, dichiarato ad alto rischio di incidente rilevante, così
come dei comportamenti da mettere in atto in caso di sinistro.
Tutto questo è da stato da tempo segnalato alla
Procura e ai Carabinieri forestali e risultano avviate varie indagini.
Di recente, la Rwm ha pure chiesto, attraverso i
Comuni di riferimento, all’Autorità di Bacino, di cancellare dalle mappe alcuni
affluenti del Rio Figu che attraversano lo stabilimento, in maniera da poter
più facilmente ottenere le autorizzazioni prescritte dalla legge, ma l’Autorità
non ha concesso la cancellazione.
Di fronte a tale quadro, non può stupire che la
Regione, a fronte di una richiesta di VIA ex post, fatta cioè dopo che le opere
edilizie erano già state realizzate e dichiarate irregolari, stia valutando la
pratica con molta attenzione e abbia più volte richiesto a Rwm le
indispensabili precisazioni ed integrazioni documentali.
È del tutto comprensibile che la portata degli
interventi da valutare e la complessità della situazione legale abbiano indotto
gli uffici preposti ad esercitare una certa cautela.
Uscendo poi dagli aspetti strettamente burocratici e
dai tecnicismi delle normative ambientali, occorre però sottolineare alcuni
aspetti di fondamentale importanza che riguardano quei valori umani a cui si è
accennato precedentemente.
Una serie di evidenze fattuali mette in relazione la
Sardegna con le guerre in atto e con quanto di sconvolgente ed efferato sta
accadendo nel mondo, non ultimo il genocidio del popolo palestinese, portandolo
sempre più vicino alla catastrofe totale.
Ci riferiamo alle esercitazioni belliche che si
svolgono continuamente sull’isola, con disprezzo dell’ambiente e della vita dei
sardi, alla vicenda dei missili inesplosi dispersi in mare, alla base di
Decimomannu in cui piloti militari di numerosi eserciti del mondo vengono
addestrati a pilotare mezzi di morte, ai poligoni, all’appoggio alle operazioni
di guerra da parte di varie strutture tecniche dislocate nell’isola e,
specialmente, alla fabbrica Rwm che produce dolore e orrore per le migliaia di
persone vittime dei suoi ordigni di morte, mentre è di scarsa importanza per
l’economia sarda.
Già, perché l’importanza occupazionale di Rwm,
continuamente sbandierata dai suoi sostenitori, va fortemente ridimensionata, a
partire dai dati. L’azienda impiega in Sardegna solo un centinaio di lavoratori
diretti, mentre la restante parte (tra 200 e 300 unità) è costituita da
personale interinale sostituito frequentemente e tenuto in costante stato di
precarietà, al fine di minimizzare il rischio economico della società e
massimizzarne i profitti, che non restano sul territorio, ma vanno ad
ingrossare i conti degli azionisti del gruppo tedesco Rheinmetall.
Lungi dal contribuire al “progresso materiale e
spirituale della società”, come vorrebbe l’art. 4 della Costituzione, e ben
lontana dai principi stabiliti dall’art. 41, il quale stabilisce che l’attività
economica “non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da
recare danno alla salute, all’ambiente, alla sicurezza, alla libertà, alla
dignità umana”, Rwm sfrutta la fame di lavoro endemica nel territorio sardo per
spingere la Regione a concedere le autorizzazioni necessarie per potersi
allargare e diffondere come un cancro in fase espansiva.
La realtà dei fatti, così cruda e difficile da
accettare, non può invece non richiamare un attento esame da parte della Giunta
Regionale e l’attuazione delle necessarie contromisure, finalizzate, nel breve
tempo, a limitare i danni umanitari generati a livello internazionale dalla
produzione di armamenti nella nostra isola e, nel medio, a riorientare la
politica industriale regionale verso tutt’altra direzione, promuovendo la
riconversione al civile sia di Rwm che dei poligoni.
Per questi motivi, riteniamo che un interessamento
diretto della Presidente Todde rispetto alla questione Rwm sarebbe
assolutamente auspicabile e ci rendiamo disponibili al confronto e al
supporto concreto di iniziative nel senso prima auspicato, insieme alle decine
di tecnici ed esperti provenienti dal mondo professionale ed accademico che
negli anni hanno aderito all’attività di questo Comitato e col supporto del
neonato comitato regionale “Insieme per la Pace disarmata” composto da 68
soggetti collettivi della società civile e politica della Sardegna.
Arnaldo Scarpa e Cinzia Guaita sono i portavoce del
Comitato Riconversione RWM per la pace, il lavoro sostenibile, la riconversione
dell’industria bellica, il disarmo, la partecipazione civica a processi di cambiamento,
la valorizzazione del patrimonio ambientale e sociale del Sulcis-Iglesiente
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