Che il caro bolletta
sia determinato, in Italia, dagli incentivi fuori misura elargiti nell’ultimo
quinquennio alle fonti rinnovabili elettriche, in particolare fotovoltaico ed
eolico, è ormai un fatto assodato. Non che sia mai stato un segreto: l’Autorità
per l’energia elettrica e il gas aveva avvertito fin dal 2009 delle dimensioni
preoccupanti che il fenomeno avrebbe assunto, in particolare per le piccole e
medie imprese; gli Amici della Terra chiedono da tempo di riequilibrare le
incentivazioni in favore dell’efficienza energetica e delle rinnovabili
termiche; la stessa Strategia energetica nazionale (SEN) e i diversi Governi
dal 2010 in poi hanno riconosciuto a più riprese che occorre correggere misure
che assomigliano più a rendite ingiustificate che a incentivi.
Tanti allarmi e
preoccupazioni non sono però riusciti a impedire che il conto da pagare in
bolletta, annualmente e per i prossimi venti anni, sia arrivato a superare i 13
miliardi costituendo mediamente il 20% del costo dell’elettricità per gli
Italiani. Una lobby molto ben organizzata, presente in tutti i partiti e attiva
nelle istituzioni, è riuscita finora a salvaguardare le rendite acquisite dalle
tecnologie più costose e inefficienti facendole passare per “green economy”
nonostante l’impatto paesaggistico e ambientale di tralicci, pale e pannelli su
vaste estensioni di territorio agricolo o pregiato dal punto di vista
naturalistico…
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