domenica 27 giugno 2021

Camara Fantamadi, morto sul lavoro, da schiavo

 

LUTTI. CAMARA FANTAMADI - Peppe Sini (*)


Si chiamava Camara Fantamadi
dal Mali venuto in Italia
lavorava come bracciante
sotto lo scoppio del sole
il cuore non ha retto
aveva 27 anni.

Non lo ha ucciso soltanto
la calura e la fatica
lo ha ucciso la violenza padronale
lo ha ucciso un sistema di sfruttamento
schiavista e razzista
lo ha ucciso un regime
mafioso e fascista.

Si insorga adesso affinché cessi questo orrore
che ogni giorno si rinnova nel nostro Paese.

Si insorga adesso per abbattere
la schiavitù e l’apartheid imposti nel nostro Paese
dalle mafie e dai governi assassini.

Ogni essere umano ha diritto alla vita
alla dignità alla solidarietà
salvare le vite e’ il primo dovere.

(*) ripreso da «Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino» proposti dal “Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera” di Viterbo (numero 4148 del 27 giugno 2021 anno XXII)

 

 

Al mercato rionale di buon’ora


Arrivo al mercato rionale di buon’ora. A Roma in questi giorni c’è un caldo umido da morire! Giro tra i banchi riempiendomi gli occhi coi meravigliosi colori dei prodotti agroalimentari italiani. “Ah il made in Italy non si batte, dal pomodoro all’acciaio chirurgico!” … Nella mia mente ripasso ricette e ansie da pessima cuoca, optando per il classico sugo pomodoro e basilico e dei peperoni da cuocere al forno “che fa tutto lui“… 

Senza quasi rendermene conto arrivo al solito banco. Amir mi saluta con un gesto della mano mentre spruzza acqua fresca sulla lattuga, la moglie Amina mi passa il cestino e prepara già le buste di carta, piazzandosi alla vecchia bilancia 

“Ciao!” 

– “Buongiorno! Oggi a quanto stanno i pomodori da sugo?” 

– “2 infarti e 70”

– “E i peperoni? Non si legge bene il prezzo…”

– “Quelli 1 collasso e 90″

– “uhm … Amir oggi hai aumentato i prezzi eh? E io chiedo lo sconto a tua moglie. Tanto è lei il boss!” Ridiamo tutti e tre. 

– “Prendi le ciliegie, oggi ti faccio un buon prezzo” Amir non può fare a meno di mercanteggiare, gli piace troppo – “Assaggia …raccolte a mano.” 

– “Buone!” 

– “Per te oggi solo 2 pestaggi di caporalato” 

– “Per me … Lo dici a tutti i clienti! Ti conosco sai?” Ridiamo di nuovo. È una mattina calda, afosa, ma l’ombra dei gazebo  e il profumo della frutta mette di buon umore.

Pago, ricevo i miei due sacchetti di carta rigorosamente riciclata pieni di ottimi prodotti a km zero, li sistemo nella sportina di canapa biologica che fa tanto consumatrice responsabile, saluto e mi avvio al parcheggio occhieggiando tutte le bontà esposte sui vari banchi. Sistemo nel portabagagli il mio bottino a km zero, consapevolmente e responsabilmente acquistato al banco dei prodotti bio. E tornando a casa non penso ai lavoratori invecchiati prima del tempo, lontani dalle loro famiglie, in un Paese che li respinge come corpi estranei se chiedono diritti ma li accoglie a braccia aperte nei ghetti di baracche sperduti nelle campagne, dove diventano carne da cannone per imprenditori senza scrupoli e senza anima.

Quando mangerò i miei spaghetti pomodoro e basilico, al fresco, nel mio appartamento climatizzato, ne avrò dimenticato i costi umani, la mafia che gestisce tutta la filiera e le vittime quotidiane dello sfruttamento. 

Domani avrò dimenticato anche l’ennesimo ragazzo venuto da molto lontano attratto dall’illusione di un lavoro e di una vita migliore e morto sul ciglio della strada dopo aver lavorato per pochi spiccioli sotto il sole cocente, senza sosta, nelle ore più calde e afose di questi giorni …

Li dimentichiamo tutti, sempre.

Camara Fantamadi, 27 anni, veniva dal Mali. È morto di fatica e di caldo per 6 euro l’ora.

(dalla pag Fb di Melitea)


da qui

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