La storia dell’oppressione animale è di lunga data, ma la relazione dei vari gruppi umani con gli altri animali è in continua evoluzione. Non è affatto statica come si vorrebbe far credere. Di certo, la violenza ha assunto scala industriale e un’organizzazione scientifica del dominio sui corpi e sulle vite delle vittime di questo sistema. Si calcola che ogni anno vengano «allevati» (agli animali definiti da allevamento sono negate tutte le attività vitali) o catturati e uccisi, per l’alimentazione umana, circa 50 miliardi di individui. Tutto avviene, almeno nei paesi occidentali, nell’indifferenza generale: gli animali sono ridotti ad oggetti, la vita è mercificata. Per questo dobbiamo avere il coraggio di ripensare i nostri rapporti con gli altri ospiti della Terra: gli animali e le piante. Una via d’uscita è possibile a passa attraverso una nuova e più estesa nozione di libertà e di rispetto per l’altro, attraverso un’idea di giustizia che includa tutto il vivente. Nello sguardo infelice degli animali che torturiamo dovremmo imparare a scorgere la sofferenza di tutti gli oppressi, umani e non. Di questo parliamo, quando pensiamo a una società cruelty free…
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