martedì 4 febbraio 2025

Vaccinazione Covid per bambini e vaccinazione antinfluenzale delle donne incinte - Alberto Donzelli e Patrizia Gentilini


Riteniamo che la decisione di vaccinare contro COVID-19 anche giovani e bambini sia stata una delle scelte più assurde e preoccupanti nel corso della pandemia. Anche altri paesi hanno preso una simile decisione, benché poi, ad esempio la Danimarca, ha chiesto scusa per averlo fatto.[1] Come molte altre decisioni nel corso della pandemia, anche la decisione di vaccinare bambini e giovani è stata presa non sulla base di solide prove scientifiche, ma anzi ignorando pareri contrari qualificati e sotto l’influenza di conflitti di interesse.

In Inghilterra, su The Telegraph,[2] sono emerse clamorose rivelazioni sull’opacità con cui le autorità sanitarie hanno esteso ai più giovani questa vaccinazione. Il Royal College of General Practitioners (GP) (l’organismo professionale del Regno Unito che rappresenta 54.000 medici di base) non ha dichiarato i contributi ricevuti da Pfizer proprio nel periodo in cui sosteneva la vaccinazione anti COVID-19 ai bambini. Nello specifico nel 2021 Pfizer gli ha donato 102.820 sterline britanniche (~121.000 Euro al cambio attuale) attraverso “donazioni e sovvenzioni” e “benefici in natura”, il doppio delle 49.324 sterline (59.560 Euro) che Pfizer elargiva all’organizzazione nel 2020, rispetto alle sole 4.309 sterline (5.133 Euro) del 2019. Ancor più singolare  il fatto che mentre – a settembre 2021 – le autorità sanitarie inglesi raccomandavano con forza la vaccinazione anti COVID-19 ai ragazzi dai 12 ai 15 anni, il Comitato Congiunto per la Vaccinazione e l’Immunizzazione (JCVI),  l’organo ufficiale a ciò preposto –  ha consigliato [3] esattamente il contrario. Grazie a all’associazione di difesa della salute dei bambini UsForThem [4] si sono ottenuti i verbali (poi condivisi con The Telegraph) delle riunioni svoltesi fra Il Royal College e i responsabili della salute pubblica. Dai verbali risulta che l’allora presidente del Royal College of GPs, il dottor Martin Marshall, affermava esistesse un “forte consenso” tra i medici a favore della vaccinazione dei bambini tra 12 e 15 anni e che l’organizzazione si era “consultata ampiamente”. Peccato che, benché fosse stato chiesto a tutti i partecipanti di rivelare i propri conflitti di interesse, nessuno l’abbia fatto, nonostante Pfizer fosse all’epoca l’unico produttore di vaccino COVID-19 autorizzato per i bambini. La fondatrice di UsForThem, Molly Kingsley, ha dichiarato a The Telegraph: “La decisione dell’autorità sanitaria di procedere con la vaccinazione dei bambini, nonostante che il JCVI avesse in precedenza rifiutato di autorizzare un lancio di massa, è stata una delle decisioni più controverse dal punto di vista etico dell’intera pandemia”.

Riportando questa vicenda Children Health Defense [5] ha segnalato come questa sia solo l’ultima di una lunga serie di conflitti di interesse che riguardano consulenti governativi, associazioni mediche, agenzie di sanità pubblica e Big Pharma. “Negli Stati Uniti le organizzazioni professionali, tra cui l’American College of Obstetricians and Gynecologists (ACOG), hanno preso 11 milioni di dollari dai CDC [6] per promuovere il vaccino COVID-19 come “sicuro ed efficace” per le donne incinte. Ma anche l’ associazione dei pediatri l‘American Academy of Pediatrics (AAP) [7] incassa centinaia di migliaia di dollari all’anno direttamente dalle aziende che producono vaccini per l’infanzia e altri farmaci, secondo il suo sito web. Ad esempio, Moderna, che produce vaccini contro COVID-19 e virus respiratorio sinciziale; Sanofi, che produce vaccini contro Hib B (Haemophilus influenzae tipo b), DPT (difterite, tetano, pertosse), meningococco e altri, e Merck, che produce vaccini contro HPV (Human papilloma virus), MMR (morbillo, parotite, rosolia), varicella e altri, donano ciascuno più di 50.000 dollari all’anno all’AAP. I genitori italiani avrebbero diritto di sapere come è la situazione nel nostro paese e di essere ben consapevoli che medici e pediatri sono “ricompensati” [8] 

economicamente se raggiungono quote elevate di vaccinazioni fra i loro pazienti: quanto incide questo sul pressante invito a vaccinare bambini e adulti costantemente ricevuto?

E non sarebbe finalmente giunto il momento di aprire un franco confronto scientifico, basato su prove, nel merito di quanto tutto ciò comporta?

Uno scandalo di almeno pari entità è la spinta internazionale a vaccinare con priorità (!) le donne incinte. Nella L.124/maggio 2024 [9] avevo già introdotto il grave problema di tale spinta universale in assenza tuttora di prove da ricerche valide sulla sicurezza. Un “RCT globale“ commissionato dall’Agenzia USA FDA a Pfizer e programmato su 4000 pazienti incinte, è stato lasciato abortire.[10] Questo RCT “in cieco per gli osservatori” (dunque le donne, e chi lo somministrava sapevano se si trattava del vaccino o del placebo…) ha avuto l’arruolamento interrotto a novembre 2021, con sole 348 donne (!), perché quelle selezionate nei paesi partecipanti erano già state vaccinate (!), dunque non più eligibili. Il RCT si è concluso in luglio 2022, ma a oltre due anni di distanza, dove sono i risultati? L’ultimo aggiornamento mostra che le donne trattate (con vaccino o nel gruppo di controllo) hanno partorito 335 bambini. Nella fase in cieco le vaccinate hanno avuto numericamente più vomito o diarrea; la preeclampsia si è avuta in 4/161 vaccinate (2,48%), e in 2/163 nel gruppo di controllo (1,23%); ma nessun risultato raggiungeva la significatività statistica per l’esiguità del campione.

C’è totale dissociazione tra l’assenza di prove da RCT e il ruolo delle Agenzie Regolatorie, e – ancor peggio – di Governi, Servizi Sanitari pubblici, Società professionali… che continuano senza sosta a promuovere la vaccinazione COVID in gravidanza come “efficace, sicura e necessaria”. La vergogna è ancor maggiore per il fatto che almeno uno (o più) ingredienti dei vaccini sono stati considerati cancerogeni negli stessi documenti regolatori presentati dai produttori. [11] Perché non si sono attuati studi di cancerogenicità e di genotossicità su modelli animali prima dell’autorizzazione provvisoria, e studi post-marketing di follow-up del rischio cancerogeno?

Tuttavia non c’è limite al peggio...

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