Milano è diventata la nuova calamita dei grandi patrimoni internazionali e questo sta spingendo i cittadini comuni sempre più lontano dal “cuore” della città. Lo racconta il Financial Times in un’analisi che descrive come, negli ultimi anni, il capoluogo lombardo abbia attirato figure di spicco della finanza globale: dal vicepresidente di Goldman Sachs Richard Gnodde al magnate egiziano Nassef Sawiris, fino a Rolly van Rappard, cofondatore del fondo Cvc Capital, già molto attivo negli affari italiani.
Secondo
l’approfondimento del quotidiano britannico, titolato Milan’s expat
‘explosion’ brings new buzz to Italy’s financial centre (L’esplosione
degli espatriati a Milano porta nuovo fermento nel centro finanziario
italiano), la ragione non è solo il fascino della “dolce vita”, ma
soprattutto un regime fiscale cucito su misura per i
super-ricchi. Grazie alla flat tax da 200mila euro annui,
i nuovi residenti stranieri possono blindare i loro redditi e asset all’estero
per 15 anni, senza pagare un euro in più e con in aggiunta
l’esenzione dalle imposte di successione sui beni non
italiani.
Un meccanismo introdotto
dal governo Renzi – e rivisto al rialzo nel 2024 dal governo
Meloni – come incentivo per attrarre nuovi capitali che, di fatto, si
è tradotta anche in un regime di favore per pochi privilegiati. E che a Milano
sta avendo un effetto travolgente sull’immobiliare,
settore finito anche nel mirino della magistratura con l’inchiesta che
ha coinvolto i big del settore e le strutture amministrative
di Palazzo Marino.
Inoltre,
ricorda il Financial Times, l’Italia è competitiva rispetto a Londra anche
sotto il profilo delle rendite finanziarie che attirano i fondi di private
equity: l’aliquota del 26% sulle plusvalenze è ben
più bassa del 34% introdotto di recente nel Regno Unito. Non sorprende quindi
che Milano si stia trasformando in un hub dorato per banchieri e manager,
con stipendi “londinesi” che fanno schizzare in alto il costo della
vita.
L’effetto
sul mercato immobiliare è già sotto gli occhi di tutti. In dieci anni i prezzi
delle case a Milano sono aumentati del 60%, con una media
di 5.540 euro al metro quadrato, mentre Roma è rimasta ferma a
3.600. Gli affitti hanno seguito lo stesso trend, passando da 15 a 22,5 euro al
metro quadro: +50%. Questo afflusso di ricchezze e i prezzi in
costante aumento, ammette il Ft, sta generando forti tensioni
sociali. Il risultato? I cittadini comuni vengono espulsi
dai quartieri centrali e di tendenza, sostituiti da manager e
investitori stranieri che possono permettersi cifre altrimenti inaccessibili.
Il Financial
Times segnala anche un altro fenomeno: l’apertura di club
esclusivi “all’inglese” come Casa Cipriani e la
prossima Soho House, percepiti dai milanesi come corpi estranei al
tessuto tipico della città. Spazi riservati dove si ritrovano quasi solo banker
e manager del private equity, mentre fuori la popolazione deve fare i conti con
una città sempre più cara e “ostile” alla vita quotidiana.
Il malumore
cresce anche dentro gli stessi uffici finanziari: i banchieri italiani
lamentano l’arrivo di colleghi dall’estero con salari sproporzionati,
che alimentano squilibri interni. E sullo sfondo pesa l’inchiesta
della magistratura sulle presunte tangenti legate alla riqualificazione
urbana: un ulteriore segnale che la “Milano da bere” dei miliardari rischia
di diventare un laboratorio di disuguaglianze e rendite,
dove i cittadini finiscono relegati ai margini.
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