martedì 20 maggio 2014

La legalità, l’inclusione e la sinistra - Alessandro Gilioli

Ieri il governo Renzi ha posto e ottenuto la fiducia sul cosiddetto “piano Lupi”, che all’articolo 5 prevede il taglio di acqua, luce e gas per chi occupa abusivamente un immobile. A queste persone verrà tolta anche la residenza: diventeranno ufficialmente dei fantasmi, dei senza fissa dimora.
Ora, possiamo discutere tutta la vita sulle occupazioni abusive, che sono una galassia di situazioni diverse: c’è chi bivacca con la famiglia in una fabbrica dismessa, chi si piazza in una scuola abbandonata o in una ex sede di municipalizzata, chi con l’appoggio della malavita più o meno organizzata passa davanti a quelli che per punteggio avrebbero diritto a un alloggio popolare.
Insomma non è una questione ideologica – sono “buoni” o “cattivi” gli occupanti – ma è invece un dramma molto pragmatico: ci sono migliaia di persone che non hanno un tetto sotto cui vivere e che quindi si arrangiano infrangendo la legalità.
Questo è, questo accade.
E questo a sua volta è il frutto di tante concause economiche e sociali alla cui base c’è però un unico innegabile elemento: il diritto inalienabile di ogni persona di avere una casa in cui vivere non è considerato tale dalle istituzioni, o quanto meno non è da esse garantito nei fatti.
Non succede solo da noi, è ovvio. Ma non ovunque si risponde con il Piano Lupi.
Prendete il Brasile, ad esempio: lì, per cercare di affrontare quei concentrati di miserie e di gang criminali che erano le favelas, il governo Lula ha adottato una politica molto diversa. Portando in quelle città illegali la luce elettrica, l’acqua, le fogne: gratis. E i nomi delle vie: avere una residenza ufficiale, con un indirizzo, è la precondizione per esistere, per ricevere la posta, per compilare un modulo, per iscrivere i figli a scuola, per lasciare un recapito a un colloquio di lavoro.
Si chiama inclusione sociale: e ha funzionato…

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