martedì 17 agosto 2021

Perché è inevitabile l’estinzione del genere umano a breve termine - Robert J. Burrowes

 

L’espressione “estinzione del genere umano a breve termine” è relativamente recente nella letteratura scientifica, ma a differenza di altre realtà che le ‘élite’ nazionali e i canali d’informazione dominanti sono riusciti a soffocare, questa continuerà a filtrare finché non inizierete a sentirla regolarmente. Perché?  Perché questa verità è semplicemente troppo grande da poter essere soffocata in modo permanente e l’ambiente del nostro pianeta ce ne fornisce direttamente prove continue sotto forma di catastrofi naturali e ambientali e altro, indipendentemente da quanto ce ne diano notizia o meno i mezzi d’informazione.

È opinione diffusa oggi che stiamo per vivere la sesta grande estinzione di massa nella storia del pianeta. L’ultima è avvenuta 65 milioni di anni fa, quando scomparvero i dinosauri.  Oggi stiamo perdendo la biodiversità a un ritmo simile ad allora. Ma questa estinzione la stiamo causando noi stessi. E noi ne saremo una delle vittime. L’unico dubbio è quando avverrà esattamente. E questo dubbio è fondato sulla presunzione non dichiarata, e fortemente discutibile, che possiamo continuare ad evitare una guerra nucleare.

Quindi, che significa l’espressione “estinzione umana a breve termine?” In sostanza, secondo quegli scienziati che la usano, significa che gli esseri umani si estingueranno intorno al 2030. Per avere una sintesi di questa opinione, ricca di riferimenti, ascoltate la lezione del prof. Guy McPherson su Crisi del clima ed estinzione umana a breve termine (conferenza, audio inglese 59’04”) .  Perché il 2030? Perché, secondo McPherson, la “tempesta perfetta” di attacchi ambientali che stiamo attualmente infliggendo al clima del pianeta, compresi i 28 cicli ambientali autorigeneranti che già si sono instaurati, sono già molto ben oltre quello che la Terra possa sopportare e assorbire e che si verificheranno in successione dei crolli definitivi di sistemi e processi ambientali fondamentali – ovvero, perdita degli habitat – che darà il via all’estinzione dell’homo sapiens.

Ora, va detto che sono molti gli scienziati che non condividono i termini temporali di questa prospettiva. Ad esempio, il giornalista scientifico Scott K. Johnson espone la sua opinione in Dove sbaglia Guy McPherson. E, recentemente, il dott. Piers J. Sellers, direttore esecutivo di scienze della Terra al Goddard Space Flight Center della NASA, ha affermato che: “E’ praticamente certo che assisteremo all’aumento di 2° gradi Celsius prima del 2100, ma anche possibile che siano 3° o più.  Gli impatti in questo spazio temporale considerato saranno enormi.  Più rimandiamo delle azioni correttive, più devastante sarà il quadro”. Vedasi: Esitando sul Cambiamento Climatico.

Anche se Johnson e Sellers avessero ragione e McPherson torto sulle previsioni, ci sono tuttavia moltissimi altri scienziati convinti che oggi stiamo per raggiungere dei “punti di rottura”, superati i quali la sopravvivenza degli uomini diventerà molto problematica. Nel 2009, ad esempio, Johan Rockström, James Hansen e loro colleghi hanno spiegato che sono stati superati già tre dei nove limiti planetari interconnessi – relativamente al clima, alla perdita di biodiversità e ai cicli biogeochimici. Vedasi: Uno spazio vitale sicuro per l’umanità.

Inoltre, nel 2012, il Prof. Kevin Anderson, Vice Direttore del primario istituto britannico di modelli climatici, il Tyndall Centre for Climate Change Research, lanciò l’allarme che attualmente le emissioni sono fuori controllo e a questo passo andiamo verso un aumento della temperatura del pianeta di 6°C; aggiunse che anche l’ International Energy Agency e altre organizzazioni simili ad essa, prevedevano, all’attuale passo, un aumento di 4°C di temperatura globale (a livello pre-industriale) entro il 2040.   Anderson accusò anche molti studiosi climatici di rimanere troppo inerti di fronte alle valutazioni poco realistiche fornite dai vari governi. Vedasi: Quello che non ti diranno mai sulla catastrofe del clima.

Quello che tali valutazioni non considerano necessariamente è l’impatto sinergico dei vari attacchi combinati al clima, compresi anche quelli non legati al clima. Questi comprendono gli attacchi all’ambiente causati dalla violenza militare (che spesso lasciano vaste aree inabitabili),  la distruzione delle foreste pluviali, l’agricoltura industriale, le attività minerarie, la pesca commerciale e la diffusione della contaminazione nucleare causata da Fukushima. Stiamo anche distruggendo sistematicamente le già limitate riserve idriche di acqua del pianeta, il che significa che la scarsità di acqua sta già diventando oggi una realtà per una parte della popolazione del pianeta, e che entro il 2020 assisteremo al crollo dei sistemi idrogeologici.  Le attività umane attuali stanno già facendo estinguere ogni giorno circa 200 specie, tra mammiferi, pesci, uccelli e insetti;  l’80% delle foreste del mondo e il 90% dei grandi pesci degli oceani sono già stati distrutti.

Nonostante queste informazioni facilmente disponibili, i governi continuano a spendere ogni giorno prioritariamente $US2,000,000,000 in violenza militare, il cui unico scopo è quello di terrorizzare ed uccidere esseri umani. Il punto è, semplicemente: potete pure analizzare da voi stessi le prove scientifiche  e fare le vostre valutazioni sulle tempistiche e il livello di gravità della minaccia. Forse l’estinzione umana non avverrà fino al prossimo secolo. Ma sia che parliamo di estinzione entro il 2030, o 2040 o anche per il prossimo secolo, resta il fatto che l’estinzione è una possibilità ben definita.  E dopo 200,000 anni di specie, sembra una cosa ragionevole chiamarla “estinzione a breve termine”.

Dunque, è inevitabile l’estinzione del genere umano a breve termine?

Secondo me, l’estinzione è un’evenienza molto probabile.  Ma non solo perché stiamo infliggendo al nostro paese troppi colpi mortali. L’estinzione è inevitabile a causa delle paure umane, in particolare di quelle inconsce.  La paura in noi stessi e negli altri di cui non ci si rende conto, ma che spesso determina tre capacità di importanza vitale in qualsiasi contesto: il centro dell’attenzione, la nostra capacità di analizzare adeguatamente le prove (se cioè concentriamo o meno su di esse la nostra attenzione) e il nostro comportamento in risposta a tale analisi.

Ad esempio, se tu non sai che è la tua paura che non ti fa vedere dei fatti sgraditi, allora non noterai neanche che la tua attenzione è rivolta altrove e hai già dimenticato quello che hai appena letto.  O la tua paura ti impedisce di analizzare adeguatamente le prove e/o rispondere ad essa in modo intelligente.  Vedasi Perché la Violenza? e Psicologia senza paura e Psicologia della paura: principi e pratiche.

Quindi, se state ancora leggendo questo articolo, probabilmente avete meno paura di quanta ne abbia la maggior parte delle persone. Molti altri hanno smesso di leggere molto prima di arrivare a questo punto. Lasciatemi quindi dire qual è il problema principale della paura.  Distorce la concentrazione mentale, la capacità di analisi e il comportamento dei leader di un paese, vale a dire i proprietari di aziende e dei loro lacchè burocratici, militari, d’informazione, accademici, politici e giudiziari.

In sostanza, è impossibile massimizzare i profitti di un’impresa in un mondo che contempla dei vincoli ambientali, siano essi dettati dalla propria sensibilità o imposti per legge; quindi sarà la paura a determinare l’attività aziendale disfunzionale, a prescindere dai suoi costi ambientali. E i dirigenti di un’azienda faranno in modo che i loro lacché politici e di altro genere non siano di ostacolo, poiché le paure che muovono il loro comportamento sono molto più profonde e forti delle paure legate all’ambiente. Per una maggiore spiegazione di questo punto, si legga: L’amore negato: psicologia del materialismo, della violenza e della guerra.

Ecco perché è inutile tentare di convincere i leader a modificare i loro comportamenti verso modelli di sostenibilità ambientale, di pace, di giustizia, ecc.: è una totale perdita di tempo. E’ la loro paura che li blocca in ciò su cui sono concentrati, in quello che pensano e in quello che fanno;  qualsiasi argomentazione, sia pure la più ragionevole ed evidente, non funzionerà per sbloccarli.

Quindi è la paura che spinge i comportamenti ambientali disfunzionali. E, la storia ci dice, sarà la paura ad impedirci di prendere in tempo utile delle misure adeguate. Questo forse significa che è inutile fare qualsiasi cosa per impedire che avvenga l’estinzione umana a breve termine? Significa forse che siamo spacciati?

Beh, se siete come me, allora siete quel tipo di persone che non si arrendono senza lottare.  Una grande lotta!  Quindi potreste considerare l’ipotesi di aderire al ‘The Flame Tree Project to Save Life on Earth’, una strategia di quindici anni per affrontare sistematicamente tutte le nostre sfide ambientali in modo da minare la paura che muove i nostri leader. Potreste anche voler firmare l’impegno online The People’s Charter to Create a Nonviolent World.

Il Flame Tree Project è stato ispirato da un grande ambientalista, Mohandas K. Gandhi, che identificò il problema dell’ambiente quasi cento anni fa, e dopo averlo fatto, scelse di vivere una vita di straordinaria semplicità e autosufficienza, simboleggiata dal suo motto: “La Terra ha abbastanza per tutti, ma non per l’avidità di tutti”.

Lo spettro dell’estinzione può anche essere lì, dietro la nostra porta, ma se avete coraggio potete ancora lottare. Di certo tentar non nuoce. Ma è necessario lottare in modo strategico e sistematico, per tentare di sconfiggere quella maledetta paura che guida i nostri leader. Quanto volete aspettare ancora prima di unirvi a questa lotta?

da qui

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